beni culturali
Novità per il Museo Sanna
dopo 40 anni di immobilismo
Per il riallestimento e la riapertura della sezione etnografica servono 80mila euro
di Valentina Guido
SASSARI. Il Soprintendente per le Province di Sassari e Nuoro, Bruno Massabò, ha annunciato che entro l'anno nel Museo Sanna saranno esposti i materiali provenienti da nuovi rinvenimenti e scoperte inedite. Non solo: il rinnovamento del museo nazionale passerà anche per la riapertura della sezione etnografica, chiusa da 20 anni per restauri.
Un'istituzione silenziosa. Massabò è stato nominato soprintendente nel settembre dell'anno scorso e con la conferenza di stamattina ha di fatto interrotto il silenzio di un'istituzione poco abituata a comunicare. «Non lavoriamo in segreto ma alla luce del sole. Non vogliamo che la gente ci veda come funzionari-burocrati che ostacolano i privati». E per colmare le lacune nel flusso d'informazioni, verrà istituita una pubblicazione periodica, a cadenza annuale, che, nelle intenzioni del soprintendente, sarà uno “strumento di servizio” utile non solo agli operatori del settore ma anche ad un pubblico più vasto, interessato alla realtà archeologica del territorio. Sarà una sorta di notiziario sugli interventi di scavo e sulle attività di tutela, ricerca, restauro, conservazione e valorizzazione, tutti obiettivi della soprintendenza. Il titolo sarà Erentzias, cioè “eredità” in senso più genetico che patrimoniale.
Bruno Massabò. Genovese di nascita e formazione, 58 anni, Bruno Massabò ha maturato esperienze di coordinamento scientifico e progettuale nei Musei civici di Albenga e Diano Marina; per la specificità sarda il soprintendente non ha lesinato apprezzamenti: «Avete un patrimonio unico, soprattutto per quel che riguarda il fenicio-punico. Ogni giorno in questa terra si fa una nuova scoperta».
La valorizzazione però è un altro paio di maniche, che comporta costi molto alti: i reperti, infatti, sono in genere oggetti fragili che devono essere conservati in vetrine climatizzate. Il taglio della manovra finanziaria naturalmente ha colpito anche qui, ma per la verità le carenze sono un annoso problema che ormai si è cronicizzato. Tanto è vero che le “nuove” acquisizioni così nuove non sono: il fulcro della mostra sarà costituito dal pozzo di Santu Antine di Genoni, scavato nel '93, i cui reperti giacciono da anni nei magazzini del Museo Sanna; anche la collezione Reksten di marmi romani potrà finalmente essere mostrata al pubblico. Il museo ha necessità di essere ristrutturato, «ma in attesa del restauro, intanto vogliamo svecchiare l'allestimento che è stato fatto negli anni '60», ha spiegato Massabò.
Mancano i fondi. Per la nuova esposizione bisognerà trovare circa 50 mila euro, mentre altri 30 mila serviranno per la sezione etnografica che verrà riaperta con la collaborazione del dottor Gian Mario Demartis. Per la rivista, invece, le risorse finanziarie sono già state reperite. I soldi sono sicuramente un problema soprattutto perché non si riesce più a reclutare personale: in pochi anni, i 230 dipendenti delle 9 sedi sul territorio di Sassari e Nuoro sono diventati 200. Non si fanno più concorsi per archeologi né per altre figure. Presto i direttori archeologi più esperti andranno in pensione e non si sa come saranno sostituiti. Tutto ciò comporterà la contrazione degli interventi sul territorio, che già adesso sono limitati e vengono portati avanti solo grazie ai finanziamenti reperiti dai Comuni.
Il futuro appare dunque incerto: se non verranno fatte nuove assunzioni, saranno sempre meno le persone che potranno occuparsi di tutelare e valorizzare il patrimonio sardo. Intanto però, se davvero in autunno la Soprintendenza riuscirà a portare a termine i progetti presentati stamattina, sarà un bel passo avanti rispetto agli ultimi in anni.
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