Vinyls, la Provincia punta il dito
contro Regione e Governo
SASSARI. «Governo e Regione dimostrino coi fatti quello che hanno sempre dichiarato, ossia che la chimica di base è strategica per il destino industriale del Paese e della Sardegna e che Porto Torres può e deve continuare a ricoprire un ruolo centrale all’interno del circuito produttivo nazionale e isolano». È l’appello lanciato all’unanimità dalla giunta provinciale di Sassari. Riuniti per un confronto dal valore “politico”, i componenti dell’esecutivo di piazza d’Italia si sono dedicati alla delicata vicenda di Vinyls, anche alla luce di quanto emerso nel corso dell’incontro tenutosi lunedì scorso a Roma, nella sede del ministero dello Sviluppo economico, cui ha preso parte il presidente Alessandra Giudici. «È davvero incredibile che Roma, mentre rilancia il ruolo della chimica di base con investimenti e accordi che ci tagliano fuori, lascia finire così la lunga e faticosa trattativa per il salvataggio di Vinyls, che ormai si tratta su tavoli separati tra Porto Torres, Marghera e Ravenna, come se fossero questioni locali di importanza minore», è l’accusa che presidente e assessori rivolgono al Governo, a iniziare dal Ministero per lo Sviluppo economico.
L’organo esecutivo della Provincia di Sassari stigmatizza il comportamento della Regione. «In Sardegna non c’è una strategia industriale, alle dichiarazioni sull’importanza fondamentale della chimica di base non fa seguito alcuna azione», è la denuncia. Non solo. «Dall’assenza all’incontro di avantieri a Roma s’intuisce il totale disinteresse per la vertenza – dicono presidente e assessori – e questo dimostra ancora una volta la disattenzione di Cagliari per il Capo di Sopra». Un atteggiamento irresponsabile, anche perché «sbaglia di grosso chi pensa che, con l’arrivo della chimica verde, questo sia un argomento abbondantemente superato». Sul piano industriale, «chimica verde e chimica di base possono coesistere, come dimostra la presenza di Novamont a Terni, e sull’importanza strategica delle produzioni di base non ci può essere alcun passo indietro». Tanto più che, è la convinzione dell’esecutivo provinciale, «il progetto della chimica verde non potrà mai sostituirsi totalmente alla chimica per come l’abbiamo conosciuta sinora, a iniziare da tutto ciò che interessa l’indotto, sul piano occupazionale, economico e produttivo».
La decisione di uscire allo scoperto è figlia di una sensazione che preoccupa parecchio. «A Roma c’è già la consapevolezza, se non la certezza, che anche le trattative in ballo falliranno – è la denuncia – nell’ultimo incontro hanno ipotizzato che dopo l’8 settembre la Vinyls sarà liquidata e si assorbiranno più lavoratori possibile nella chimica verde». La riflessione parte dal passato. «Sartor è fallito a pochi giorni dall’acquisizione, Ramco si è ritirata a una settimana dall’accordo e Gita, sulla cui affidabilità aveva garantito il ministro Romani, ha siglato la preintesa ma poi si è improvvisamente dimostrata inattendibile». A questo punto, è la richiesta, «siano pubbliche le vere ragioni per cui le tre trattative sono saltate e per quale motivo si presume con troppa certezza e poca preoccupazione che anche la prossima scadenza non porterà a niente». Come dire: tre indizi fanno una prova, figuriamoci quattro.
L’organo esecutivo della Provincia di Sassari stigmatizza il comportamento della Regione. «In Sardegna non c’è una strategia industriale, alle dichiarazioni sull’importanza fondamentale della chimica di base non fa seguito alcuna azione», è la denuncia. Non solo. «Dall’assenza all’incontro di avantieri a Roma s’intuisce il totale disinteresse per la vertenza – dicono presidente e assessori – e questo dimostra ancora una volta la disattenzione di Cagliari per il Capo di Sopra». Un atteggiamento irresponsabile, anche perché «sbaglia di grosso chi pensa che, con l’arrivo della chimica verde, questo sia un argomento abbondantemente superato». Sul piano industriale, «chimica verde e chimica di base possono coesistere, come dimostra la presenza di Novamont a Terni, e sull’importanza strategica delle produzioni di base non ci può essere alcun passo indietro». Tanto più che, è la convinzione dell’esecutivo provinciale, «il progetto della chimica verde non potrà mai sostituirsi totalmente alla chimica per come l’abbiamo conosciuta sinora, a iniziare da tutto ciò che interessa l’indotto, sul piano occupazionale, economico e produttivo».
La decisione di uscire allo scoperto è figlia di una sensazione che preoccupa parecchio. «A Roma c’è già la consapevolezza, se non la certezza, che anche le trattative in ballo falliranno – è la denuncia – nell’ultimo incontro hanno ipotizzato che dopo l’8 settembre la Vinyls sarà liquidata e si assorbiranno più lavoratori possibile nella chimica verde». La riflessione parte dal passato. «Sartor è fallito a pochi giorni dall’acquisizione, Ramco si è ritirata a una settimana dall’accordo e Gita, sulla cui affidabilità aveva garantito il ministro Romani, ha siglato la preintesa ma poi si è improvvisamente dimostrata inattendibile». A questo punto, è la richiesta, «siano pubbliche le vere ragioni per cui le tre trattative sono saltate e per quale motivo si presume con troppa certezza e poca preoccupazione che anche la prossima scadenza non porterà a niente». Come dire: tre indizi fanno una prova, figuriamoci quattro.
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