Un fan club made in Sassari
dedicato a Takeshi Kitano
di Francesco Bellu
SASSARI. La proiezione stasera al Moderno di "Achille e la tartaruga" di Takeshi Kitano all'interno della rassegna curata dal Nuovo circolo del cinema è per molti amanti del cinema un appuntamento da non mancare ma è soprattutto lo spunto per parlare di un aspetto curioso che lega la Sassari al regista giapponese: dal 2002 esiste, infatti, un fan club chiamato "Takeshi Kitano Sassari-Venezia fan club" che ha un rapporto personale con l'autore. Un legame tanto stretto da essere stati invitati all'ultima Mostra del cinema di Venezia al selezionatissimo party organizzato per la proiezione del suo ultimo film: "Outrage beyond" ed essere seguiti con costanza e curiosità anche dalla televisione del Sol levante.
Il gruppo è nato in occasione di una toccata e fuga al festival di Venezia da parte di quelli che poi saranno i due fondatori, Renato Quinzio e Mario Carta, per vedere "Dolls", quell'anno in gara al Lido. Quella prima esperienza col festival e con Kitano, ha fatto sì che la Mostra del cinema diventasse praticamente un appuntamento fisso. «Abbiamo accolto nel 2003 il regista (portava "Zatoichi") con uno striscione scritto in giapponese "Takeshi Kitano Dio del cinema" - racconta Renato Quinzio - che è poi diventata la frase che tutt'oggi ci caratterizza». Il fan club è stato chiamato "Takeshi Kitano Sassari-Venezia italian fan club" (qui la pagina Facebook) e nel corso degli anni ha visto unirsi al gruppo originario altri appassionati provenienti da varie parti d'Italia. Molti di loro oggi ricoprono un ruolo importante sia come fan sia, vivendo in Giappone, nei rapporti di comunicazione col regista e il suo entourage. «Grazie ad alcuni di questi amici che a Venezia studiavano la lingua giapponese, - continua Renato - siamo riusciti subito ad aggirare l'ostacolo della comunicazione visto che lui non parla inglese. Abbiamo avuto l'onore di intervistarlo anche a Cannes in occasione del film collettivo "Chacun son cinema", qualcun altro è andato a Parigi per la sua mostra d'arte e siamo stati invitati anche in Giappone dove abbiamo ricevuto un trattamento veramente regale».
Un rapporto diventato così solido tanto da portare a scambi culturali reciproci tra Tokio e Sassari. «Kitano una volta ci ha mandato una foto della maschera del boes di Ottana appesa sul muro del suo studio che gli avevamo donato. - spiega divertito ancora Renato Quinzio - Poi vari vini tipici sardi, cannonau, mirto rosso e filu e ferru che son stati graditi moltissimo anche da attori, produttori e dirigenti delle tv nipponiche. Siamo orgogliosi che molti in Giappone ci riconoscano e spinti dalla curiosità abbiano cercato Sassari sul mappamondo. Questo grazie anche alle più importanti tv giapponesi che ci hanno sempre chiamato per fare interviste, speciali e gag. Una volta hanno mandato in onda in prima serata, un servizio che vede noi del fan club (una quindicina di persone) che sulla spiaggia del lido ricreava le scene dai suoi film come il sumo di cartone di Sonatine. Tutto ciò con Kitano in studio che ci ringraziava ufficialmente. Il sogno è quello di portarlo prima o poi qui in Sardegna. Siamo sicuri che le bellezze locali lo ispireranno tantissimo per qualche nuovo film».
In attesa che Kitano faccia un salto in città sicuramente riempiranno la sala andando a vedere stasera quello che è da molti definito uno dei film più discussi e meno conosciuti di Kitano. Questo perché, dopo anni di regolare distribuzione, i film del regista autore di capolavori come "Sonatine", "Hana bi" e "Kikujirò" sono arrivati nel nostro Paese con il contagocce. In parte può avere influito anche lo stesso autore che dopo "Zatoichi" si è ripiegato in un cinema che è quasi un percorso di analisi su se stesso e la propria arte, una sorta di lunghissimo "8 e mezzo" made in Japan che lo ha portato a lavorare su film complessi, non sempre accolti con la dovuta attenzione. Il risultato è una trilogia iniziata nel 2005 con "Takeshi's", proseguita con "Glory To the Filmmaker!" e chiusa proprio da "Achille e la tartaruga".
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