Presentata oggi a Cagliari agli imprenditori sardi la declinazione territoriale dell’accordo tra Confindustria e Intesa Sanpaolo, nell’ambito di un incontro che ha messo in luce le prospettive economiche del territorio e le leve per la crescita. Siglato nell’ottobre 2021, in una congiuntura economica ancora condizionata dalla pandemia, il protocollo nazionale allora sottoscritto dal Presidente di Confindustria Carlo Bonomi e dal CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, individuava alcuni strumenti utili per affrontare la crisi. Oggi l’Associazione di rappresentanza delle imprese manifatturiere e di servizi e il Gruppo bancario rafforzano la collaborazione in un contesto diverso, ponendo l’accento sul tema della transizione sostenibile, dell’indipendenza energetica e della digitalizzazione delle pmi.

Ad aprire i lavori, i saluti di Antonello Argiolas, Presidente Confindustria Sardegna Meridionale e di Maurizio de Pascale, Presidente Confindustria Sardegna. Anna Roscio, Executive Director Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo, ha illustrato il percorso congiunto banca-associazione. Stefano Cappellari, Direttore Regionale Piemonte Nord, Valle D’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo, è entrato nel merito dell’attuazione territoriale del protocollo.

Emanuele Orsini, Vice Presidente per il Credito, la Finanza e il Fisco di Confindustria e Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, si sono confrontati nel dibattito finale su competitività, innovazione e sostenibilità. Sono i tre driver indicati dal protocollo per promuovere l’evoluzione del sistema produttivo in coerenza con le linee guida del PNRR, ponendo al centro della collaborazione azioni a supporto delle aziende in ambito di digitalizzazione e innovazione, rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale, potenziamento delle filiere e sostenibilità.

Inoltre, con il recente programma ‘Motore Italia Transizione Energetica’, Intesa Sanpaolo ha approntato una serie di iniziative per incentivare gli investimenti in energia da fonti rinnovabili e favorire i processi di autonomia energetica delle imprese italiane aumentandone la competitività e generando benefici economici, ambientali e sociali.

 Il contributo di analisi economica è stato curato da Giovanni Foresti, economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

 DICHIARAZIONI

Emanuele Orsini: Le aziende italiane si sono indebitate per oltre 300 miliardi per fare fronte alla pandemia e al caro-energia e il forte aumento dei tassi determinato dalle recenti decisioni della Bce crea tensioni finanziarie alle imprese e rappresenta un grosso freno ai nuovi investimenti, in un momento storico in cui costituiscono una leva centrale per portare avanti con successo la transizione green e digitale in atto. Per questo è essenziale alleviare le tensioni attraverso operazioni di rinegoziazione e allungamento dei prestiti, lavorando per una maggiore flessibilità nelle regole europee. E in questo quadro la collaborazione banca-impresa diventa un tassello fondamentale per portare avanti soluzioni comuni in grado di dare sollievo a imprese e famiglie e scongiurare la spinta restrittiva su investimenti e consumi e quindi una frenata dell’economia. Con questa consapevolezza Intesa Sanpaolo e Confindustria lavorano da anni insieme a supporto della crescita delle imprese e l’accordo che abbiamo presentato oggi si pone come obiettivo proprio il sostegno alle imprese nella transizione sostenibile, nella digitalizzazione e nell’indipendenza energetica”.

Stefano Barrese: Il nostro Paese ha bisogno di investimenti per garantire competitività e sviluppo. Confindustria e Intesa Sanpaolo condividono questa esigenza e offrono soluzioni concrete e modulabili per le nuove esigenze delle imprese. Abbiamo già avuto la riprova che nella complessità possono emergere soluzioni ed opportunità. Se siamo riusciti ad affrontare emergenze come la pandemia o la crisi energetica conseguente al conflitto russo-ucraino è grazie anche al coraggio delle aziende e alla collaborazione tra banca e sistema imprenditoriale.  L’accordo con Confindustria punta a garantire un accompagnamento congiunto e il sostegno finanziario necessario per realizzare piani di crescita, di innovazione e di transizione energetica nell’ottica della sostenibilità. In particolare, per gli imprenditori sardi il credito disponibile è di 3 miliardi di euro rispetto ai 150 messi a disposizione a livello nazionale”.

