il caso
Il faro è del ministero della Difesa,
lo dice la carta del Parco dell'Asinara
È uno dei 36 beni che la Difesa vuole sfruttare in chiave turistica
PORTO TORRES. Cinque anni fa lo hanno scritto nero su bianco i professionisti che hanno redatto il Piano del Parco dell'Asinara: il faro di Punta dello Scorno è del ministero della Difesa. Alla tavola 2.e, con l'aiuto della leggenda, si legge chiaramente. Eppure la scorsa settimana si sono susseguite polemiche, interpellanze, timidi assensi e immediati dinieghi dopo la comunicazione dell'inserimento sul mercato dell'edificio, tra l'altro in degrado.
La lettera. A dare l'annuncio al sindaco di Porto Torres, Luciano Mura, una lettera del sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto. Chiaro l'intento: utilizzare il faro, uno dei più antichi della Sardegna, in chiave turistica, come residenza. L'obiettivo è quello di fare cassa: raccogliere proventi per le Forze armate. Infatti la gestione del faro-hotel, secondo la lettera, sarebbe in mano al ministero che non cederebbe la proprietà.
I dubbi sulla proprietà. Tra i primi a scendere in campo per difendere la sardità del faro il deputato Pdl Mauro Pili, e dopo meno di 24ore lo stesso sindaco do Porto Torres. Definitosi di primo acchitto non contrario all'iniziativa. A seguire l'assessore regionale all'Urbanistica Giorgio Asunis che ha dichiarato (numero di protocollo alla mano) che l'edificio appartiene dal 2004 alla Regione. Addirittura, secondo Asunis: «Il faro è stato messo a disposizione dell´Agenzia regionale della Conservatoria delle Coste con deliberazione della Giunta regionale n. 48/1 del 9 settembre 2008». Peccato che la cartografia del Parco nazionale sia stata aggiornata a settembre 2005.
La puntualizzazione. E subito è arrivata la replica del sottosegretario Crosetto: «Il Faro di Punta Scorno, sull'Asinara, è di proprietà della Difesa perché l'edificio ceduto alla Regione, al quale si riferisce giustamente il comunicato dell'assessore Gabriele Asunis, è un ex semaforo, anch'esso con una porzione abitativa rilevante, sito nella stessa localita', in adiacenza al Faro». Unico grande assente: proprio l'Ente parco, commissariato da più di 15 mesi. In realtà la Difesa è convinta di aver offrire un'opportunità agli enti locali creando un resort a per pochi, continua così infatti Crosetto: «Il nostro auspicio è quello di poter continuare l'ottimo rapporto con la Regione e gli enti locali sia per la cessione alla Sardegna dei beni non più utilizzati, sia per la valorizzazione, in accordo, di quelli parzialmente in uso».
La costitizionalità. Secondo Mauro Pili, parlamentare Pdl, la vendita della struttura andrebbe contro lo statuto della Regione Sardegna, sarebbe insomma anticostituzionale. E infatti emerge dalla mappa che il faro è del ministero ma non può essere venduta. Gli utili si possono comunque ricavare aggirando l'ostacolo: l'affidamento della struttura in gestione per scopi turistici. In linea con la proposta del sottosegratario alla Difesa, Guido Crosetto.
La strategia immobiliare. Si tratta di una delle ultime attività della Difesa per battere cassa: sfruttare il patrimonio immobiliare. Il faro di Punta dello Scorno rientra in un elenco di 36 beni che resteranno di proprietà del ministero ma saranno messi nelle condizioni di creare delle entrate. Nella lista anche altri due fari sardi: quello di Isola Bocca a Olbia e quello di Capo Sandalo, a Carloforte. C'è poi una seconda tipologia di edifici di proprietà del ministero (in tutto 76) che saranno venduti, dopo accordi con i Comuni interessati, per modificare la destinazione d'uso. E aumentare così il valore di mercato.
Il precedente. Esiste già un faro dalla doppia vita: sentinella per i mari e albergo di lusso. È quello di Capo Spartivento, nel Cagliaritano. Ed è l'unico in Italia.
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