di Pier Luigi Piredda
Ci ho creduto davvero. Ho creduto davvero che la Torres potesse fare il
miracolo. Era la credenza, la convinzione di un tifoso, anzi di un
innamorato della squadra della sua città. Alla fine il dolore è stato molto
più grande della delusione per l’ennesimo tentativo fallito. La Torres ha
comunque battuto l’Atalanta Under 23 per 2-1, ma è stata costretta a dire
addio ai playoff dopo la pesante, bruciante, indecorosa sconfitta
dell’andata a Caravaggio. Sono comunque state due stagioni meravigliose
quelle che ci ha regalato la Torres. Due stagioni in cui i rossoblù sono
arrivati secondi dietro la corazzata Cesena e in quest’ultima terzi dietro la
concreta Entella e la fortissima Ternana. Due piazzamenti che ci hanno
fatto sognare a occhi aperti ma che non si sono concretizzati. Dispiace
assai, ma ce ne faremo una ragione. Peccato che la chiusura di quest’anno
sia stata così dura: non se la meritava la società una batosta così pesante a
Bergamo e le critiche e gli striscioni esposti al “Vanni Sanna”. Una società
che ha tirato su la Torres dal baratro, che l’ha fatta crescere in maniera
esponenziale e che ha fatto sognare a lungo la città. Non le merita quelle
accuse, quei cori e quelle critiche una società che ha fatto capire a chiare
lettere di voler portare la Torres in Serie B. Non c’è riuscita l’anno scorso,
non c’è riuscita quest’anno ma sono certo che non si arrenderà e ci proverà
ancora. Perché l’entusiasmo dei giorni belli e purtroppo le lacrime di
questo finale così doloroso non possono che essere da stimolo per
migliorare e continuare a crederci. Magari con l’aiuto concreto di altri
imprenditori locali che per decenni hanno solo preso, e tanto, da Sassari e
non hanno mai dato nulla alla città. Basterebbe poco, basterebbe affiancare
questo gruppo di giovani volenterosi ed entusiasti per costruire un progetto
vincente.
Questo finale così doloroso segna anche la fine di un percorso per una
squadra che ha fatto sognare. Una squadra che ha fatto una chiusura ingloriosa.
Quel 7-1 rimediato a Caravaggio contro l’Atalanta
resterà per sempre nella storia centenaria della Torres. Una macchia
indelebile, una batosta dalla quale però bisogna risollevarsi. Anche se sarà
dura, molto dura.
La Torres contro l’Atalanta ha mostrato di avere tutte le carte in regola per
puntare in alto, ma la disfatta di Caravaggio era ancora nella testa dei
giocatori che comunque hanno giocato una buona partita riuscendo a
superare una squadra di grande qualità. Tutti i giocatori scesi in campo si
sono impegnati allo spasimo, hanno anche provato a ribaltare la situazione
troppo compromessa dell’andata e hanno anche segnato 4 gol: due validi e
altri due annullati, almeno uno ingiustamente visto che non c’era stato
alcun fallo sul portiere ospite.
Peccato che la chiusura sia stata peggiore del previsto con il tecnico
Alfonso Greco. Da molto tempo era nel mirino e la disfatta di Caravaggio
ha distrutto completamente il suo rapporto con la Sassari sportiva. Il
tecnico a fine gara non si è neppure presentato in sala stampa, lasciando a
un affranto Daniele Giorico, che tra l’altro non è sceso in campo in questi
play off, il compito di confrontarsi con i giornalisti.
E così non è stato possibile chiedere al tecnico come mai al posto
dell’infortunato Mastinu non ha mandato in campo il fresco Michele
Carboni. E perché ha sostituito Varela che in quest’occasione si era
finalmente presentato in campo in versione “Ho voglia di spaccare il
mondo” ed era ancora fresco dopo aver seminato il panico nella
retroguardia atalantina e aver anche realizzato tre gol e un assist. E
ancora: perché ha tolto l’esuberante Masala per far entrare in campo uno
spento Scotto. Tutte domande destinate a rimanere senza risposta, così
come tante altre alle quali sarebbe stato interessante sentire le risposte
dell’allenatore dopo la disfatta di Caravaggio. Peccato chiudere così il
rapporto con la Torres e la città dopo l’amore sbocciato per gli ottimi
risultati conseguiti nei campionati in cui Alfonso Greco ha guidato la
Torres.
ZACCAGNO 6: neppure una parata. Ha guardato la partita e si è
destreggiato alla grande con i piedi rilanciando l’azione con sapienza. Ha
preso un gol imparabile al tramonto della partita, ma meritava di tenere la
porta inviolata anche perché fino a quel momento l’Atalanta non si era
neppure avvicinata alla porta rossoblù.
