Nepente e d’Annunzio. Un legame che si riannoda tra storia, poesia e mercato
al centro: Giordano Bruno Guerri
140 anni di Nepente. Un appuntamento da celebrare tra storia, firme illustri e prospettive di un vino e di un territorio che da oltre un secolo aveva marketing e faceva declamare parole in versi con il suo personalissimo stile arrivate fino a noi, da un influencer ante litteram, come Gabriele d’Annunzio.
Per l’importante anniversario il vino di Oliena riannoda i legami con il poeta pescarese a cui deve il nome.
L’intuizione e la volontà di valorizzare il blasone del Nepente legate in maniera indissolubile al viaggio che il vate in età giovanile – aveva appena vent’anni – fece in Sardegna assieme a due amici: Edoardo Scarfoglio e di Cesare Pescarella è dell’amministrazione di Oliena, che si è attivata per stimolare una riflessione su quel percorso iniziato nel 1882.
Il sindaco Sebastiano Congiu e l’assessore all’Agricoltura Antonio Congiu hanno incontrato a Gardone Riviera Giordano Bruno Guerri, storico, giornalista e il più grande conoscitore dell’opera e della vita del poeta.
Guerri dall'ottobre del 2008 è presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, la casa di d’Annunzio, cui ha ridato slancio con nuove creazioni museali, l'acquisizione di importanti documenti e una diversa interpretazione della figura di d'Annunzio.
Per l’occasione gli amministratori hanno donato alla Fondazione una bottiglia speciale di Nepente celebrativa del 140 esimo anniversario del viaggio del Vate a Oliena rappresentativa di tutti i produttori e dell'intera comunità , ma soprattutto l’incontro con Giordano Bruno Guerri è servito per porre le basi per una collaborazione sul binomio vino e D’Annunzio.
Un primo evento è già previsto a maggio a Oliena in occasione di una giornata di studi che stimolerà la discussione sulla figura dannunziana, la sua visita in Sardegna e il percorso del Nepente in questi ultimi due secoli, anche se si sa che la sua storia è ben più datata.
“Sentiamo l’onore e l’onere di riannodare i fili della storia per tenere alta l’attenzione su uno dei nostri prodotti di punta che merita di essere valorizzato nei migliori dei modi. Dopo 140 anni ci sentivamo di restituire la visita a d’Annunzio e siamo andati a trovarlo nella sua storica dimora. Il presidente Giordano Bruno Guerri ci ha accolto con grande piacere e dimostrato un forte interesse per i nostri progetti. Un atteggiamento da subito disponibile e collaborativo che ci fa ben sperare per tante iniziative che abbiamo in serbo”, hanno detto gli amministratori.
Per Giordano Bruno Guerri ritornare in Sardegna con questo spirito nei luoghi d’annunziani del suo primo viaggio ha un piacere davvero particolare.
“Il felice incontro con gli amministratori di Oliena non è stato soltanto un'occasione per riscoprire la passione dell'astemio d'Annunzio con il nepente, unico vino a cui si sia mai interessato. Sarà anche l'opportunità di riportare d'Annunzio in quella terra, cui dedicò - giovanissimo - il suo primo viaggio, avventurosamente in barca a vela. E di riscoprire così, insieme a una zona meravigliosa della Sardegna, i suoi appassionati legami con l'isola."
STORIE DI NEPENTE
D’Annunzio stesso scrisse alcuni anni dopo il suo viaggio un articolo in cui fa un elogio di questo vino rosso-rubino (conosciuto prosaicamente fino ad allora come “su vinu de Uliana”) chiamandolo aulicamente Nepente. Il nome Nepente deriva dal greco “ne” = non e “penthos” = tristezza, nessuna tristezza.
“Non conoscete il Nepente di Oliena neppure per fama? Ahi lasso! Io son certo che, se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall’ombra delle candide rupi”…
Nel 1910 Gabriele d’Annunzio scrisse infatti un articolo sul Corriere della Sera, intitolato “Un itinerario bacchico”, ispirato ad una lettera scritta l’anno prima da Marina di Pisa a Hans Barth, giornalista tedesco residente a Roma e profondo conoscitore dei vini italiani, tanto da essere autore di un libro sull’argomento.
Nell’articolo d’Annunzio dice che lui “acquatile” non potrebbe dare al Barth notizie delle taverne pisane ma, ricordando un suo viaggio giovanile in Sardegna fatto in compagnia di Edoardo Scarfoglio e di Cesare Pescarella, afferma che, se l’amico gli farà visita, “…io vi prometto di sacrificare alla vostra sete un boccione d’olente vino d’Oliena serbato da moltissimi anni in memoria della più vasta sbornia di cui sia stato io testimone e complice…. Non conoscete il Nepente di Oliena neppure per fama? Ahi lasso! Io son certo che, se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall’ombra delle candide rupi, e scegliereste per vostro eremo una di quelle cellette scarpellate nel macigno che i sardi chiamano Domos de janas, per quivi spugnosamente vivere in estasi fra caratello e quarteruolo. Io non lo conosco se non all’odore; e l’odore, indicibile, bastò a inebriarmi.”… A te consacro, vino insulare, il mio corpo e il mio spirito ultimamente….Possa io fino all’ultimo respiro rallegrarmi dell’odor tuo, e del tuo colore avere il mio naso sempre vermiglio. E, come il mio spirito abbandoni il mio corpo, in copia di te sia lavata la mia spoglia, e di pampini avvolta, e colcata in terra a piè di una vite grave di grappoli; ché miglior sede non v’ha per attendere il Giorno del Giudizio”. Gabriele d’Annunzio, “Un itinerario bacchico”, Corriere della Sera del 15 febbraio 1910.
