L'INTERVISTA
L'antica tradizione delle "Jana" nel cortometraggio musicale dei Riten
di Antonello Franzil | Twitter: @afranzil
La ricerca di nuove forme di espressione artistica porta all'esplorazione di forme espressive che uniscono le diverse arti. Il 26 dicembre è stato presentato nel locale The House of Rock di Sassari il nuovo progetto artistico dei Riten, una band formata da alcuni giovani di Sorso. Il cortometraggio "Janas" è stato poi presentato il giorno successivo sulla webzine Idioteq, una delle più conosciute a livello internazionale. Gli abbiamo fatto alcune domande sul loro progetto.
Salve ragazzi. Spiegateci che cos’è "Janas"
«Un saluto a tutti. "Janas" è un progetto audiovisivo in cui abbiamo cercato di trasportare un concept, una storia da raccontare, utilizzando tutti i veicoli espressivi di cui disponiamo. Il risultato è stato un cortometraggio musicale di quindici minuti in cui si narrano le vicende di una Jana accolta dalle altre nel gruppo tramite un'iniziazione.»
Come mai una band decide di girare un cortometraggio? Da dove è venuta questa idea?
«Sostanzialmente è nato dalla necessità di creare un’esperienza non limitata solo all'ascolto. Il più delle volte, quando una band si esprime, lo fa in determinati contenitori (EP, album, singoli) entro i quali è molto difficile spostarsi. Questo, se è una misura necessaria in una qualsiasi branca di un'industria culturale, è limitante, perché non permette a degli artisti di esprimersi nella maniera più completa possibile. Quindi abbiamo pensato che in un contesto locale e indipendente, auto-limitarsi non ha senso. Perché confinarsi in un album o in un EP?»
«Preso atto di questo, abbiamo deciso di scrivere una storia e le musiche contemporaneamente, abbiamo scritto un soggetto, lo abbiamo girato e montato, tutto da soli e in completa filosofia Do It Yourself (DIY - fai da te n.d.r.).»
«Dopodiché abbiamo contattato Karol Kaminsky, giornalista di Idioteq.com che è la principale webzine internazionale in ambito punk-hardcore e affini, che non ha esitato un secondo a voler fare la premiere online del corto. Idem per quanto riguarda Francesco e Pietro del The House of Rock di Sassari, hanno curato la proiezione fisica del lavoro che noi abbiamo accompagnato con un live set.»
C’è un obbiettivo, un fine preciso di questo progetto?
«Si e no. Nel senso che non ha nessuna pretesa commerciale. È lì in free streaming, puoi guardarlo comodamente a casa tua e lo puoi commentare. Volendo, se qualcuno ci contatta, possiamo anche fornire un supporto esterno sul quale darlo a chi volesse conservarlo. Dal punto di vista narrativo, è un'allegoria sul contesto in cui uno vive. C’è un punto nella vita di tutti in cui una persona, per far parte di un determinato sistema sociale, deve indossare una maschera, impersonare un ruolo per essere riconoscibile dagli altri.»
«Il fatto è che non è un diktat artistico. E’ un nostro modo per creare dibattito, sollevare domande, cercare un confronto. Nel 2014 devono per forza esistere ancora contenitori ben definiti dove proporre i tuoi lavori, o ci possono essere altre forme? Queste forme possono essere facilmente fruibili? Come vendi un prodotto che non è né un film né un album? Ovviamente, è un esperimento, quindi qualsiasi dibattito creato, a noi serve semplicemente per creare un confronto con gli altri e far ragionare le persone. Ad esempio non tutti sanno che esistono già esperimenti molto ben riusciti come quello della band post rock dei Nordic Giants, che vende dei cortometraggi interamente scritti e prodotti come "Janas". Quindi il nostro obbiettivo principale è portare le persone a parlare e discutere con noi, e fra di loro.»
Potete vedere il cortometraggio "Janas" anche su SassariNotizie, nella nostra sezione video.
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