speciale 25 aprile
Una "piccola italiana" di 90 anni
«Quell'Italia era meglio di questa»
Nostalgia del passato
di Valentina Guido
Antonicca Tanchis con la sorella Bianca (foto: SassariNotizie.com)
SASSARI. Gonna nera, camicetta bianca e cravatta nera: durante le feste, Antonicca Tanchis, detta Tochia, si vestiva così, come una "piccola italiana". Del resto, anche oggi che ha 90 anni suonati non fa mistero delle sue simpatie per il Duce, né nasconde la nostalgia per quell’Italia che, a suo parere, funzionava meglio di quella di oggi. Perché Benito Mussolini «ha fatto le bonifiche e ha fondato delle città intere, come Mussolinia e Arborea. I politici di oggi fanno una cosetta da nulla e ne parlano per mesi. Si vede che è un trucco per prendere voti…».
Il Duce in Sardegna. Durante il Ventennio, il Duce è venuto in Sardegna diverse volte e Tochia si metteva in viaggio per vederlo e sentirlo parlare. «Prendevo il treno speciale per andare a Milis. Ho visto Mussolini anche a Bassacutena. C’era tantissima gente. Era un uomo meraviglioso, con occhi bellissimi». Come molti italiani, anche Antonicca allora ascoltava Radio Londra. Nella sua mente è ancora vivo l’armistizio del ’43 e l’annuncio del generale Pietro Badoglio: «È stato un vigliacco. In famiglia i badogliani litigavano con gli altri».
La guerra. Della guerra invece Tochia non ha molti ricordi. Ora vive a Sassari, ma a quel tempo stava a Lei, un piccolo paese in provincia di Nuoro, al sicuro con la sua famiglia. Non aveva paura dei bombardamenti e nemmeno della fame perché per fortuna «non ci è mai mancato niente». I soldati tedeschi, però, se li ricorda: «Era gente sincera». Degli americani parla poco: «Potevano restarsene a casa loro». Non critica l’imperialismo del Duce e le avventure in Africa: «Ha semplicemente fatto la stessa cosa che hanno fatto gli altri, come i francesi, ma in ritardo». E della Resistenza non vuole proprio parlare: «Ho sentito racconti terribili».
Monarchia o Repubblica? Nata il 1° marzo del 1920, Tochia ha anche conosciuto la prima votazione a cui sono state ammesse le donne: il referendum istituzionale del 1946 in cui gli italiani hanno scelto fra la Repubblica e la Monarchia. «Io ho votato per la Repubblica. Perché? Per fare un dispetto ai monarchici». È vero infatti che nel 1922 fu Vittorio Emanuele III ad affidare a Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo, ma è anche vero che alla fine «i Savoia lo hanno tradito. Non doveva finire così, abbandonato dai suoi colleghi». Però non tutti i reali hanno deluso Antonicca: «Il mio cuore batteva per Umberto. E poi c’era Mafalda, la povera vittima: è stata fatta prigioniera ed è morta (a Buchenwald, ndr) in mezzo alle prostitute: il re, suo padre, non è intervenuto».
Le donne di allora. Quel che più le manca di quei tempi, oltre alla sua giovinezza, è la tranquillità e il senso di sicurezza: «Andavo a piedi nel paese vicino per prendere il caffè da zia Maria. Oggi non si può più fare: non mi sento al sicuro nemmeno in casa mia». E secondo Tochia, allora le donne erano più rispettate di oggi.
Il Duce in Sardegna. Durante il Ventennio, il Duce è venuto in Sardegna diverse volte e Tochia si metteva in viaggio per vederlo e sentirlo parlare. «Prendevo il treno speciale per andare a Milis. Ho visto Mussolini anche a Bassacutena. C’era tantissima gente. Era un uomo meraviglioso, con occhi bellissimi». Come molti italiani, anche Antonicca allora ascoltava Radio Londra. Nella sua mente è ancora vivo l’armistizio del ’43 e l’annuncio del generale Pietro Badoglio: «È stato un vigliacco. In famiglia i badogliani litigavano con gli altri».
La guerra. Della guerra invece Tochia non ha molti ricordi. Ora vive a Sassari, ma a quel tempo stava a Lei, un piccolo paese in provincia di Nuoro, al sicuro con la sua famiglia. Non aveva paura dei bombardamenti e nemmeno della fame perché per fortuna «non ci è mai mancato niente». I soldati tedeschi, però, se li ricorda: «Era gente sincera». Degli americani parla poco: «Potevano restarsene a casa loro». Non critica l’imperialismo del Duce e le avventure in Africa: «Ha semplicemente fatto la stessa cosa che hanno fatto gli altri, come i francesi, ma in ritardo». E della Resistenza non vuole proprio parlare: «Ho sentito racconti terribili».
Monarchia o Repubblica? Nata il 1° marzo del 1920, Tochia ha anche conosciuto la prima votazione a cui sono state ammesse le donne: il referendum istituzionale del 1946 in cui gli italiani hanno scelto fra la Repubblica e la Monarchia. «Io ho votato per la Repubblica. Perché? Per fare un dispetto ai monarchici». È vero infatti che nel 1922 fu Vittorio Emanuele III ad affidare a Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo, ma è anche vero che alla fine «i Savoia lo hanno tradito. Non doveva finire così, abbandonato dai suoi colleghi». Però non tutti i reali hanno deluso Antonicca: «Il mio cuore batteva per Umberto. E poi c’era Mafalda, la povera vittima: è stata fatta prigioniera ed è morta (a Buchenwald, ndr) in mezzo alle prostitute: il re, suo padre, non è intervenuto».
Le donne di allora. Quel che più le manca di quei tempi, oltre alla sua giovinezza, è la tranquillità e il senso di sicurezza: «Andavo a piedi nel paese vicino per prendere il caffè da zia Maria. Oggi non si può più fare: non mi sento al sicuro nemmeno in casa mia». E secondo Tochia, allora le donne erano più rispettate di oggi.
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