Archeoastronomia in Sardegna: orientamenti solstiziali a Serra Orrios e Sos Nurattolos
SASSARI. Il convegno internazionale “La misura del tempo” continua a rivelare segreti archeoastronomici di alcuni tra i più importanti siti dell’isola. In questa nona edizione dell’appuntamento organizzato dal Circolo Culturale Aristeo e dalla Società Astronomica Turritana, a suscitare particolare interesse sono stati i risultati preliminari dello studio sul villaggio nuragico di Serra Orrios (Dorgali), ubicato ai margini dell’altopiano vulcanico di Gollei, che hanno mostrato come gli allineamenti siano collegati al ciclo solare.
Come è stato ampiamente illustrato dallo studioso Michele Forteleoni della SAT e dall’archeologa Simonetta Castia di Aristeo, la lettura spaziale e archeoastronomica degli edifici cultuali (due templi a megaron e una capanna cultuale) ha evidenziato, anche in questo caso, l’esistenza di un sistema di posizionamento reciproco, significativo sul piano astronomico, che denota a sua volta un rimando “fattuale” e simbolico tra gli spazi a maggior valenza uranica, legati, secondo la tesi maggiormente accreditata in letteratura, al culto dell’acqua di cielo.
La capanna cultuale è infatti collegata al tempio a megaron A, posto alla periferia del sito, lungo l’asse meridiano nord-sud, e ripropone un legame già verificato nelle precedenti campagne di studio sul sito di Gremanu (Fonni), di Romanzesu (Bitti) e ora anche nella recente indagine nell’area di Sos Nurattolos (Alà dei sardi): a sud il sole e le stelle nella loro massima altezza, e a nord l’asse di rotazione celeste.
La direttrice che congiunge la capanna cultuale al megaron B, presenta invece un orientamento solstiziale, segnando l’alba del solstizio d’inverno e il tramonto di quello estivo. Rispetto agli altri siti d’altura menzionati, a Serra Orrios non sono presenti vene sorgive, ma strutture per la captazione dell’acqua piovana.
Il complesso di Sos Nurattolos sembra costituire un’evoluzione nell’architettura templare nuragica. La relazione presentata da Forteleoni assieme all’archeologa Paola Basoli ha evidenziato che le due coppie di strutture presenti sul sito sono anch’esse disposte in asse meridiano, attraverso un doppio orientamento nord-sud. Unendo gli allineamenti dei quattro edifici, appare evidente che le diverse tipologie di santuari siano state disposte in modo armonico, per formare la figura regolare di un rombo.
Le osservazioni archeoastronomiche hanno interessato anche il sito nuragico di Palmavera di Alghero. Lo studio, condotto da un gruppo di lavoro che fa capo alle due associazioni e alla Sabap di Sassari e Nuoro, è stato illustrato da Michele Forteleoni assieme all’archeologo Luca Doro, che hanno interpretato sul piano astronomico le tre fasi costruttive del monumento. Originariamente, il nuraghe monotorre presentava un ingresso orientato verso il punto solstiziale apparente, intercettando la posizione in cui sorgeva all’orizzonte reale. Nella seconda fase le due torri laterali sono state edificate in perfetta posizione solstiziale, tracciando anche in questo caso l’alba del solstizio invernale e il tramonto del solstizio estivo.
“La Misura del tempo” quest’anno è stato caratterizzato dalla ricchezza e profondità degli interventi (ben diciassette) di caratura internazionale, presentati in diretta streaming dal giornalista Piegiorgio Pinna sulle pagine facebook delle associazioni organizzatrici. Sono state coinvolte l’Università di Sassari, l’Università La Sapienza di Roma, la Sabap di Sassari e Nuoro, l’Inaf , l’Aif e altre importanti realtà accademiche e istituzionali.
Tra i relatori sono intervenuti Elio Antonello dell’Osservatorio Astronomico Inaf di Brera; Giangiacomo Gandolfi dell’Inaf di Roma; Alberto Cora dell’Inaf Torino; Isabella Leone e Nicolás Balbi della Siac-Sociedad Interamericana de Astronomía en la Cultura; Andrea Polcaro dell’Università di Perugia; Alberto Scuderi in rappresentanza dei Gruppi Archeologici d’Italia, Inaf di Catania e Dadu; Nicoletta Lanciano e Flavio Carnevale dell’Università “La Sapienza” di Roma; Marina De Franceschini e Giuseppe Veneziano dell’Osservatorio astronomico di Genova.
