Giobbe CovattaGiobbe Covatta, foto di Daniela Piras

Martis. È partito ieri il terzo fine settimana del Festival Letterario Ethno’s. Il tema della donna, già affrontato durante la giornata inaugurativa, è stato al centro anche dell’appuntamento che ha visto come ospite speciale Giobbe Covatta. Al centro polivalente “Vincenzo Migaleddu”, è andato in scena Scoop (Donna Sapiens), titolo dello spettacolo dove il poliedrico artista, apprezzato anche per il suo impegno umanitario (è da tempo testimonial di Amref e Save the children) prova a dimostrare, con il suo classico stile irriverente e dissacratorio, la superiorità della donna sull’uomo.

L’attore ha esordito parlando delle due sottospecie del genere umano: l’uomo e la donna, asserendo di essere in grado di dimostrare scientificamente che uno dei due generi, la donna, è nettamente superiore all’altro.

Per supportare tale convinzione, Giobbe Covatta attinge a numerosi fatti della storia, partendo dall’uomo delle caverne, anzi: dall’ominide più famoso mai ritrovato, Lucy. “Era una donna – precisa Covatta – una chiavica, in verità! Ma il marito? Non pervenuto; si presume che fosse a casa, sdraiato sul divano a leggere la Gazzella dello sport!”

Ad avvalorare la tesi della superiorità della donna sarebbero anche elementi scientifici, sociologici e fisiologici. Come il fatto che una femmina sia capace di individuare con un solo colpo d’occhio paio di calzini che l’uomo cercava da settimane, per esempio!

In aiuto a Giobbe intervengono tre personaggi piuttosto improbabili: il primo è Dio, che svela gli esilaranti retroscena della creazione.

“Mo’ faccio l’uomo! – racconta Dio – Come ho fatto Adamo ho capito che avevo fatto una cazzata, quando ha capito che poteva parlare poi… Allora ho pensato di farle una compagna, gli ho staccato una costola e l’ho creata. Ho fatto Eva, a mia immagine e somiglianza, bella e con una scheggia di vita. Ha capito subito che Adamo era un troglidita. Secondo me tu lo puoi cambiare, le ho detto. Ed è lì che è iniziato il disastro…”

Interviene anche un uomo del futuro che mette in guardia sui rischi dell’arroganza maschile e l’avvocato difensore di un povero pene, schiacciato dal peso di una vita impossibile, in quanto preda dei continui appetiti sessuali del suo padrone.

Sul finale, c’è stato spazio anche a riflessioni sul punto di vista linguistico utilizzato nelle fiabe (altro tema trattato dal festival in questa edizione) poiché, secondo  Giobbe Covatta, tutto è contrario alle donne perché tutto è stato scritto dai maschi. Il ruolo delle donne nelle fiabe è limitato a tre categorie: o sono un premio, o sono streghe, oppure non fanno niente perché stanno aspettando il principe azzurro.

Un Giobbe Covatta che non si è risparmiato, in un monologo durato quasi due ore, esilarante e dal retrogusto di critica pungente. Una sala gremita ha ricambiato con applausi e risate.

Oggi il festival continua, dando spazio alla letteratura e alla musica. La giornata dedicata sarà dedicata a Fabrizio De André. Si parte alle ore 21.00, al centro polivalente “V. Migaleddu”, insieme alla scrittrice Silvia Sanna che presenta il suo libro “Fabrizio De André. Vecchi, ladri, avvinazzati, assassini e ovviamente anarchici” (Edizioni Maxottantotto, 2022).

A chiudere il sabato sarà il cantautore The Andre, di cui verrà presentato il libro “Io è un altro” (People, 2020) e che si esibirà in concerto in acustico. L’artista, il cui timbro ricorda tantissimo De André, ha cantato e riscritto i più grandi successi dei genere trap, associandoli alla poetica di Faber. Domenica 6 novembre, invece, si tratterà un altro importante tema di questa edizione: l’ambiente. In programma una conferenza in memoria di Vincenzo Migaleddu, radiologo sassarese scomparso prematuramente, da sempre impegnato politicamente per la difesa della salute collettiva.

Ricordiamo che tutti gli appuntamenti in programma sono consultabili sulla pagina Facebook del Festival www.facebook.com/ethnosletterario e su  Instagram https://www.instagram.com/ethnosfestival_letterario/

Giobbe Covatta
Giobbe Covatta, foto di Daniela Piras