IDDA 6,5: grande partita del difensore algherese che ha annullato il suo
avversario diretto ed è stato l’unico a fare legna rispondendo per le rime
alle cattiverie dei giovani atalantini. Perché era stato lasciato fuori a
Caravaggio vista l’ottima condizione fisica?
ANTONELLI 7: il solito gigante. Dopo qualche logico tentennamento
iniziale, ha guidato la difesa con sapienza e si è reso protagonista di alcuni
interventi da vero gladiatore. Un muro invalicabile. Da clonare.
FABRIANI 6: sempre sicuro in fase di copertura, meno concreto in fase
propositiva ma dalla sua parte non è passato nessuno. Una certezza per il
futuro della Torres.
ZECCA 6: è partito in sordina, ma con il passare del tempo ha cominciato
a galoppare sulla fascia come ai bei tempi mettendo in difficoltà il
centrocampo atalantino. Una certezza per il futuro.
LIVIERO 6: ha spinto come un forsennato sulla fascia sinistra finche il
fiato gliel’ha permesso e dai suoi piedi sono partite numerose azioni
pericolose.
BRENTAN 6,5: sicuro in ogni giocata perché era più tranquillo di
domenica a Caravaggio visto che sulla sua linea ad aiutarlo e a scambiarsi
la posizione c’era sempre Masala. Un altro ottimo prospetto per il futuro.
MASALA 6,5: esuberante e volenteroso. Ha corso a tutto campo. Ha
assistito i compagni del centrocampo e ha anche cercato la conclusione
senza fortuna. È in forma e quindi non si capisce come mai a Caravaggio
sia stato lasciato in panchina.
MASTINU 6: è stanco dopo una stagione pesante, ma non si è risparmiato.
Ha corso su tutto il fronte dell’attacco, ha gestito il gioco con la consueta saoienza.
Poi ha fatto un assist, da spellarsi le mani per gli applausi, a
Varela per il secondo gol della punta. È uscito dopo aver preso una brutta
botta. Non è più un ragazzino ma le sue qualità eccelse saranno ancora utili
alla Torres del futuro.
ZAMPARO 6: sarebbe stato bello vederlo all’opera in questi playoff
perché finalmente ha dimostrato di che pasta ha fatto. Merita un’altra
chance perché ha grandi qualità.
VARELA 7: una partita strepitosa. Ha segnato 3 gol, uno dei quali
annullato ingiustamente. Ha fatto un assist delizioso per il gol di Zamparo
annullato per un suo fuorigioco millimetrico scoperto inopinatamente dal
Var. Comunque, una grande partita. Generoso e concreto.
NANNI 6: è entrato nel finale, non ha fatto nulla di trascendentale ma ha
fatto sentire la sua presenza in attacco mettendo in difficoltà l’intera
retroguardia atalantina. Merita di continuare a indossare la maglietta della
Torres.
FISCHNALLER 6: ha provato ad accendersi nel finale, ma non ha trovato il
guizzo vincente. La maglia rossoblù gli deve restare indosso anche nella
prossima stagione.
SCOTTO, CASINI, ZAMBATARO: sono entrati nel finale ma la loro
presenza è stata impalpabile.
GRECO 5: il voto al tecnico è per tutta la stagione. Tra alti e bassi. durante
il campionato aveva anche sfiorato la media del 7, ma nei playoff ha
rovinato tutto con scelte di formazione incomprensibili e cambi ancora più
cervellotici. A dire il vero, per quanto riguarda i cambi, anche durante la
stagione aveva più volte fatto storcere il naso a tutti, ma era comunque
riuscito a portare a casa il risultato e alla fine un sofferto terzo posto. Nei
play off invece ha sbagliato tutto: dalla formazione senza senso schierata a
Caravaggio contro l’Atalanta con un solo incontrista a centrocampo e tre
difensori lasciati in balia delle furie nerazzurre, al ritardo nei cambi per un
più che logico cambiamento di modulo in difesa che sarebbe stato
indispensabile per contrastare le folate offensive degli atalantini.
Per cercare di rendere meno pesante la sconfitta. Invece è stata una disfatta totale,
senza reazione, che ha fatto male a tutti: alla squadra, alla società e ai
tifosi. Anche al ritorno, dopo un inizio promettente si è esibito in cambi al
limite dell’incredibile preferendo far giocare Casini anziché il giovane e
talentuoso Carboni al posto dell’infortunato Mastinu. E richiamando in
panchina uno strepitoso e mai così ispirato Varela e un altrettanto positivo
e ancora volenteroso Masala spegnendo così l’esuberanza della squadra in
attacco. Lui l’ha vista così e il calcio è bello anche per questo. Dispiace
che sia uscito tra i fischi. Avrebbe meritato un saluto migliore dopo gli
ottimi anni trascorsi alla guida della Torres. Ma dopo la disfatta di
Caravaggio non era proprio possibile. In bocca al lupo comunque, Alfonso
ci hai fatto sognare per alcune stagioni.