Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo questo intervento che Cosimo Filigheddu, giornalista, scrittore e commediografo, ha postato sul suo profilo Facebook. Speriamo che possa essere lo spunto per un dibattito più ampio che Sassari Notizie sarà lieta di ospitare. Chi volesse partecipare può inviare il suo testo a redazione@sassarinotizie.com
di Cosimo Filigheddu
E chi lo sa come finirà? Nella giornata di piazza Tola con Landini mi sono però convinto che più gente andrà a votare e meglio sarà, quorum o non quorum. Qualcosa in materia di coscienza e di ribellione comunque la otterremo. E mi ha colpito il modo in cui il sindaco Mascia ha inserito il problema di Predda Niedda. Si parlava di lavoro e di inclusione, di un mondo sempre più di pochissimi tolto ai moltissimi, eppure Mascia è riuscito a parlare di questo mostro sassarese di periferia senza andare fuori tema, anzi, buttandolo lì tra i grandi nostri temi.
Ha detto che pure con tutto il rispetto da osservare per le persone che lavorano da quelle parti, bisogna che Predda Niedda diventi Sassari. Il primo passo è farla amministrare dal Comune e non dalla Regione. Fa parte della linea neo campanilista di questa amministrazione, cioè rivendicare i diritti senza le volgarità ultra identitarie anti cagliaritane o anti galluresi. Ricordare in sostanza che Sassari è una delle gambe del tavolo sardo, se la rompi si rovescia il tavolo.
E perché Predda Niedda? Già il nome è evocativo, fa pensare alle periferie delle città dark di Tolkien. Predda Niedda è una zona industriale extraurbana divenuta in pochi anni, in base all’istituto della “deroga”, un’immensa zona commerciale che assume l’aspetto di un pachidermico parassita che succhia la città.
Per me è il punto centrale del racconto urbanistico degli ultimi quaranta e forse più anni sassaresi. Di questi è il più grande errore. Predda Niedda ha creato un rapporto tra superficie commerciale e numero di abitanti tra i più alti in Italia, la grande distribuzione ha provocato una separazione tra abitazioni e negozi, distruggendo il più importante degli equilibri urbanistici.
Ma quanto avvertiamo, noi cittadini, la sofferenza di questo squilibrio che dissangua la città e quanto invece godiamo di questo simulacro di centro urbano che i centri commerciali ci offrono? Grandi “corridoi” coperti che simulano le vie con i negozi che si affacciano ai lati, posteggi inesauribili, fast food e take away quanto ne volete. Posti senza storia, uno zombie di città che però attira migliaia di cittadini che fuggono la vera città e che si aggirano nella grande distribuzione per goderne il misterioso fascino anche quando non hanno programmato alcun acquisto particolare.
Un mostro che ci ha reso mostri. E con la parola “mostro” non intendo dare alcun giudizio estetico, ma evidenziare il carattere di creatura anomala e portentosa di questa extra Sassari.
Una brutta storia basata in fondo sull’antica assenza di un vero progetto urbanistico. Non ci sono state consistenti zone di espansione o massicci piani di recupero di zone degradate, i costruttori edili si sono sentiti condannati all’inattività. E quindi si sono buttati su Predda Niedda, inventandosi ogni volta, insieme alla politica di turno, la nuova area, il nuovo capannone, i nuovi finanziamenti per costruirlo e il nuovo inquilino.
Questo è ciò che Mascia, in una manifestazione come quella con Landini, dedicata a una nuova coscienza di noi, ha detto di volere cambiare. Spero che ci riesca.