Una sanità più equa per tutti, il 3 febbraio convegno a Montecitorio
(foto: Ufficio stampa Asl Cagliari)
“Il 3 febbraio 2016 saremo tutti alla Sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio per il convegno sui temi della sanità in Italia e sullo stato di applicazione del Patto della Salute a conclusione della campagna di raccolta firme denominata Gazebo Day a favore di una sanità più equa per tutti i cittadini e per chi lavora in ambito sanitario. I Gazebo Day sono partiti in tutta Italia dal mese di novembre 2015 e si sono conclusi a fine dicembre con ottimi risultati e una densissima adesione di cittadini e lavoratori. La FSI Sardegna, nello specifico, ha avuto un riscontro importantissimo nonostante la grave crisi che nella regione è particolarmente sensibile: l’esito infatti è di circa 10.000 firme, pur nei limitati spazi dell’impegno lavorativo degli operatori”, spiega con orgoglio la Segretaria territoriale dell’FSI Mariangela Campus.
All'evento, curato dAlla Federazione Sindacati Indipendenti, interverranno i segretari nazionali insieme all'On.Pietro Laffranco e al Segretario Generale FSI, Adamo Bonazzi.
“E’ un risultato – prosegue la Campus - che rappresenta la capacità della nostra sigla regionale di cogliere i problemi fondamentali della sanità così come li percepiscono gli utenti e così come li vivono i nostri tantissimi operatori sanitari, tecnici e amministrativi che contribuiscono a far muovere quello che potremmo definire un gigante dai piedi di piombo, appesantito dall’assenza di una visione manageriale della sanità in grado di far funzionare al meglio i servizi e nel contempo capace di fare da volano alla crescita delle professioni sanitarie, tecniche e amministrative”.
“A questo deve aggiungersi l’ultima mazzata per i lavoratori già penalizzati dalle più basse retribuzioni a livello europeo: l’aumento legiferato e incombente dell’addizionale regionale IRPEF, con la presunta motivazione di ridurre/azzerare il debito della sanità sarda.
La FSI è da sempre contraria alla soppressione/depotenziamento dei tanti piccoli ospedali. Essi svolgono da sempre una funzione di presidi territoriali che pur nella carenza di investimenti contribuiscono ad alleggerire la congestione delle strutture maggiori”.
“La soluzione ai problemi può essere attuata attraverso la realizzazione dei punti chiave del documento politico della FSI che ha raccolto così grande adesione in pochissimo tempo e che quindi devono essere colti dai politici della Sardegna per farli attuare nel più breve tempo possibile:
- occorre fare chiarezza sul Patto della salute e delle migliori modalità in cui esso deve riverberarsi nel Piano Sanitario Regionale tenendo presenti le peculiari necessità dell’isola;
- occorre dare effettiva attuazione alla legge istitutiva delle professioni sanitarie che circa 15 anni fa ha comportato un forte investimento contrattuale (col CCNL 1999), a cui hanno risposto investendo di tasca propria tantissimi operatori conseguendo lauree e master di specializzazione oltre a maturare una diffusa cultura nei corsi di aggiornamento professionale;
- occorre realizzare la figura della professione sanitaria domiciliare in modo particolare quella dell’infermiere di famiglia a convenzione che attuata in tutto il territorio nazionale comporterebbe una spesa di soli 500 milioni di euro e sarebbe capace di intervenire in quelle politiche di prevenzione che ancora a tutt’oggi sono quasi del tutto inattuate;
- l’avanzamento professionale degli infermieri e delle ostetriche evidenzia la necessità di colmare un vuoto che esse di fatto non possono più colmare pena l’arretramento di competenze che andrebbe ad impattare negativamente sulla salute dei cittadini e non solo dei malati;
- la riqualificazione e la crescita del personale tecnico e amministrativo;
“Concludendo, con la loro firma alla petizione FSI cittadini e lavoratori hanno supportato:
- Una sanità universale e alla portata di tutti i cittadini senza distinzioni di classe sociale.
- Un sistema sanitario al contempo, nazionale, regionale e locale: nazionale nelle garanzie, regionale nelle programmazione, locale nell’erogazione dei servizi.
- L’erogazione delle prestazioni secondo i LEA approvati a livello nazionale e monitorati a livello regionale, al fine di consentire a tutti i cittadini lo stesso tipo di prestazioni.
- Azzeramento delle consulenze e delle esternalizzazioni.
- Adeguamento degli stipendi al costo della vita con standard europei.
- Infermieri di Famiglia in regime di convenzione per la garanzia della cura dei cittadini nel proprio ambito familiare.
