Lo abbiamo ripetuto in questi mesi, chiedendo che fine avessero fatto i nove milioni di euro per abbattere le liste di attesa in sanità, annunciati da Nieddu a settembre e confermati da Doria a dicembre. Avevamo segnalato come fosse urgente metterli a disposizione dei cittadini sardi. Ora dalla Corte dei Conti nazionale arriva la conferma di quello che temevamo: la nostra Regione è penultima nella classifica della spendita delle risorse aggiuntive per le liste di attesa.” – cosi Salvatore Sanna Presidente di Acli salute a commento dei dati della Corte dei Conti.

A parte la disastrosa performance della Regione Sardegna, che tra l’altro era terzultima anche nella classifica di erogazione dei LEA nel 2021 pubblicata qualche giorno fa dal ministero della salute, quello che emerge dai dati è che la Sardegna doveva spendere questi soldi entro il 31 dicembre 2022. Non avendolo fatto li ha probabilmente persi. Se fosse così sarebbe gravissimo perché sono risorse che servivano per recuperare interventi chirurgici ordinari, screening tumorali e, soprattutto, visite e prestazioni diagnostiche, mammografie, risonanze, Tac.

Come si possa, irresponsabilmente, perdere risorse aggiuntive che potevano essere utilizzate per potenziare il pubblico e con esso il privato accreditato rimane una domanda senza risposta. Noi pensiamo che una delle cause di questa ingiustificabile inerzia sia legata alla sostituzione di chi si occupava proprio di organizzare la spesa per abbattere le liste di attesa. Una scelta che, come tante altre, si è rivelata poco lungimirante e deleteria.

E dire che quando denunciavamo e chiedevamo conto della mancata spendita delle risorse per abbattere le liste di attesa ci trovavamo di fronte a risposte elusive che richiamavano responsabilità pregresse a fronte invece di una evidente incapacità attuale. Forse dovremo aspettarci anche in questo caso che da parte dell’assessore dalla sanità si mettano in dubbio i dati e il metodo scientifico utilizzato per rilevarli, così come incredibilmente avvenuto proprio in questi giorni per il rapporto Crenos.

Chiediamoconclude Sannache almeno questa volta non ci siano scuse e dichiarazioni fuorvianti, ma un’assunzione di responsabilità ed una immediata ricognizione delle risorse aggiuntive per verificare di poterle recuperare nel secondo semestre del 2023. Di tempo, e di risorse economiche, ne sono state perse anche troppe.