Antonello Argiolas: “L’alleanza tra banche e imprese si configura come un elemento strategico fondamentale per il funzionamento di ogni economia moderna. L’accordo tra Confindustria la più importante organizzazione datoriale in Italia e, Intesa Sanpaolo la più grande Banca italiana è un perfetto esempio di collaborazione. Le nostre imprese associate che hanno affrontato un lungo periodo di fortissime difficoltà, (pandemia, aumenti delle materie prime, aumento dei costi energetici) sono riuscite in qualche maniera a superarle dimostrando una grande resilienza, si trovano ora ad affrontare una nuova sfida: quella della transizione ambientale e digitale. Transizione necessaria alla luce della complessità dei nuovi scenari geopolitici e climatici che stiamo affrontando. Le imprese purtroppo si trovano oggi ad operare in un contesto reso ancora più complesso, dall’incremento repentino e significativo dei tassi di interesse che si è avuto negli ultimi mesi a partire dallo scorso settembre. Questa situazione complica e scoraggia la realizzazione di nuovi investimenti proprio nel momento in cui essi avrebbero dovuto correre per recuperare il tempo perso e rispettare i vincoli delle scadenze del PNRR.  PNRR un’opportunità imperdibile per le nostre imprese per aggiornare i modelli di business e conseguire una crescita significativa, aumentando la propria competitività. In questo senso, il PNRR si configura come una leva strategica fondamentale da sfruttare appieno. È fondamentale quindi lavorare tutti insieme per creare un ambiente favorevole all’innovazione, all’accesso al credito e alle opportunità di finanziamento per le imprese, in modo da consentire loro di realizzare appieno il proprio potenziale e di contribuire in modo significativo alla crescita economica della regione”.

Maurizio de Pascale: “A distanza di tre anni dal lockdown e con poco più di un anno trascorso dall’inizio del conflitto russo-ucraino, la situazione economica del sistema produttivo sardo non ha ancora raggiunto i livelli pre-pandemia. E strumenti come quelli messi a disposizione dall’accordo tra Confindustria e Intesa Sanpaolo sono diventati essenziali per sostenere e supportare le esigenze delle imprese di tutte le dimensioni, ma in particolare delle PMI, che costituiscono l’ossatura del sistema produttivo locale. È di cruciale importanza poter affiancare e accompagnare queste imprese durante la transizione tecnologica e ambientale. In questo quadro anche le ZES costituiscono un volano di potenziale di sviluppo per il nostro territorio ed è per questo che bisogna renderle rapidamente operative rafforzando la collaborazione tra pubblico e privato. Attraverso questa collaborazione è possibile, infatti, creare un tessuto produttivo green, sostenibile e favorevole all’innovazione e all’adozione di nuove tecnologie, consentendo alle imprese di rimanere competitive sui mercati nazionali ed internazionali”.

 Anna Roscio: “Questo appuntamento rafforza l’accordo che abbiamo siglato con Confindustria a fine 2021. L’obiettivo è aiutare le nostre imprese nel rafforzare ulteriormente il processo di digitalizzazione, transizione sostenibile ed energetica, oltre alla crescita dimensionale. Temi a cui si aggiunge l’importanza delle capacità manageriali e delle nuove competenze. Le nuove sfide per le imprese si giocano infatti nella capacità di miglioramento della propria competitività e produttività, facendo leva sulla sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Il nostro obiettivo è anche incentivare l’indipendenza energetica delle imprese agevolando gli investimenti nelle rinnovabili e nelle comunità energetiche rinnovabili, ancor più importanti nelle situazioni insulari dove l’approvvigionamento è difficile e costoso”.

 Stefano Cappellari: “Dal nostro lavoro sul territorio emerge, pur in un contesto complesso, una positiva determinazione dell’imprenditoria sarda.  Nel 2022 abbiamo osservato un buon andamento dell’export, che ha realizzato un +58,8% rispetto ai livelli pre-Covid del 2019. Anche il primo trimestre 2023 è in crescita del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2022, in particolare nei settori prodotti in metallo, agroalimentare e meccanica, e senza considerare il petrolifero. Il Pnrr rappresenta la più grande opportunità per realizzare un vero rilancio, stiamo lavorando per mettere in connessione i grandi progetti con il tessuto economico-produttivo, con uno sguardo particolare alle progettualità connesse alla logistica, facendo leva sulle ZES”.

IL SISTEMA PRODUTTIVO SARDO
A cura della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo

L’economia sarda è caratterizzata da un peso elevato del terziario e, al contempo, è in grado di esprimere alcune eccellenze anche nel manifatturiero, nell’agricoltura e nelle costruzioni.

