Cagliari. Prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico tempestiva e uniforme sul territorio: sono i cardini del nuovo Piano regionale triennale per le demenze e l’Alzheimer, approvato nell’ultima seduta della Giunta regionale della Sardegna.
«In questo modo intendiamo dare una risposta concreta ai bisogni dell’età adulta – spiega l’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi –. La prevalenza delle patologie neurodegenerative, come la demenza senile o l’Alzheimer, cresce in modo esponenziale con l’avanzare dell’età. In una regione longeva come la nostra, questo si traduce in una prevalenza dell’8% nella popolazione over 65, pari a 30.337 casi».
Il piano, valido per il triennio 2024-2026, individua le aree prioritarie di intervento e assegna all’Azienda Regionale della Salute (ARES) il compito di attuarlo, destinando le risorse sul territorio. A disposizione ci sono 1 milione e 200 mila euro, provenienti dal riparto del Fondo nazionale per l’Alzheimer e le demenze, che saranno impiegati nei Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD) presenti nelle aree delle ASL, delle Aziende ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari, e presso l’ARNAS Brotzu.
Il documento è stato elaborato in collaborazione con il Tavolo tecnico regionale per il monitoraggio delle attività del Fondo Alzheimer e condiviso con tutti i soggetti del sistema sanitario regionale impegnati nel settore. Sono tre le principali aree di intervento individuate, pensate per rispondere in modo concreto alle criticità nella diagnosi e nella gestione dei pazienti affetti da disturbi neurocognitivi.
«La prima area – spiega Bartolazzi – riguarda il potenziamento della diagnosi precoce del disturbo neurocognitivo minore. La fase pre-demenza è quella più indicata per attuare interventi in grado di rallentare o prevenire l’evoluzione della malattia. È noto che uno stile di vita sano, il mantenimento di buone relazioni sociali e il benessere psicologico, anche attraverso training cognitivi, possono contribuire a ritardare il decorso della patologia».
La seconda area di intervento mira a evitare che i pazienti arrivino nei centri solo in fase avanzata di demenza. «Troppi casi si presentano in uno stadio già grave della malattia – sottolinea l’assessore –. È quindi necessario attivare un modello integrato che coinvolga in modo strutturato tutta la rete sanitaria e socio-sanitaria, a partire dalle cure primarie. Intendiamo promuovere programmi di formazione e aggiornamento rivolti ai medici di medicina generale, focalizzati sul riconoscimento dei primi sintomi. In questo modo i pazienti potranno essere indirizzati in modo tempestivo al centro distrettuale di riferimento, dove riceveranno una valutazione neuropsicologica di secondo livello e una diagnosi accurata, utile per la definizione di una terapia mirata».