Il mercato del credito in Sardegna continua a mostrare segnali di rigidità e selettività, penalizzando soprattutto le imprese di piccole dimensioni. Secondo il nuovo report del Centro Studi di CNA Sardegna, tra gennaio 2022 e luglio 2025 i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti sono diminuiti del 14,2%, mentre quelli alle aziende più grandi sono cresciuti del 5,1%.

Nonostante un leggero recupero del volume complessivo dei finanziamenti – saliti a 7,8 miliardi di euro dopo tre anni di cali – la crescita riguarda quasi esclusivamente le attività più strutturate. Le micro e piccole imprese restano quindi escluse o fortemente limitate nell’accesso al credito.

Tassi tra i più alti del Paese

La Sardegna si conferma tra le regioni italiane dove il denaro costa di più.

Per i prestiti a breve termine (liquidità), il tasso medio annuo si attesta al 6,8%, superato solo da Calabria e Molise.

Per i finanziamenti destinati agli investimenti, il tasso medio è 4,9%, alle spalle di Calabria e Basilicata.

Un quadro che riflette un mercato sempre più selettivo, con pochi intermediari attivi e spread ancora elevati.

Credito “più pulito”, ma meno diffuso

A fronte di tassi elevati, il rischio di deterioramento dei prestiti è in calo: nel secondo trimestre 2025 il tasso è sceso allo 0,8%, contro l’1,0% della media nazionale. Un dato positivo solo in apparenza, spiega la CNA, perché potrebbe derivare da una maggiore prudenza delle banche, che riducono l’esposizione verso le imprese più fragili.

CNA: “Serve più fiducia e sostegno alle PMI”

“Le banche – commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale di CNA Sardegna – stanno operando una selezione stringente delle controparti, concentrando i prestiti sulle aziende più solide e mantenendo condizioni onerose anche per quelle affidabili. Si tratta di un credit crunch selettivo che rischia di bloccare gli investimenti e frenare l’innovazione.”

Secondo la CNA, se questa dinamica dovesse proseguire, “potrebbe accentuare la vulnerabilità strutturale del sistema produttivo isolano, riducendo la capacità delle PMI di competere e crescere”.