Nel terziario spicca il turismo: le imprese della regione appartenenti a questo settore (13mila e 500) rappresentano il 9,3% del totale. Il territorio, nel pre-COVID, accoglieva ogni anno quasi 16 milioni di turisti (15.834.400 nel 2019); nel 2022 le presenze di turisti sull’isola hanno superato i livelli 2019 del 3,5% arrivando a contare 16.387.887 presenze. Oltre la metà delle presenze turistiche si concentra in provincia di Sassari, che comprende tutto il nord dell’isola, inclusa la Costa Smeralda. Al secondo posto si trova la provincia di Nuoro con 2,9 milioni di presenze turistiche, che comprende la costa est; segue a ruota la provincia del Sud Sardegna (2,55 milioni di presenze); più distaccata la provincia di Cagliari (1,75 milioni di presenze) e Oristano (poco più di 800mila). È ancora poco diffuso il turismo nelle località non costiere (l’88% delle presenze si dirigeva verso località marine, dato più alto sia della media nazionale che del Mezzogiorno) e al di fuori della stagione estiva (tra maggio e settembre si concentrava quasi la totalità delle presenze turistiche). Il 53% delle presenze nel 2022 riguarda turisti italiani, il 47% stranieri. L’offerta turistica si rivolge a un target medio-alto: oltre l’85% delle strutture ha da 3 stelle in su, in particolare le categorie 4 stelle e 5 stelle hanno un’incidenza maggiore sul totale rispetto alla media italiana (rispettivamente 54,3% e 8,1% per la Sardegna e 37,1% e 4% per l’Italia).

Anche l’agricoltura e l’allevamento hanno un peso rilevante sul territorio. Si contano circa 35 mila imprese agricole, con una rappresentatività sul totale nazionale del 4,9% e con un peso sul totale delle imprese sarde del 24,2% (dati 2022). Questo settore in Sardegna impiega il 9,5% degli occupati (5,4% in Italia) e produce il 4,1% del valore aggiunto (vs. 2,2% in Italia) (dati 2021). L’agricoltura e l’allevamento sono alla base di alcune eccellenze alimentari sarde come il vino e il formaggio. Sono 41 i prodotti DOP/IGP sardi: formaggi, vini, cani fresche e olio di oliva, con un peso sul settore agroalimentare del 19% (secondo l’ultimo rapporto ISMEA-Qualigeo 2022). Quasi la metà della produzione zootecnica sarda afferisce alla produzione del latte di capra e di pecora. La Sardegna produce quasi i due terzi del latte nazionale caprino e ovino.

Il settore delle costruzioni, con quasi 20mila e 400 imprese, rappresenta poco meno del 5% del valore aggiunto regionale, in linea con la media italiana. Le imprese attive in Sardegna sono concentrate prevalentemente nelle due province di Cagliari e Sassari, che insieme totalizzano quasi tre quarti del totale. Si tratta di un settore che nell’ultimo decennio aveva vissuto un importante processo di ridimensionamento per poi riprendersi grazie agli incentivi per la riqualificazione energetica e antisismica degli edifici.

Nel manifatturiero oltre il 70% degli addetti è impiegato in cinque settori: Alimentare, Prodotti in metallo, Riparazione, Manutenzione e installazione macchine e attrezzature, Industria del legno e sughero e Prodotti e materiali da costruzione. Le principali specializzazioni manifatturiere della Sardegna riguardano: le lavorazioni e conservazioni ittiche, la produzione di metalli di base, l’industria lattiero-casearia, la fabbricazione di prodotti per le costruzioni, prodotti da forno e farinacei, prodotti in legno e sughero, le bevande (in particolare vino e birra), i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e i prodotti chimici di base. Il manifatturiero ha un peso più contenuto rispetto alla media italiana: produce infatti circa il 5% del valore aggiunto vs. 16% in Italia, limitando la propensione all’export, anch’essa contenuta: 17,7% vs. 32,6% dell’Italia. Le esportazioni regionali sono riconducibili a un numero limitato di settori, con una netta predominanza della fabbricazione di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (85,2% del totale nel 2022). Seguono, per peso sull’export regionale, la chimica di base, l’industria lattiero-casearia, la fabbricazione di prodotti in metallo, l’estrazione di minerali metalliferi e minerali da cave e la cantieristica navale. Nell’arco del decennio pre-pandemia (2008-2019) i valori delle esportazioni si sono contratti: -3%, pari a un calo di 193 milioni di euro, spinte al ribasso dai flussi di export di metalli di base e prodotti chimici di base. In crescita, invece, la fabbricazione di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e prodotti in metallo. Tra il 2019 e il 2022, invece, abbiamo osservato un balzo rilevante dell’export sardo (+58,8%), che si mantiene elevato anche escludendo il settore petrolifero (+35,6%). Le esportazioni sarde nel 2022 hanno raggiunto quasi i 9 miliardi di euro. I principali sbocchi commerciali delle esportazioni sarde (al netto dei prodotti petroliferi, che sono prevalentemente esportati verso Francia, Libia, Stati Uniti e Spagna,) sono Spagna, Stati Uniti, Germania, Qatar, Francia e Polonia. Le esportazioni sarde hanno dato segnali positivi anche nel primo trimestre 2023, con un aumento dell’11,9% risetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+5,1% al netto del settore petrolifero).

