Leggi, speranze e contraddizioni
Tutte le difficoltà della "Zona franca"
di Daniele Murino | Twitter: @DanieleMurino
SASSARI. Riuscirà la Sardegna ad abbattere l'Iva e dimezzare i costi del trasporto marittimo? I cittadini riusciranno a godere di un trattamento tributario vantaggioso? E ancora, il costo della benzina e delle sigarette raggiungerà i prezzi record di Livigno e Campione d'Italia? La risposta a questi quesiti potrebbe arrivare già nei prossimi giorni. Il progetto promosso dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci, è di quelli ambiziosi. Entro il prossimo trenta giugno, il Governatore mira a trasformare la Sardegna in un punto franco rendendo l'intera isola un'area sgravata da Iva e da tasse di produzione. Un piano di cambiamento giuridico ed economico che consentirebbe al nostro territorio di attirare un nuovo flusso di denaro proveniente sia dalle casse degli imprenditori locali sia dal portafoglio degli investitori esteri.
In un quadro così favorevole, però, l'utilizzo del condizionale è obbligatorio. Le normative europee, infatti, non prevedono l'istituzione di un punto franco ma solo di una zona franca, di un porto franco o di un'area urbana franca. Che tradotto parole più semplici significa che le direttive di riferimento prevedono solo incentivi fiscali per piccole aree territoriali. Una disciplina ben lontana dai piani nati sulle scrivanie di viale Trento.
La conferma di queste difficoltà arriva anche dal professore di diritto Tributario del Dipartimento di scienze economiche e aziendali di Sassari, Valerio Ficari, che ha fatto un po' di chiarezza sul contenuto di questa proposta. «In Europa non esiste nessun territorio che goda dei vantaggi tributari a cui ambisce il presidente Cappellacci. La normativa di riferimento offre la possibilità di istituire una zona franca solo su delle porzioni di territorio piccole e molto disagiate. Ampliare questo discorso ai confini regionali sembra piuttosto complicato. Neanche le Isole Azzorre, che la Regione cita come un esempio simile a quello sardo, godono di uno sgravio fiscale così forte. L'unica strada percorribile – sostiene il docente – è quella di istituire una o più zone franche all'interno di una cornice territoriale ben delimitata. Anche perché se l'Europa dovesse accettare la proposta di Cappellacci, allora tutte le altre Regioni a statuto speciale potrebbero fare altrettanto».
Al di là dei facili entusiasmi, dunque, appare molto difficile che la Commissione europea possa accogliere le richieste sarde. Le normative attuali sono un ostacolo insormontabile rispetto alle prospettive politiche isolane e la soluzione per ridare linfa a un territorio provato da una crisi economica incessante non sembra realizzabile.
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