Per l’importante anniversario il vino di Oliena riannoda i legami con il poeta pescarese a cui deve il nome.
L’intuizione e la volontà di valorizzare il blasone del Nepente legate in maniera indissolubile al viaggio che il vate in età giovanile – aveva appena vent’anni – fece in Sardegna assieme a due amici: Edoardo Scarfoglio e di Cesare Pescarella è dell’amministrazione di Oliena, che si è attivata per stimolare una riflessione su quel percorso iniziato nel 1882.
Il sindaco Sebastiano Congiu e l’assessore all’Agricoltura Antonio Congiu hanno incontrato a Gardone Riviera Giordano Bruno Guerri, storico, giornalista e il più grande conoscitore dell’opera e della vita del poeta.
Guerri dall'ottobre del 2008 è presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, la casa di d’Annunzio, cui ha ridato slancio con nuove creazioni museali, l'acquisizione di importanti documenti e una diversa interpretazione della figura di d'Annunzio.
Per l’occasione gli amministratori hanno donato alla Fondazione una bottiglia speciale di Nepente celebrativa del 140 esimo anniversario del viaggio del Vate a Oliena rappresentativa di tutti i produttori e dell'intera comunità , ma soprattutto l’incontro con Giordano Bruno Guerri è servito per porre le basi per una collaborazione sul binomio vino e D’Annunzio.
Un primo evento è già previsto a maggio a Oliena in occasione di una giornata di studi che stimolerà la discussione sulla figura dannunziana, la sua visita in Sardegna e il percorso del Nepente in questi ultimi due secoli, anche se si sa che la sua storia è ben più datata.
“Sentiamo l’onore e l’onere di riannodare i fili della storia per tenere alta l’attenzione su uno dei nostri prodotti di punta che merita di essere valorizzato nei migliori dei modi. Dopo 140 anni ci sentivamo di restituire la visita a d’Annunzio e siamo andati a trovarlo nella sua storica dimora. Il presidente Giordano Bruno Guerri ci ha accolto con grande piacere e dimostrato un forte interesse per i nostri progetti. Un atteggiamento da subito disponibile e collaborativo che ci fa ben sperare per tante iniziative che abbiamo in serbo”, hanno detto gli amministratori.
Per Giordano Bruno Guerri ritornare in Sardegna con questo spirito nei luoghi d’annunziani del suo primo viaggio ha un piacere davvero particolare.
“Il felice incontro con gli amministratori di Oliena non è stato soltanto un'occasione per riscoprire la passione dell'astemio d'Annunzio con il nepente, unico vino a cui si sia mai interessato. Sarà anche l'opportunità di riportare d'Annunzio in quella terra, cui dedicò - giovanissimo - il suo primo viaggio, avventurosamente in barca a vela. E di riscoprire così, insieme a una zona meravigliosa della Sardegna, i suoi appassionati legami con l'isola."
STORIE DI NEPENTE
D’Annunzio stesso scrisse alcuni anni dopo il suo viaggio un articolo in cui fa un elogio di questo vino rosso-rubino (conosciuto prosaicamente fino ad allora come “su vinu de Uliana”) chiamandolo aulicamente Nepente. Il nome Nepente deriva dal greco “ne” = non e “penthos” = tristezza, nessuna tristezza.
“Non conoscete il Nepente di Oliena neppure per fama? Ahi lasso! Io son certo che, se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall’ombra delle candide rupi”…
Nel 1910 Gabriele d’Annunzio scrisse infatti un articolo sul Corriere della Sera, intitolato “Un itinerario bacchico”, ispirato ad una lettera scritta l’anno prima da Marina di Pisa a Hans Barth, giornalista tedesco residente a Roma e profondo conoscitore dei vini italiani, tanto da essere autore di un libro sull’argomento.
Nell’articolo d’Annunzio dice che lui “acquatile” non potrebbe dare al Barth notizie delle taverne pisane ma, ricordando un suo viaggio giovanile in Sardegna fatto in compagnia di Edoardo Scarfoglio e di Cesare Pescarella, afferma che, se l’amico gli farà visita, “…io vi prometto di sacrificare alla vostra sete un boccione d’olente vino d’Oliena serbato da moltissimi anni in memoria della più vasta sbornia di cui sia stato io testimone e complice…. Non conoscete il Nepente di Oliena neppure per fama? Ahi lasso! Io son certo che, se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall’ombra delle candide rupi, e scegliereste per vostro eremo una di quelle cellette scarpellate nel macigno che i sardi chiamano Domos de janas, per quivi spugnosamente vivere in estasi fra caratello e quarteruolo. Io non lo conosco se non all’odore; e l’odore, indicibile, bastò a inebriarmi.”… A te consacro, vino insulare, il mio corpo e il mio spirito ultimamente….Possa io fino all’ultimo respiro rallegrarmi dell’odor tuo, e del tuo colore avere il mio naso sempre vermiglio. E, come il mio spirito abbandoni il mio corpo, in copia di te sia lavata la mia spoglia, e di pampini avvolta, e colcata in terra a piè di una vite grave di grappoli; ché miglior sede non v’ha per attendere il Giorno del Giudizio”. Gabriele d’Annunzio, “Un itinerario bacchico”, Corriere della Sera del 15 febbraio 1910.
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