Sassari. Dal prossimo 30 giugno, potrebbe interrompersi un servizio essenziale che da quasi vent’anni garantisce la distribuzione domiciliare di farmaci a migliaia di pazienti nel territorio dell’ASL 1 di Sassari. È quanto segnalano quattro farmaciste della cooperativa sociale CTR ONLUS, che da anni operano all’interno del Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) dell’azienda sanitaria.
In una lettera firmata dalle dottoresse Anna Maria Letizia Carboni, Maria Desolina Filigheddu, Maria Giovanna Scanu e Grazia Maria Sechi, le professioniste raccontano la loro esperienza e manifestano forte preoccupazione per il futuro del servizio e della loro occupazione. Con un’anzianità media di 15 anni, le farmaciste spiegano come il loro ruolo sia cruciale per assicurare la continuità terapeutica di pazienti spesso affetti da gravi patologie o con disabilità, mediante la dispensazione quotidiana di farmaci, dispositivi medici e terapie complesse.
Il contratto d’appalto in essere tra l’ASL 1 e la cooperativa CTR è in scadenza il 30 giugno, e, secondo le informazioni raccolte, dal 1° luglio entrerà in vigore una nuova modalità gestionale basata sull’accreditamento di diversi soggetti, tra cui la stessa CTR. Tuttavia, i requisiti di accreditamento attualmente previsti dalla Regione Autonoma della Sardegna non includerebbero più, tra le attività affidate agli accreditati, la preparazione e consegna dei farmaci e dei presidi.
Una scelta, sottolineano le firmatarie, che potrebbe determinare non solo la perdita del lavoro per figure altamente specializzate, ma anche un potenziale disservizio a danno di circa 2.500 pazienti in carico all’ADI nel territorio di Sassari, Alghero e Ozieri. “Il calendario di allestimento dei farmaci è organizzato nei minimi dettagli – si legge nella lettera – e anche un solo giorno di ritardo può avere conseguenze rilevanti sulla continuità delle terapie.”
Nel corso degli anni, il gruppo di farmaciste ha sviluppato un articolato sistema di collaborazione con medici di base, specialisti e ospedali, anche extraregionali, specie per quanto riguarda i pazienti pediatrici. “La nostra attività – affermano – non si limita alla logistica. Seguiamo piani terapeutici complessi e instauriamo rapporti diretti con famiglie e caregiver, in un clima di fiducia costruito nel tempo.”
Infine, le professioniste esprimono incertezza per il proprio futuro occupazionale. “Non sappiamo se dal primo luglio saremo ancora impiegate o se dovremo unirci alla già vasta platea di disoccupati. Il fatto che ciò possa avvenire per mano di un ente pubblico aggiunge amarezza alla nostra preoccupazione.”
La redazione accoglie e diffonde con attenzione questa segnalazione, nella convinzione che il dibattito su temi come il diritto alla salute, la qualità dei servizi territoriali e la tutela del lavoro meriti spazio e ascolto pubblico.