"Voglio tornare a casa mia"
Il video-mantra del comitato
Per il diritto all'abitare dei malati psichiatrici
di Valentina Guido
SASSARI. Il diritto all'abitare delle persone affette da patologie psichiatriche è balzato in primo piano in seguito ai fatti del 6 luglio: quel mercoledì i Carabinieri del Nas di Sassari hanno sequestrato due appartamenti, in via Nizza e in via Savoia, in cui vivevano in tutto nove malati seguiti dai medici del Centro di salute mentale e dagli operatori della cooperativa Pitzinnos. Ma l'attenzione non deve calare su un argomento tanto importante e delicato, per questo il Comitato a casa mia, costituito pochi giorni dopo gli eventi, stamattina ha presentato un breve video- due minuti appena – in cui compaiono personalità note e meno note che comunicano un pensiero semplice semplice: “Voglio tornare a casa mia”. Lo dicono Michela Murgia, Flavio Soriga, Ascanio Celestini, Geppi Cucciari, che non hanno bisogno di presentazioni, ma anche i consiglieri comunali Efreem Carta e Sergio Scavio, il cuoco sommelier Piero Careddu e poi rappresentanti di associazioni e semplici cittadini che hanno deciso di condividere la battaglia.
“Non appena abbiamo lanciato l'idea, in appena due ore sono arrivate 180 adesioni- ha raccontato Silvia Pilia, presidente della cooperativa Pitzinnos- E tante altre persone avrebbero voluto aderire”. A Sassari si stava facendo un esperimento che è stato interrotto dall'intervento delle forze dell'ordine e della magistratura. “Questa città è arrivata in ritardo rispetto alla legge Basaglia, e in tutta la Sardegna, secondo i dati forniti dall'Asarp, sono in atto 400 esperienze di questo tipo”.
Ma nessuno vuole credere che la città sia insensibile al problema, o almeno lo sperano gli amministratori comunali. Stamattina alla proiezione sono intervenuti anche gli assessori Dolores Lai (Cultura), Michele Poddighe (Politiche sociali) e Nicola Sanna (Politiche abitative). Dolores Lai non si è espressa in merito alle indagini in corso, “ma credo che ci sia stato un approccio sbagliato alla problematica”. Nicola Sanna ha dichiarato che il suo assessorato, impegnato nel recupero di immobili e nell'edificazione di case popolari, è disponibile intraprendere qualche iniziativa di abitare assistito in accordo con il comitato a Casa mia e il Centro di salute mentale (ma servirebbe anche l'appoggio della Asl). Per Michele Poddighe i fatti del 6 luglio hanno in qualche modo svegliato una cittadinanza dormiente, perché “non è vero che le persone sono sensibilizzate a questo tema: in realtà è conosciuto solo dagli addetti ai lavori”.
L'esempio calzante è stato portato da Antonello Pittalis, direttore del Centro di salute mentale: “A nessuno verrebbe in mente di mandare via di casa un malato di Alzheimer, che fino al giorno prima era considerata una persona normalissima. E non c'è bisogno di particolari autorizzazioni sanitarie: sono pazienti che stanno nella propria abitazione e sono seguiti da semplici badanti”. I nove malati mandati via dai due appartamenti in questione, invece, ora si trovano in strutture sanitarie pubbliche, come Rizzeddu e “I giardini”, e pesano sulla comunità. "E posso testimoniare che le loro condizioni di salute sono in peggioramento", conclude Pittalis.
L'aspetto giudiziario della questione non è ancora risolto. Le indagini sono ancora in corso, e gli interessati non sanno nulla. Silvia Pilia e Antonello Pittalis dichiarano di non essere stati convocati dal magistrato né dai Carabinieri del Nas. La commissione interna della Asl lo ha sentito all'inizio, poi però il direttore del Centro di salute mentale non ha saputo più nulla. Lo stesso status del Csm è in dubbio, definito “fluttuante”.
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