la leggenda
Nella pelle di Juan Domingo Peròn
Il giallo di Giovanni Piras
Proiettato un documentario durante la V edizione del Sardinia Film Festival
di Valentina Guido
Juan Peròn con la seconda moglie Evita (foto: Wikipedia)
SASSARI. Il presidente argentino Juan Domingo Peròn era in realtà Giovanni Piras, originario di Mamoiada. O forse no. Su quest’equivoco, che negli anni ha assunto i colori del giallo, sono stati scritti libri e articoli di giornale, e c’è anche chi ha dedicato a questa storia un documentario: “Identità: la vera storia di Juan Piras Peròn” è stato proiettato ieri mattina a Sassari nel corso del Sardinia Film Festival di fronte ad un pubblico numeroso. L’epopea dell’immigrato nuorese che lascia la Sardegna all’età di 17 anni, nel 1909, per andare a lavorare nelle ferrovie argentine ha un fascino indiscutibile. Se poi si aggiunge il pathos dello scambio d’identità, gli ingredienti per l’inchiesta alla “chi l’ha visto" ci sono tutti e la curiosità suscitata dal “caso Piras” è sempre attuale e legittima, anche a distanza di tanto tempo.
Un reportage di viaggio. “Identità” è un reportage di viaggio diretto da Chiara Bellini, con l’argentina Faustina Hanglin e il pronipote di Giovanni Piras, Piero Salerno. Da Buenos Aires a San Cristobal, passando per Rosario e Santa Fe, i due protagonisti setacciano i circoli dei sardi e interrogano impiegati dell’anagrafe, librai, rigattieri, novantenni e centenari, nipoti di nipoti, dipendenti delle ferrovie, persino una maga. Tutti gli sforzi sono indirizzati alla ricerca di Giovanni Piras o per lo meno dei suoi discendenti. Una serie di indizi sembra indicare che chissà come, ad un certo punto, l’adolescente sardo abbia preso il posto del grande statista che sarebbe stato eletto presidente dell’Argentina per ben tre volte dal 1945 al 1973. Indizi, per l’appunto, che ormai è impossibile smentire o confermare: Peròn nacque l’8 ottobre, lo stesso giorno della cresima di Giovanni Piras; il 26 marzo, compleanno di Piras, i circoli di sardi in Argentina organizzano una grande festa; Peròn avrebbe avuto una bibbia in italiano da cui era inseparabile; l’anello del presidente sarebbe stato lo stesso gioiello donato a Giovanni Piras da sua madre. E ancora, la sorella dell’immigrato sardo avrebbe riconosciuto il fratello un una foto del colonnello pubblicata da un giornale italiano. Girava voce che Peròn fosse un sardo, ma che non potesse rivelarlo a nessuno.
Un mistero fatto di indizi. Il viaggio di Piero Salerno e Faustina Hanglin, tuttavia, non raggiunge l'ambizioso obiettivo. La speranza d’incontrare i discendenti del vero Piras s’infrange a Famailla, dove i protagonisti scovano sì alcuni Piras, ma discendono dal Piras sbagliato, un immigrato originario di Nulvi in provincia di Sassari.
Di Giovanni Piras si son perse le tracce molto presto, perché il ragazzo di Mamoiada ad un certo punto smise di scrivere alla propria famiglia. In paese si sapeva solo che era vivo, che aveva lavorato per la costruzione della ferrovia e che aveva fatto fortuna. Secondo alcune fonti, Piras avrebbe avuto un incarico nell’amministrazione provinciale di una città nel nord dell’Argentina. Di certo la penuria d’informazioni ha contribuito alla nascita di una leggenda così affascinante, che dispiace abbandonarla del tutto. A questo si aggiunga che l’atto di nascita di Peròn per molti anni rimase segreto, ma a quanto pare ciò accadde perché i suoi genitori non erano sposati. Anche le mani del defunto Peròn, morto nel ’74, costituiscono un mistero ancora irrisolto: furono asportate nell’87 dal cadavere imbalsamato, forse perché servivano ad aprire una cassaforte.
