Valore legale del titolo di studio
Consultazione on line fino al 24 aprile
di Valentina Guido
Il presidente del Consiglio Mario Monti (foto: Mario Sayadi, www.governo.it)
SASSARI. E’ partita ieri la consultazione pubblica sul valore legale del titolo di studio. Sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, un link rimanda all’home page del sito web del Ministero dell’Istruzione, Università e ricerca. Da qui è facile accedere alla consultazione attraverso un apposito banner. L’idea di chiedere un parere direttamente ai cittadini è stata lanciata da Mario Monti il 27 gennaio, al termine del Consiglio dei Ministri.
La materia infatti si presta a interpretazioni mutevoli, e gli stessi esponenti dell’esecutivo non sono riusciti a mettersi d’accordo. Mentre lo stesso Monti e Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, avrebbero voluto abolire subito il valore legale del titolo di studio già con l’approvazione del primo pacchetto di liberalizzazioni, le due ministre Elsa Fornero (Lavoro) e Paola Severino (Giustizia) non erano dello stesso avviso.
Si tratta di cancellare il peso del voto di laurea nei concorsi pubblici, eliminare la differenza tra laurea breve (3 anni) e laurea magistrale (3 più 2 o ciclo unico del vecchio ordinamento). Ma soprattutto, l’aspetto più controverso riguarda il diverso valore attribuito al “pezzo di carta”, a seconda che sia stato rilasciato da un ateneo piuttosto che da un altro, un sistema utilizzato negli Stati Uniti. Oggi tutte le lauree sono uguali poiché si presume che le università forniscano competenze sovrapponibili e di pari livello. Ma con l’abolizione del valore legale del titolo di studio, un 105 dato da un ateneo prestigioso avrà più peso di un 110 e lode dato da un ateneo di serie b. A monte di una simile riforma, naturalmente, ci dovrebbe essere una classifica certificata, degna di fede, costruita secondo parametri affidabili e obiettivi: è chiaro insomma che tra il dire e il fare ci sono tanti piccoli e grandi interrogativi da risolvere.
Le esigenze dichiarate sono due, ugualmente fondamentali: da un lato, garantire l’ingresso nei posti della pubblica amministrazione alle persone più meritevoli e preparate. Salta agli occhi la doppiezza del mercato del lavoro italiano: nei posti pubblici non si entra senza raccomandazione, nelle aziende private non si rimane se non assicurando prestazioni di alto livello. L’altra esigenza, non meno importante, è assicurare il rispetto delle pari opportunità, come recita l’articolo 3 della Costituzione italiana. Il rischio dell’abolizione del valore legale del titolo di studio è appunto quello di tagliare le gambe a chi non ha risorse per frequentare un ateneo prestigioso. Se la tua famiglia non è abbastanza ricca per mandarti in una costosa università privata come la Bocconi (una a caso: quella dove insegna Mario Monti), sei fregato.
In soldoni sono questi i termini della questione. La bella notizia è che è possibile esprimere il proprio parere fino al 24 aprile. E’ necessario registrarsi sul sito del Miur accedendo dal banner dedicato alla consultazione pubblica on line. E’ indispensabile possedere un indirizzo di posta elettronica e indicarlo al momento dell’autenticazione. Poi, nella schermata “Contenuti del questionario”, si selezionano una o più tematiche di interesse sulle quali si vuole dare la propria opinione. Si può salvare il lavoro e accedervi un numero illimitato di volte fino alla scadenza della consultazione e, quindi, all’inoltro definitivo.
Al termine della consultazione, i contributi ricevuti saranno pubblicati in forma anonima sul sito del Miur ed entreranno in un documento riepilogativo. Potranno costituire la base per le future proposte e per i provvedimenti del ministero.
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