l'intervista/2
Ddl intercettazioni, parla il poliziotto:
«Molti reati legati alla comunicazione»
di Grazia Sini
foto archivio (foto: SassariNotizie.com)
SASSARI. «Certo, l'idea che qualcuno ascolti a tua insaputa una tua conversazione non è piacevole, ma se invece la conversazione intercettata fosse quella di un pedofilo?» L'intervista a Daniele Sechi, coordinatore nazionale del sindacato Ugl dei poliziotti, inizia così. Durante tutta la chiacchierata resta tranquillo e con pacatezza espone il punto di vista della sua categoria su questo disegno di legge.
«Oggi l'auspicio è che il Ddl sia modificato. Siamo fiduciosi perché spesso sono stati chiesti pareri ai nostri rappresentanti e delegati». La legge sulle intercettazioni, se dovesse passare col testo attuale, modificherebbe il lavoro della Polizia. «Questo strumento di indagine (le intercettazioni, n.d.r.) è uno dei cardini su cui si basano le operazioni di polizia giudiziaria. Se dovesse passare il ddl riprenderemo, o meglio rafforzeremo, le ordinarie attività, come il pedinamento. Tuttavia nell'era della comunicazione togliere a Polizia e Magistratura questo strumento di indagine renderà tutto più difficile».
Daniele Sechi, se da una parte definisce la riforma «non così drammatica», dall'altra sottolinea due elementi che secondo lui sono i punti deboli della norma: in primo luogo, appunto, che molti reati sono legati alla comunicazione; in secondo luogo i tagli che hanno subito le forze dell'ordine negli ultimi anni, che hanno causato una pesante diminuzione dei mezzi di cui disporre.
«Le intercettazioni coinvolgono la comunicazione in senso ampio. Pensiamo a internet, alle trasmissioni di dati e informazioni che avvengono con questo mezzo. E pensiamo a quanti giri di pedofilia e altri reati sono stati scoperti grazie alle intercettazioni fatte in questo senso. Da questo punto di vista siamo un po' preoccupati. Perché se è vero che siamo pronti a rafforzare i pedinamenti, è anche vero che in questi casi i pedinamenti non servono, servono le intercettazioni».
E poi c'è il problema dei mezzi «inteso come uomini e strumenti» e dei tagli che negli ultimi mesi hanno subito. «Se la legge passasse così lo Stato dovrà investire molto per fornirci mezzi adeguati» cosa che andrebbe contro la politica degli ultimi anni. «Per un appostamento e un pedinamento ci vogliono molti più uomini. Ogni poliziotto corre un rischio molto maggiore. Ci vorranno molti più sforzi e sacrifici da parte degli agenti per ottenere gli stessi risultati. Il legislatore non deve dimenticare che oggi abbiamo molti meno uomini rispetto al passato».
Quanto poi alla previsione che la richiesta di procedere a intercettazioni debba essere sottoposta a un collegio di tre magistrati e non più a uno, non spaventa affatto: «Chiediamo di procedere soltanto quando ci sono basi di indagine serie, e allora cosa ci cambierebbe se a decidere fossero in tre anziché uno solo?»
«Oggi l'auspicio è che il Ddl sia modificato. Siamo fiduciosi perché spesso sono stati chiesti pareri ai nostri rappresentanti e delegati». La legge sulle intercettazioni, se dovesse passare col testo attuale, modificherebbe il lavoro della Polizia. «Questo strumento di indagine (le intercettazioni, n.d.r.) è uno dei cardini su cui si basano le operazioni di polizia giudiziaria. Se dovesse passare il ddl riprenderemo, o meglio rafforzeremo, le ordinarie attività, come il pedinamento. Tuttavia nell'era della comunicazione togliere a Polizia e Magistratura questo strumento di indagine renderà tutto più difficile».
Daniele Sechi, se da una parte definisce la riforma «non così drammatica», dall'altra sottolinea due elementi che secondo lui sono i punti deboli della norma: in primo luogo, appunto, che molti reati sono legati alla comunicazione; in secondo luogo i tagli che hanno subito le forze dell'ordine negli ultimi anni, che hanno causato una pesante diminuzione dei mezzi di cui disporre.
«Le intercettazioni coinvolgono la comunicazione in senso ampio. Pensiamo a internet, alle trasmissioni di dati e informazioni che avvengono con questo mezzo. E pensiamo a quanti giri di pedofilia e altri reati sono stati scoperti grazie alle intercettazioni fatte in questo senso. Da questo punto di vista siamo un po' preoccupati. Perché se è vero che siamo pronti a rafforzare i pedinamenti, è anche vero che in questi casi i pedinamenti non servono, servono le intercettazioni».
E poi c'è il problema dei mezzi «inteso come uomini e strumenti» e dei tagli che negli ultimi mesi hanno subito. «Se la legge passasse così lo Stato dovrà investire molto per fornirci mezzi adeguati» cosa che andrebbe contro la politica degli ultimi anni. «Per un appostamento e un pedinamento ci vogliono molti più uomini. Ogni poliziotto corre un rischio molto maggiore. Ci vorranno molti più sforzi e sacrifici da parte degli agenti per ottenere gli stessi risultati. Il legislatore non deve dimenticare che oggi abbiamo molti meno uomini rispetto al passato».
Quanto poi alla previsione che la richiesta di procedere a intercettazioni debba essere sottoposta a un collegio di tre magistrati e non più a uno, non spaventa affatto: «Chiediamo di procedere soltanto quando ci sono basi di indagine serie, e allora cosa ci cambierebbe se a decidere fossero in tre anziché uno solo?»
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