Per non dimenticare. Tutti particolari che aggiungono nebbia ad una storia i cui elementi si perdono nel tempo. I contorni si sfumano e, come dimostrano anche i 70 minuti del documentario, ritrovarli è un’impresa disperata. Ma la cosa importante è cercare comunque di ricordare le proprie radici. Lo dimostrano i racconti dei tanti personaggi che Piero Salerno e Faustina Hanglin incontrano nella loro ricerca. Lo dimostra il loro lungo viaggio fatto, in ultima analisi, per non dimenticare.
Il Sardinia Film Festival continua tutti i giorni al quadrilatero di viale Mancini fino al 26 giugno (leggi il porgramma).
Un reportage di viaggio. “Identità” è un reportage di viaggio diretto da Chiara Bellini, con l’argentina Faustina Hanglin e il pronipote di Giovanni Piras, Piero Salerno. Da Buenos Aires a San Cristobal, passando per Rosario e Santa Fe, i due protagonisti setacciano i circoli dei sardi e interrogano impiegati dell’anagrafe, librai, rigattieri, novantenni e centenari, nipoti di nipoti, dipendenti delle ferrovie, persino una maga. Tutti gli sforzi sono indirizzati alla ricerca di Giovanni Piras o per lo meno dei suoi discendenti. Una serie di indizi sembra indicare che chissà come, ad un certo punto, l’adolescente sardo abbia preso il posto del grande statista che sarebbe stato eletto presidente dell’Argentina per ben tre volte dal 1945 al 1973. Indizi, per l’appunto, che ormai è impossibile smentire o confermare: Peròn nacque l’8 ottobre, lo stesso giorno della cresima di Giovanni Piras; il 26 marzo, compleanno di Piras, i circoli di sardi in Argentina organizzano una grande festa; Peròn avrebbe avuto una bibbia in italiano da cui era inseparabile; l’anello del presidente sarebbe stato lo stesso gioiello donato a Giovanni Piras da sua madre. E ancora, la sorella dell’immigrato sardo avrebbe riconosciuto il fratello un una foto del colonnello pubblicata da un giornale italiano. Girava voce che Peròn fosse un sardo, ma che non potesse rivelarlo a nessuno.
Un mistero fatto di indizi. Il viaggio di Piero Salerno e Faustina Hanglin, tuttavia, non raggiunge l'ambizioso obiettivo. La speranza d’incontrare i discendenti del vero Piras s’infrange a Famailla, dove i protagonisti scovano sì alcuni Piras, ma discendono dal Piras sbagliato, un immigrato originario di Nulvi in provincia di Sassari.
Di Giovanni Piras si son perse le tracce molto presto, perché il ragazzo di Mamoiada ad un certo punto smise di scrivere alla propria famiglia. In paese si sapeva solo che era vivo, che aveva lavorato per la costruzione della ferrovia e che aveva fatto fortuna. Secondo alcune fonti, Piras avrebbe avuto un incarico nell’amministrazione provinciale di una città nel nord dell’Argentina. Di certo la penuria d’informazioni ha contribuito alla nascita di una leggenda così affascinante, che dispiace abbandonarla del tutto. A questo si aggiunga che l’atto di nascita di Peròn per molti anni rimase segreto, ma a quanto pare ciò accadde perché i suoi genitori non erano sposati. Anche le mani del defunto Peròn, morto nel ’74, costituiscono un mistero ancora irrisolto: furono asportate nell’87 dal cadavere imbalsamato, forse perché servivano ad aprire una cassaforte.
Per non dimenticare. Tutti particolari che aggiungono nebbia ad una storia i cui elementi si perdono nel tempo. I contorni si sfumano e, come dimostrano anche i 70 minuti del documentario, ritrovarli è un’impresa disperata. Ma la cosa importante è cercare comunque di ricordare le proprie radici. Lo dimostrano i racconti dei tanti personaggi che Piero Salerno e Faustina Hanglin incontrano nella loro ricerca. Lo dimostra il loro lungo viaggio fatto, in ultima analisi, per non dimenticare.
Il Sardinia Film Festival continua tutti i giorni al quadrilatero di viale Mancini fino al 26 giugno (leggi il porgramma).
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