- Riconoscimento del ruolo sanitario e la possibilità di sviluppo di carriera per gli OSS che garantisca all’utenza un adeguato trattamento negli ospedali e sul territorio.
- Inquadramento contrattuale nell’area della dirigenza per le professioni sanitarie di cui alla legge 42/1999 e 251/2000.
- Revisione dei parametri di riconoscimento di lavoro usurante per i turnisti del SSN.
- Abolizione, per il personale del SSN, dell’articolo 53, comma 1, del Dlgs 165/2001”.
All'evento, curato dAlla Federazione Sindacati Indipendenti, interverranno i segretari nazionali insieme all'On.Pietro Laffranco e al Segretario Generale FSI, Adamo Bonazzi.
“E’ un risultato – prosegue la Campus - che rappresenta la capacità della nostra sigla regionale di cogliere i problemi fondamentali della sanità così come li percepiscono gli utenti e così come li vivono i nostri tantissimi operatori sanitari, tecnici e amministrativi che contribuiscono a far muovere quello che potremmo definire un gigante dai piedi di piombo, appesantito dall’assenza di una visione manageriale della sanità in grado di far funzionare al meglio i servizi e nel contempo capace di fare da volano alla crescita delle professioni sanitarie, tecniche e amministrative”.
“A questo deve aggiungersi l’ultima mazzata per i lavoratori già penalizzati dalle più basse retribuzioni a livello europeo: l’aumento legiferato e incombente dell’addizionale regionale IRPEF, con la presunta motivazione di ridurre/azzerare il debito della sanità sarda.
La FSI è da sempre contraria alla soppressione/depotenziamento dei tanti piccoli ospedali. Essi svolgono da sempre una funzione di presidi territoriali che pur nella carenza di investimenti contribuiscono ad alleggerire la congestione delle strutture maggiori”.
“La soluzione ai problemi può essere attuata attraverso la realizzazione dei punti chiave del documento politico della FSI che ha raccolto così grande adesione in pochissimo tempo e che quindi devono essere colti dai politici della Sardegna per farli attuare nel più breve tempo possibile:
- occorre fare chiarezza sul Patto della salute e delle migliori modalità in cui esso deve riverberarsi nel Piano Sanitario Regionale tenendo presenti le peculiari necessità dell’isola;
- occorre dare effettiva attuazione alla legge istitutiva delle professioni sanitarie che circa 15 anni fa ha comportato un forte investimento contrattuale (col CCNL 1999), a cui hanno risposto investendo di tasca propria tantissimi operatori conseguendo lauree e master di specializzazione oltre a maturare una diffusa cultura nei corsi di aggiornamento professionale;
- occorre realizzare la figura della professione sanitaria domiciliare in modo particolare quella dell’infermiere di famiglia a convenzione che attuata in tutto il territorio nazionale comporterebbe una spesa di soli 500 milioni di euro e sarebbe capace di intervenire in quelle politiche di prevenzione che ancora a tutt’oggi sono quasi del tutto inattuate;
- l’avanzamento professionale degli infermieri e delle ostetriche evidenzia la necessità di colmare un vuoto che esse di fatto non possono più colmare pena l’arretramento di competenze che andrebbe ad impattare negativamente sulla salute dei cittadini e non solo dei malati;
- la riqualificazione e la crescita del personale tecnico e amministrativo;
“Concludendo, con la loro firma alla petizione FSI cittadini e lavoratori hanno supportato:
- Una sanità universale e alla portata di tutti i cittadini senza distinzioni di classe sociale.
- Un sistema sanitario al contempo, nazionale, regionale e locale: nazionale nelle garanzie, regionale nelle programmazione, locale nell’erogazione dei servizi.
- L’erogazione delle prestazioni secondo i LEA approvati a livello nazionale e monitorati a livello regionale, al fine di consentire a tutti i cittadini lo stesso tipo di prestazioni.
- Azzeramento delle consulenze e delle esternalizzazioni.
- Adeguamento degli stipendi al costo della vita con standard europei.
- Infermieri di Famiglia in regime di convenzione per la garanzia della cura dei cittadini nel proprio ambito familiare.
- Riconoscimento del ruolo sanitario e la possibilità di sviluppo di carriera per gli OSS che garantisca all’utenza un adeguato trattamento negli ospedali e sul territorio.
- Inquadramento contrattuale nell’area della dirigenza per le professioni sanitarie di cui alla legge 42/1999 e 251/2000.
- Revisione dei parametri di riconoscimento di lavoro usurante per i turnisti del SSN.
- Abolizione, per il personale del SSN, dell’articolo 53, comma 1, del Dlgs 165/2001”.
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