Una sala gremita di sardi, che hanno applaudito a più riprese i momenti musicali della serata. Ma è stata ancora una volta l’occasione per ritornare su un fenomeno, lo spopolamento dei piccoli comuni della Sardegna, che se non viene subito arginato con efficacia porterà conseguenze devastanti per l’intera isola. Venerdì 27 gennaio la Fondazione Maria Carta era in Lombardia per il primo evento del progetto “Freemmos” fuori dalla Sardegna dopo la pausa per la pandemia, che aveva costretto a limitare il calendario delle iniziative al territorio regionale. La serata “Freemmos – Liberi di restare”, promossa a Cinisello Balsamo (Milano), nell’auditorium di piazza Sacra Famiglia, in collaborazione con il Coordinamento Centro Nord della Fasi (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), era infatti dedicata al tema del ripopolamento dei comuni della Sardegna e al più ampio problema del calo dei residenti nelle piccole comunità, che ormai interessa, con differenti modalità, vaste aree anche della Penisola e dell’intero continente europeo.

Il progetto “Freemmos”, che dal 2017 punta a sensibilizzare cittadini e amministratori non solo locali, è stato ancora una volta presentato riproponendo una formula consolidata che consiste nell’alternare momenti di riflessione a spazi dedicati alla musica della Sardegna. Si sono esibiti la cantante Maria Giovanna Cherchi e il duo Fantafolk (Andrea Pisu, launeddas, e Vanni Masala, organetto), a cui si è aggiunta una rappresentanza del Gruppo folk Città di Tempio. Una serata che ha riscosso il plauso non solo del pubblico, costituito in gran parte, come detto, da sardi emigrati in Lombardia, ma anche delle istituzioni locali. Insieme a Leonardo Marras, presidente della Fondazione Maria Carta, a Bastianino Mossa, presidente della Fasi, a Carlo Casula, presidente del Coordinamento Centro Nord della Fasi, e di Giuseppe Tocco, presidente del Circolo dei Sardi di Cinisello, era infatti presente Daniela Maggi, assessora comunale alla Cultura e all’Identità, che si è complimentata per l’organizzazione e per la qualità e l’intuizione del progetto, che non va rivolto solo alla Sardegna ma anche al resto del Paese. Sono stati proiettati inoltre il docufilm e la canzone-inno di Freemmos, oltre a una applauditissima versione di “Non potho reposare” eseguita da diversi artisti sardi.

Una collaborazione con la Fasi che quindi si consolida ulteriormente. «Siamo soddisfatti per il grande interesse che le nostre iniziative registrano ovunque andiamo. L’auspicio è che seguano poi i fatti, perché lo spopolamento è davvero un’emergenza e bisogna correre ai ripari senza indugio», ricorda il presidente della Fondazione Maria Carta, Leonardo Marras. Molto positivo anche il giudizio del presidente della Fasi, Bastianino Mossa.

Freemmos e il tema dello spopolamento vanno portati all’attenzione di tutta Italia. Le piccole comunità, non solo quelle sarde, devono infatti sopravvivere e per farlo hanno bisogno della consapevolezza e dell’impegno di tutti.

 

Il progetto Freemmos. I numeri sono impietosi: ben 85mila residenti persi nell’ultimo decennio, una trentina di paesi destinati a scomparire nei prossimi 40/60 anni. Al 2022, secondo i dati dell’Istat, in Sardegna ci sono un milione e 587mila residenti; solo dieci anni fa l’isola aveva raggiunto il suo massimo storico, con un milione e 670mila abitanti. Occorre attirare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica su un fenomeno che, se non arginato, nel giro di poco tempo avrà una portata dirompente. Una vera e propria emergenza spopolamento che sta investendo la Sardegna e sulla quale la Fondazione Maria Carta vuole tenere accesi i riflettori, con l’obiettivo di stimolare il dibattito, sviluppare riflessioni e favorire analisi, utili a trovare soluzioni adeguate. È nato così nel 2017 il progetto ‘Freemmos’, il cui nome unisce in un neologismo il termine inglese ‘Free’ e la parola sarda ‘Frimmos’ (fermi), per rappresentare in maniera rapida e diretta la libertà di restare, di poter scegliere di non andare via. Gli eventi organizzati nelle comunità toccate nel tempo dalle varie tappe di Freemmos mettono quindi insieme l’aspetto culturale e musicale con la discussione su cosa fare e come intervenire contro lo spopolamento.