Anna Maria Busia e RobertoDesini :
proposto un freno ai vitalizi degli onorevoli regionali
(foto: Ufficio stampa Regione Sardegna)
I consiglieri regionali di Centro Democratico Sardegna, Anna Maria Busia e Roberto Desini, hanno presentato una proposta di legge in Consiglio regionale per disciplinare le norme relative al riconoscimento e al pagamento dei vitalizi degli onorevoli regionali, dando certezza del diritto a un ambito che finora è stato regolato con norme di rango inferiore alla legge, e per questo facilmente soggette a strumentalizzazioni e influenze transitorie.
La proposta di legge si sviluppa in sette articoli che fissano dei precisi paletti volti a ricondurre il diritto al vitalizio dei consiglieri regionali in una dimensione morale e sociale più equa e più vicina al trattamento riservato agli altri cittadini.
Viene stabilito, innanzitutto, che i consiglieri regionali hanno diritto esclusivamente all’indennità consiliare e all’assegno di fine mandato (quest’ultimo non deve superare l'importo riconosciuto dalla Regione più virtuosa), e che l’introduzione di trattamenti accessori all’indennità consiliare, comunque collegati all’esercizio del mandato consiliare, è disciplinata esclusivamente dalla legge. Questo assegna al legislatore regionale la competenza a regolare la materia e garantire, in un tema tanto delicato, adeguata discussione e trasparenza. La proposta di legge conferma l’abolizione dell’assegno vitalizio a partire dalla XV legislatura, e dispone una disciplina uguale per tutti, a prescindere dalla legislatura nella quale si è stati eletti. Inoltre si esclude la possibilità, per l’Ufficio di presidenza, di concedere deroghe collegate alla durata dei mandati. L’articolo 3 introduce alcune novità assolute: il divieto di cumulo dell’assegno vitalizio con altre forme di retribuzione lavorativa (per i lavoratori autonomi la norma scatta qualora questi superino un reddito annuale di 30 mila euro); la sospensione dell’assegno per chi ricopre incarichi elettivi (sindaco, assessore regionale, ministro o sottosegretario di Stato, parlamentare nazionale o europeo, consigliere regionale), o incarichi retribuiti in enti, agenzie, aziende pubbliche o società a partecipazione pubblica; qualora il titolare dell’assegno vitalizio sia condannato con sentenza passata in giudicato per uno dei delitti di cui al libro II, titolo II (Dei delitti contro la pubblica amministrazione) del codice penale, fino a quando il titolare non abbia risarcito il danno cagionato, indipendentemente dalla durata della pena inflittagli. Altro aspetto affrontato dalla proposta di legge è il diritto alla reversibilità del vitalizio: i figli dei consiglieri regionali manterranno questo diritto fino a un’età massima di 21 anni (ora il limite è 26). Un’altra novità introdotta dalla proposta di legge è il diritto del consigliere regionale a rinunciare in qualunque momento all’assegno vitalizio e alla reversibilità, ipotesi ora non possibile in base alle disposizioni nazionali.
«Con questa proposta di legge intendiamo riequilibrare il trattamento economico dei consiglieri regionali, equiparandolo a quello delle altre categorie di lavoratori, eliminando sprechi di denaro pubblico e privilegi acquisiti negli anni dalla classe politica sarda», spiega il capogruppo di CD in Consiglio regionale, Roberto Desini. «Per questi motivi riteniamo fondamentale che il pagamento del vitalizio sia erogato solo al raggiungimento dei 65 anni di età e che sia sospeso per chi mantiene un lavoro che gli garantisce un reddito più che dignitoso, e per chi ha subito condanne», conclude Desini. «Sostengo da tempo che l’unico modo per modificare una materia come questa del diritto al vitalizio dei consiglieri regionali sia quello di approvare una legge ad hoc, ed è quello che ora sta proponendo Centro Democratico», spiega Anna Maria Busia. «Questa legge impedisce che le norme sui vitalizi possano essere modificate con semplici regolamenti, evitando così colpi di mano e garantendo la massima trasparenza e partecipazione di tutto il Consiglio», continua Busia. «È importante affermare il fatto che i diritti acquisiti non sono intoccabili, ma devono rispondere al buon senso e alle leggi sovraordinate che riportano la situazione a una maggiore equità sociale e morale. Per questo tengo a sottolineare il passaggio della proposta di legge in cui si dispone che chi è stato condannato da un Tribunale perda il diritto al vitalizio fino a quando non avrà risarcito il danno».
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