La siccità, il caldo torrido di luglio e agosto e, in generale, i cambiamenti climatici, preoccupano anche gli artigiani sardi. Proprio la scarsità d’acqua potrebbe influenzare l’attività di oltre 6mila imprese, con più di 18mila lavoratori, e di gran parte del sistema produttivo regionale.
Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sulle “Imprese idro-esigenti dell’Isola”, che ha preso in esame il perimetro delle attività manifatturiere e di quelle dei servizi alla persona, in base all’indicatore Intensità d’uso dell’acqua di ISTAT del 2022, nell’intero territorio sono state rilevate 2.164 aziende, di cui 1.534 artigiane, attive nei 10 settori manifatturieri “water intensive” che consumano quasi il 32% delle risorse idriche isolane. I primi 10 con una più elevata intensità di utilizzo dell’acqua sono quello estrattivo con 21,7 litri utilizzati per euro di produzione venduta, seguito dal tessile (20,9 litri per euro), petrolchimica (17,5 litri per euro), farmaceutica (14,1 litri per euro), gomma e materie plastiche (12,4 litri per euro), vetro ceramica, cemento, ecc. (11,2 litri per euro) carta (10,1 litri per euro) e prodotti in metallo (7,4 litri per euro). In queste operano 9.534 addetti, di cui 3.735 artigiani.
A queste attività vanno aggiunti i servizi alla persona (lavanderie, acconciatori, estetisti etc) che di fatto consumano per uso imprenditoriale acqua in quantità superiore ad una famiglia. In questo perimetro operano altre 4mila imprese con 8.500 addetti.
Il tutto, per questo, coinvolge complessivamente, 6.164 attività produttive per oltre 18mila dipendenti. La siccità in corso ha influito anche sulla regolarità della fornitura idrica nella maggior parte delle zone turistiche dell’Isola.
“Le elevate temperature di luglio e la crisi idrica che sta colpendo gran parte della Sardegna, evidenziano la rilevanza delle conseguenze del cambiamento climatico, per le quali cresce la preoccupazione dei cittadini e degli imprenditori – commenta Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – la prevenzione dei danni derivanti dal climate change e le criticità della rete idrica richiedono investimenti pubblici per la manutenzione del territorio, pesantemente ridotti nel passato”. “E’ necessario, con estrema rapidità – aggiunge Daniele Serra, Segretario Regionale – continuare a ripensare alle priorità del PNRR e sfruttare quindi le risorse europee per ammodernare e realizzare gli invasi e le reti distributive per poter affrontare meglio una eventuale emergenza idrica che, in futuro, potrebbe mettere in seria difficoltà le attività produttive e tutti i sardi”. “E’ il momento giusto per continuare a programmare e progettare per non farci trovare impreparati di fronte al perdurare di assenza di precipitazioni – conclude il Presidente Meloni – senza dover rincorrere l’emergenza e senza dover adottare, se fosse necessario, misure drastiche”.
Lo spreco d’acqua
Assai preoccupante è la situazione sula condizione delle infrastrutture idriche nell’Isola; secondo una recente indagine della CGIA di Mestre, la Sardegna è al quarto posto tra le regioni più “sprecone d’acqua”: Nell’Isola, ogni giorno, vengono immessi nelle reti 424 litri pro capite e se ne perdono 224, equivalente al 52,8%, contro una media nazionale del 51,9%. La regione più sprecona è la Basilicata con il 65,5% di perdite, seguita dall’Abruzzo con il 62,5%. Quella più virtuosa è l’Emilia Romagna con solo il 29,7% di acqua che si perde.
Tra i capoluoghi sardi il più sprecone è Sassari con il 63,4% delle perdite (11esimo nazionale), seguito da Oristano con il 60,4% (14esimo), da Nuoro con il 55,1% (19esimo) e Cagliari con il 53,5% (25esimo). La città sarda più virtuosa è Carbonia con solo il 21,7% degli sprechi (90esima su 109).
Analisi nazionale
Un monitoraggio, condotto dall’Istat, sulle preoccupazioni ambientali di cittadini e imprenditori, evidenza come nella popolazione cresca la preoccupazione per i cambiamenti climatici, espressa dal 58,8% della cittadinanza, oltre due punti in più del 56,7% nel 2022 e oltre sei punti in più del 52,2% del 2021.
Nel 2022, secondo l’elaborazione di Eurostat dei dati Agenzia europea dell’Ambiente (EEA), l’Italia è al primo posto tra i 27 paesi dell’Ue per danni da eventi meteorologici estremi e legati al clima, con 284 euro per abitante, un valore 2,4 volte la media Ue di 117 euro per abitante. Negli ultimi dieci anni (2013-2022) l’Italia ha cumulato danni per 50,0 miliardi di euro (valutati a prezzi costanti anno 2022), pari a 5 miliardi di euro all’anno.
All’alta esposizione dell’Italia a queste tipologie di rischi contribuiscono la scarsa manutenzione e la riduzione della dotazione di infrastrutture deputate alla difesa del territorio. Il capitolo di spesa per investimenti pubblici che comprende le opere a tutela del territorio nei dieci anni precedenti alla pandemia, in rapporto al PIL, si è dimezzata, per tornare a recuperare a salire dal 2021, anche grazie al sostegno del PNRR. Da segnalare che a valori correnti la spesa di 11,2 miliardi di euro nell’ultimo anno disponibile, il 2022, è pari a quella del 2003 (11,1 miliardi).
A fronte della ridotta spesa pubblica per la manutenzione delle infrastrutture, si registrano elevate e diffuse perdite dalle reti idriche comunali. Su 8 miliardi di metri cubi di acqua immessi nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile, se ne perdono 3,4 miliardi (42,4%), un volume superiore all’acqua erogata per l’intero Centro-Nord (3,2 miliardi di metri cubi). In chiave territoriale la percentuale di perdite nel Nord-ovest è del 33,5%, nel Nord-est del 37,2%, nel Centro del 43,9%, mentre nel Sud sale al 50,5% e nelle Isole, proprio dove si concentra la crisi idrica dell’estate del 2024, arriva al 51,9%. Tra le regioni, le perdite sono più elevate in Basilicata con 65,5%, Abruzzo con 62,5%, Molise con 53,9%, Sardegna con 52,8%, Sicilia con 51,6%, Campania con 49,9%, Umbria con 49,7%, Calabria con 48,7% e Lazio con 46,2%.
Le perdite rete sono da attribuire a fattori fisiologici, presenti in tutte le infrastrutture idriche, a rotture nelle condotte e vetustà degli impianti, oltre a fattori amministrativi, dovuti a errori di misura dei contatori e usi non autorizzati. Un consistente intervento per ridurre le perdite idriche è previsto dal PNRR: per la gestione dell’acqua il Piano prevede interventi per 5,4 miliardi di euro, di cui 2,0 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico e 1,9 miliardi per la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti.