Sassari. In occasione della “Giornata mondiale sul tumore ovarico”, il palazzo della Provincia, il palazzo Ducale e la caserma La Marmora, sede del Comando della Brigata Sassari, si illumineranno di “azzurro Tiffany”, il colore simbolo della lotta contro questa neoplasia. L’iniziativa fa parte della campagna nazionale “Mi illumino di Tiffany” promossa dall’ Associazione lotta al tumore ovarico (Alto), che coinvolge numerose città italiane con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e richiamare l’attenzione su una patologia che ogni anno colpisce circa 6.000 donne solo in Italia. «Il tumore ovarico è una malattia silenziosa e aggressiva, che spesso viene diagnosticata in fase avanzata» – dichiara Maria Teresa Cafasso, presidente di Alto. «L’illuminazione dei monumenti è un gesto simbolico, ma potente: accendiamo i riflettori su una realtà che non può più restare nell’ombra. Servono nuove cure, servono diagnosi più tempestive, serve fare rete per non lasciare sole le donne che ricevono questa diagnosi». Tra i siti che hanno aderito in tutta Italia figurano anche l’università La Sapienza di Roma, il palazzo Lanfranchi di Matera, i templi di Paestum, il Palazzo di città a Salerno, piazza Eraclea di Policoro, il teatro Massimo di Palermo, l’arco dell’orologio di Montalbano Jonico, via Mercato vecchio a Udine, la Venere di Milo presso l’Istituto d’Arte di Sassari. La città di Sassari dimostra la propria vicinanza a una tematica così importante illuminando tre palazzi simbolo del territorio: il palazzo della Provincia, il palazzo Ducale e la caserma La Marmora. L’iniziativa ha ricevuto l’adesione di amministrazioni comunali, università, enti culturali e parchi archeologici, a conferma di una crescente sensibilità sul tema. Lo slogan scelto dall’associazione è “Guarire tutte, nessuna esclusa!”, a sottolineare l’urgenza di garantire pari accesso alle cure e maggiori investimenti nella ricerca e nella diagnosi precoce. Ogni anno in Italia circa 6.000 donne ricevono una diagnosi di tumore ovarico. Il 70% di queste scopre la malattia in fase avanzata, quando le possibilità di guarigione sono più ridotte. Non esistono test di screening affidabili, ma conoscere i sintomi – spesso vaghi e facilmente confondibili con altri disturbi – può fare la differenza. «Questa giornata è un’occasione per dire a tutte le donne: ascoltate il vostro corpo, non sottovalutate segnali come gonfiore addominale persistente, senso di sazietà precoce o dolore pelvico. E diciamolo anche ai medici: dobbiamo imparare a riconoscere presto il tumore ovarico. Solo così possiamo cambiare il destino di tante pazienti» aggiunge Cafasso. L’associazione Alto rinnova inoltre l’appello alle istituzioni affinché venga garantito un impegno concreto per sostenere la ricerca scientifica, l’accesso alle cure innovative e la partecipazione attiva delle pazienti nei tavoli decisionali.