In serata a concludere l’appuntamento è stata la quarta edizione di “Divulgare la scienza”, focus dedicato alle corrette modalità di comunicazione in ambito scientifico e tecnologico, che ha permesso di approfondire le esperienze della Soprintendenza di Sassari e Nuoro grazie alla presenza della funzionaria Nadia Canu, e del Muniss e del Circolo Culturale Aristeo attraverso l’intervento di Stefania Bagella.
Come è stato ampiamente illustrato dallo studioso Michele Forteleoni della SAT e dall’archeologa Simonetta Castia di Aristeo, la lettura spaziale e archeoastronomica degli edifici cultuali (due templi a megaron e una capanna cultuale) ha evidenziato, anche in questo caso, l’esistenza di un sistema di posizionamento reciproco, significativo sul piano astronomico, che denota a sua volta un rimando “fattuale” e simbolico tra gli spazi a maggior valenza uranica, legati, secondo la tesi maggiormente accreditata in letteratura, al culto dell’acqua di cielo.
La capanna cultuale è infatti collegata al tempio a megaron A, posto alla periferia del sito, lungo l’asse meridiano nord-sud, e ripropone un legame già verificato nelle precedenti campagne di studio sul sito di Gremanu (Fonni), di Romanzesu (Bitti) e ora anche nella recente indagine nell’area di Sos Nurattolos (Alà dei sardi): a sud il sole e le stelle nella loro massima altezza, e a nord l’asse di rotazione celeste.
La direttrice che congiunge la capanna cultuale al megaron B, presenta invece un orientamento solstiziale, segnando l’alba del solstizio d’inverno e il tramonto di quello estivo. Rispetto agli altri siti d’altura menzionati, a Serra Orrios non sono presenti vene sorgive, ma strutture per la captazione dell’acqua piovana.
Il complesso di Sos Nurattolos sembra costituire un’evoluzione nell’architettura templare nuragica. La relazione presentata da Forteleoni assieme all’archeologa Paola Basoli ha evidenziato che le due coppie di strutture presenti sul sito sono anch’esse disposte in asse meridiano, attraverso un doppio orientamento nord-sud. Unendo gli allineamenti dei quattro edifici, appare evidente che le diverse tipologie di santuari siano state disposte in modo armonico, per formare la figura regolare di un rombo.
Le osservazioni archeoastronomiche hanno interessato anche il sito nuragico di Palmavera di Alghero. Lo studio, condotto da un gruppo di lavoro che fa capo alle due associazioni e alla Sabap di Sassari e Nuoro, è stato illustrato da Michele Forteleoni assieme all’archeologo Luca Doro, che hanno interpretato sul piano astronomico le tre fasi costruttive del monumento. Originariamente, il nuraghe monotorre presentava un ingresso orientato verso il punto solstiziale apparente, intercettando la posizione in cui sorgeva all’orizzonte reale. Nella seconda fase le due torri laterali sono state edificate in perfetta posizione solstiziale, tracciando anche in questo caso l’alba del solstizio invernale e il tramonto del solstizio estivo.
“La Misura del tempo” quest’anno è stato caratterizzato dalla ricchezza e profondità degli interventi (ben diciassette) di caratura internazionale, presentati in diretta streaming dal giornalista Piegiorgio Pinna sulle pagine facebook delle associazioni organizzatrici. Sono state coinvolte l’Università di Sassari, l’Università La Sapienza di Roma, la Sabap di Sassari e Nuoro, l’Inaf , l’Aif e altre importanti realtà accademiche e istituzionali.
Tra i relatori sono intervenuti Elio Antonello dell’Osservatorio Astronomico Inaf di Brera; Giangiacomo Gandolfi dell’Inaf di Roma; Alberto Cora dell’Inaf Torino; Isabella Leone e Nicolás Balbi della Siac-Sociedad Interamericana de Astronomía en la Cultura; Andrea Polcaro dell’Università di Perugia; Alberto Scuderi in rappresentanza dei Gruppi Archeologici d’Italia, Inaf di Catania e Dadu; Nicoletta Lanciano e Flavio Carnevale dell’Università “La Sapienza” di Roma; Marina De Franceschini e Giuseppe Veneziano dell’Osservatorio astronomico di Genova.
In serata a concludere l’appuntamento è stata la quarta edizione di “Divulgare la scienza”, focus dedicato alle corrette modalità di comunicazione in ambito scientifico e tecnologico, che ha permesso di approfondire le esperienze della Soprintendenza di Sassari e Nuoro grazie alla presenza della funzionaria Nadia Canu, e del Muniss e del Circolo Culturale Aristeo attraverso l’intervento di Stefania Bagella.
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