Porto Torres, il CIPS: "Tutti uniti per salvare l'incubatore di imprese"
Porto Torres. Il Consorzio industriale provinciale di Sassari chiede l’intervento della Regione per salvare l'Incubatore di imprese dell'area industriale di Porto Torres. E lo fa il presidente Valerio Scanu, scrivendo al governatore Christian Solinas, all’assessora all’industria Anita Pili, ma anche a tutti i soggetti che con il loro contributo possano facilitare la risoluzione della vicenda: Mise, Invitalia, Provincia di Sassari, Rete metropolitana del nord Sardegna e Comune di Porto Torres.
L’incubatore è attualmente gestito dal Cips e il numero di start up insediate è limitato vista la scarsa pianificazione del rapporto contrattuale con Invitalia Partecipazioni, attuale proprietaria della struttura, che non rende possibile procedere con ulteriori assegnazioni. Esiste solo una proroga, dopo un percorso frammentato, fino al 31 gennaio 2023.
“È incomprensibile che un’agenzia dello Stato, creata con lo scopo di favorire la nascita e la crescita di nuove imprese, abbia come obiettivo la dismissione di strutture come un incubatore di imprese per mere ragioni di cassa – dice il presidente del Consorzio Industriale Valerio Scanu – non solo, la struttura è stata realizzata con fondi pubblici con destinazione specifica per un’area di crisi industriale complessa. E in questo senso è doverosa una maggiore sensibilità rispetto alle dinamiche economiche territoriali.”
Si colpirebbe, infatti la componente più debole del mondo delle imprese: le start up, aziende appena nate, che hanno bisogno di essere accompagnate e assistite nei primi anni di vita, quelli più difficili.
“L’incubatore d’imprese – aggiunge Scanu – rappresenta un valido sistema per lo sviluppo economico che aiuta le imprese a sopravvivere e crescere nella fase in cui sono maggiormente vulnerabili, quella di avvio. Che noi abbiamo il dovere di valorizzare e tutelare.”
L'incubatore, realizzato nel 2008 con un investimento di quasi 8 milioni di euro, si compone di 18 moduli di circa 180 metri quadri circa, di cui 11 attualmente locati per 9 aziende, e 22 moduli di circa 60 metri quadri di cui 8 locati ad altrettante aziende. I servizi prestati dal Cips sono: portierato, fornitura di energia elettrica, servizi idrico e di depurazione dei reflui, vigilanza, videosorveglianza, riscaldamento, collegamento internet, parcheggi, sala riunioni ed altri spazi comuni. Le attività presenti hanno generato complessivamente circa 70 nuovi posti di lavoro, numero significativo se si considera la grave crisi occupazionale del territorio.
Il Cips, inoltre, sta completando un progetto per riqualificare lo stesso incubatore e adeguarlo ai nuovi standard di settore e per offrire nuovi servizi innovativi e tecnologici.
Il rischio concreto, tra meno di un anno, sarebbe quello di dover sfrattare le aziende insediate. Un altro passaggio di impoverimento del sistema imprenditoriale locale. Ecco perché è necessario intervenire. Prima che si metta in moto una pura e semplice azione immobiliare.
“La questione è politica e non può essere trattata come una semplice operazione commerciale dell’agenzia statale – conclude Scanu –. In un momento cruciale come questo, con il prossimo utilizzo dei fondi del PNRR, di quelli europei per lo sviluppo regionale e l’attivazione delle ZES si possono creare le migliori condizioni per la nascita di nuove imprese e non possiamo quindi permetterci di rinunciare a questo fondamentale strumento di crescita economica.”
L’incubatore è attualmente gestito dal Cips e il numero di start up insediate è limitato vista la scarsa pianificazione del rapporto contrattuale con Invitalia Partecipazioni, attuale proprietaria della struttura, che non rende possibile procedere con ulteriori assegnazioni. Esiste solo una proroga, dopo un percorso frammentato, fino al 31 gennaio 2023.
“È incomprensibile che un’agenzia dello Stato, creata con lo scopo di favorire la nascita e la crescita di nuove imprese, abbia come obiettivo la dismissione di strutture come un incubatore di imprese per mere ragioni di cassa – dice il presidente del Consorzio Industriale Valerio Scanu – non solo, la struttura è stata realizzata con fondi pubblici con destinazione specifica per un’area di crisi industriale complessa. E in questo senso è doverosa una maggiore sensibilità rispetto alle dinamiche economiche territoriali.”
Si colpirebbe, infatti la componente più debole del mondo delle imprese: le start up, aziende appena nate, che hanno bisogno di essere accompagnate e assistite nei primi anni di vita, quelli più difficili.
“L’incubatore d’imprese – aggiunge Scanu – rappresenta un valido sistema per lo sviluppo economico che aiuta le imprese a sopravvivere e crescere nella fase in cui sono maggiormente vulnerabili, quella di avvio. Che noi abbiamo il dovere di valorizzare e tutelare.”
L'incubatore, realizzato nel 2008 con un investimento di quasi 8 milioni di euro, si compone di 18 moduli di circa 180 metri quadri circa, di cui 11 attualmente locati per 9 aziende, e 22 moduli di circa 60 metri quadri di cui 8 locati ad altrettante aziende. I servizi prestati dal Cips sono: portierato, fornitura di energia elettrica, servizi idrico e di depurazione dei reflui, vigilanza, videosorveglianza, riscaldamento, collegamento internet, parcheggi, sala riunioni ed altri spazi comuni. Le attività presenti hanno generato complessivamente circa 70 nuovi posti di lavoro, numero significativo se si considera la grave crisi occupazionale del territorio.
Il Cips, inoltre, sta completando un progetto per riqualificare lo stesso incubatore e adeguarlo ai nuovi standard di settore e per offrire nuovi servizi innovativi e tecnologici.
Il rischio concreto, tra meno di un anno, sarebbe quello di dover sfrattare le aziende insediate. Un altro passaggio di impoverimento del sistema imprenditoriale locale. Ecco perché è necessario intervenire. Prima che si metta in moto una pura e semplice azione immobiliare.
“La questione è politica e non può essere trattata come una semplice operazione commerciale dell’agenzia statale – conclude Scanu –. In un momento cruciale come questo, con il prossimo utilizzo dei fondi del PNRR, di quelli europei per lo sviluppo regionale e l’attivazione delle ZES si possono creare le migliori condizioni per la nascita di nuove imprese e non possiamo quindi permetterci di rinunciare a questo fondamentale strumento di crescita economica.”
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