L'Università di Sassari alla conferenza ONU contro la desertificazione
Sassari. Il Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione (NRD) dell’Università di Sassari partecipa alla Conferenza delle Parti (COP 15) della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione che si è aperta ad Abdijan (Costa d’Avorio) il 9 maggio scorso e si concluderà il prossimo 20 maggio.
L’NRD, nello specifico, organizzerà una sessione di lavoro dal titolo “Come sviluppare la futura generazione di ricercatori sulla desertificazione e il degrado del suolo?”, evento che si terrà il 13 maggio in collaborazione con il DesertNet International (DNI).
In occasione di questa sessione due dottorande di ricerca dell’Università di Sassari, Meron Lakew Tefera (Dottorato in Desertificazione e degrado del suolo) e Chiara Cesaracciu (Dottorato Nazionale in Sviluppo sostenibile e cambiamento climatico) presenteranno due progetti coordinati dall’NRD: il primo, EBA-BELT, finanziato dal programma Horizon 2020 è finalizzato alla realizzazione di una rete interregionale nella fascia dell’Africa sub-Sahariana in grado di promuovere l’intensificazione sostenibile in agricoltura. Il secondo, SALAM-MED, finanziato dal programma PRIMA 2021, mira allo sviluppo di tecnologie innovative per lo sviluppo sostenibile nel Mediterraneo, orientate al miglioramento della fertilità del suolo e alla gestione delle risorse idriche.
Il tema centrale della COP 15 è quello dell’impegno a promuovere una gestione più sostenibile del suolo a beneficio di generazioni presenti e future, con particolare attenzione a donne e giovani. Per questo motivo, nelle delegazioni dei 196 paesi che fanno parte della Convenzione sono presenti enti di ricerca, governi nazionali e locali, organizzazioni della società civile e del mondo privato, al fine di raggiungere soluzioni il più omogenee possibili per fermare il degrado del suolo e la desertificazione.
Secondo le Nazioni Unite, già oggi il 40% della superficie emersa del Pianeta risulta degradato. Molte zone della regione mediterranea stanno raggiungendo i limiti critici perché il suolo possa continuare a fornire i servizi ecosistemici necessari. L'erosione del suolo dovuta alle intense piogge autunnali è uno dei principali fattori di degrado del suolo in ambiente mediterraneo.
In Italia, si valuta che circa il 10% del territorio sia molto vulnerabile e circa il 49,2% abbia una media vulnerabilità ai diversi fattori di degrado. La Sardegna, caratterizzata da un aumento dei processi di degrado del suolo e della vegetazione a seguito di pressioni climatiche e antropiche, è tra le aree più vulnerabili.
L’NRD, nello specifico, organizzerà una sessione di lavoro dal titolo “Come sviluppare la futura generazione di ricercatori sulla desertificazione e il degrado del suolo?”, evento che si terrà il 13 maggio in collaborazione con il DesertNet International (DNI).
In occasione di questa sessione due dottorande di ricerca dell’Università di Sassari, Meron Lakew Tefera (Dottorato in Desertificazione e degrado del suolo) e Chiara Cesaracciu (Dottorato Nazionale in Sviluppo sostenibile e cambiamento climatico) presenteranno due progetti coordinati dall’NRD: il primo, EBA-BELT, finanziato dal programma Horizon 2020 è finalizzato alla realizzazione di una rete interregionale nella fascia dell’Africa sub-Sahariana in grado di promuovere l’intensificazione sostenibile in agricoltura. Il secondo, SALAM-MED, finanziato dal programma PRIMA 2021, mira allo sviluppo di tecnologie innovative per lo sviluppo sostenibile nel Mediterraneo, orientate al miglioramento della fertilità del suolo e alla gestione delle risorse idriche.
Il tema centrale della COP 15 è quello dell’impegno a promuovere una gestione più sostenibile del suolo a beneficio di generazioni presenti e future, con particolare attenzione a donne e giovani. Per questo motivo, nelle delegazioni dei 196 paesi che fanno parte della Convenzione sono presenti enti di ricerca, governi nazionali e locali, organizzazioni della società civile e del mondo privato, al fine di raggiungere soluzioni il più omogenee possibili per fermare il degrado del suolo e la desertificazione.
Secondo le Nazioni Unite, già oggi il 40% della superficie emersa del Pianeta risulta degradato. Molte zone della regione mediterranea stanno raggiungendo i limiti critici perché il suolo possa continuare a fornire i servizi ecosistemici necessari. L'erosione del suolo dovuta alle intense piogge autunnali è uno dei principali fattori di degrado del suolo in ambiente mediterraneo.
In Italia, si valuta che circa il 10% del territorio sia molto vulnerabile e circa il 49,2% abbia una media vulnerabilità ai diversi fattori di degrado. La Sardegna, caratterizzata da un aumento dei processi di degrado del suolo e della vegetazione a seguito di pressioni climatiche e antropiche, è tra le aree più vulnerabili.
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