Sassari. L’albero di Natale realizzato ad Alghero, nella tradizionale postazione di Porta Terra, sta suscitando nella cittadina catalana un acceso dibattito fra coloro ai quali non piace e i pro-albero. Pubblichiamo di seguito le riflessioni di Enrico Daga che, a nostro parere, vogliono dare un pacato e ragionato punto di vista sulla querelle, con l’innegabile pregio di ricordare a tutti che per capire le cose occorre, spesso e volentieri, andare oltre la stretta apparenza.
Poi, naturalmente, le cose possono piacere o non piacere.
E se ci fermassimo un momento a guardare oltre la superficie?
L’abete, nella tradizione cristiana, è simbolo di vita eterna, di speranza che non si spegne, di una comunità che resta in piedi anche quando il mondo si fa più freddo.
È sempreverde: attraversa le stagioni senza perdere forza.
Forse è per questo che è al centro dell’installazione non come oggetto da coprire di festoni, ma come cuore pulsante del tutto.
La struttura lo avvolge senza sovrastarlo, lo accompagna e lo fa parlare.
E se i colori della “silhouette in ferro” fossero stati scelti non come vezzo estetico, ma per richiamare i colori della pace, per lanciare un messaggio gentile ma deciso in un tempo attraversato da conflitti globali?
Qualcuno nota che le luci sono più basse, più fioche.
È vero.
E se fosse una scelta?
E se, in un mondo pieno di rumori, l’artista avesse preferito una luce che non abbaglia, ma invita alla calma, alla misura, alla contemplazione?
Una luce che non compete ma accompagna?
Certo, quando una città prova a cambiare, a uscire dall’abitudine, a sperimentare linguaggi nuovi, non può piacere a tutti.
Ma questo è il segno che la città è viva, che non si accontenta di ripetere ciò che ha già fatto, che sa osare.
Se guardo solo la forma, vedo un albero.
Se guardo il senso, vedo un messaggio:
Alghero non ha paura di cambiare, di cercare nuovi modi per raccontarsi, di tenere accesa la luce anche quando tutto sembra rallentare.
E ora permettetemi una cosa, detta col sorriso ma anche con un po’ d’orgoglio:
sfido chiunque a trovare, nelle piazze italiane, un albero che esca davvero dal copione dei festoni e sia paragonabile al nostro.
Perché questo non è solo un allestimento:
è il segno di una comunità che sperimenta, che si rimette in discussione, che si reinventa ogni volta.
Gli algheresi sono così: tumultuosi, sfidanti, frizzanti.
Capaci di discutere per un albero, certo, ma soprattutto capaci di trasformare ogni discussione in un’occasione per crescere.
Alla fine, più che parlare dell’albero, questo Natale parla di noi.
Dopotutto, se non è l’arte a farci riflettere… cosa può farlo?
Enrico Daga