Sul territorio sardo sono presenti due distretti industriali: il Lattiero-caseario sardo e il Sughero di Calangianus. Il distretto lattiero-caseario è quello di dimensioni maggiori: l’export nel 2022 è stato pari a 148 milioni di euro, in aumento rispetto ai livelli 2019 del 42%, un aumento che si somma alla crescita registrata dal distretto sui mercati esteri dell’8% tra il 2008 e il 2019. Il distretto aveva mostrato una buona resilienza anche nel 2020, con una contrazione limitata al 3%. Il piccolo distretto del Sughero di Calangianus nel 2022 ha esportato 21 milioni di euro, in calo rispetto ai livelli pre-Covid del 3%; il calo dell’export del distretto, tuttavia, ha origini più lontane: tra il 2008 e il 2019 le esportazioni si erano già contratte del 21% (per 6,7 milioni di euro).

Nel 2020 il calo del PIL della Sardegna è stato leggermente maggiore rispetto alla media italiana a causa del forte peso del turismo nell’economia della regione. Nel biennio successivo il rimbalzo è stato significativo e il turismo già nel 2022 ha recuperato i livelli delle presenze del 2019. Anche quest’anno il turismo e i servizi a esso connessi traineranno l’economia sarda. Ce lo hanno confermato i nostri gestori nell’indagine che abbiamo realizzato sulla nostra rete nei mesi di maggio e giugno. La Sardegna è caratterizzata da un ampio potenziale inespresso, che si può realizzare ad esempio attraverso la valorizzazione delle filiere di fornitura locali potenzialmente connesse al turismo. Tra queste l’agro-alimentare, ma anche il packaging, i trasporti, la logistica e tutto il mondo dei servizi. La pandemia prima e la crisi energetica poi hanno reso ancora più prioritari gli investimenti in tecnologia, sostenibilità, risparmio energetico e rinnovabili. Investire conviene perché accresce la competitività, avvicina i mercati di sbocco e mitiga i rischi di lungo termine legati ai cambiamenti climatici e alla disponibilità delle materie prime. Peraltro, negli ultimi anni la Sardegna è la regione italiana che ha registrato l’aumento maggiore della potenza installata nel fotovoltaico, salita a quota 1.141 MW, il 54,1% in più rispetto al 2016 (+30,1% il dato medio italiano). Si è portata così al quarto posto in Italia per potenza installata pro-capite, alle spalle di Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trentino-Alto Adige. In prospettiva, sarà poi fondamentale valorizzare e coinvolgere giovani e donne nel mondo del lavoro. E’ ancora basso in regione il tasso di partecipazione femminile, elevato il numero di giovani che non lavorano e non studiano e alta la perdita di capitale umano. Tra il 2012 e il 2021 la Sardegna ha perso quasi 6.500 laureati tra i 25 e i 34 anni: una parte di questi è andata all’estero (-2.789), l’altra in altre regioni (-3.654).

I CONTENUTI DELL’ACCORDO

La collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Confindustria ha una storia più che decennale. Nata da un’interpretazione sinergica e condivisa del rapporto tra banca e impresa, si è rafforzata nel corso degli ultimi anni. A partire dal 2009, infatti, sono stati sottoscritti una serie di accordi improntati a una visione di politica industriale di ampio respiro, finalizzati a rendere la finanza e il credito componenti strategiche al servizio della competitività del mondo imprenditoriale. Sono stati declinati e condivisi temi cruciali quali: internazionalizzazione, sostegno alle filiere produttive, investimenti in ricerca e innovazione, valorizzazione degli aspetti qualitativi del credito. Queste iniziative congiunte hanno consentito di supportare decine di migliaia di imprese e pmi con credito per oltre 200 miliardi di euro, affiancandole nelle fasi più critiche di uno scenario economico in continua evoluzione.

L’attuale accordo, della durata di 3 anni, è stato firmato il 18 ottobre 2021 da Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria e da Carlo Messina, Consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo.

  • Digitalizzazione e innovazione

Per affrontare la transizione digitale e garantire una crescita sostenibile e duratura, Intesa Sanpaolo mette a disposizione delle imprese strumenti e programmi per migliorare i processi produttivi, ricorrendo a nuove tecnologie e metodologie. Nell’ambito dell’accordo, è centrale l’impegno a supportare i nuovi investimenti, così come la consulenza per cogliere i benefici offerti dal piano Transizione 4.0 della Legge di Bilancio 2021.

  • Sostenibilità

Intesa Sanpaolo e Confindustria intendono imprimere massimo impulso e sostegno ai processi di transizione delle imprese verso un’economia digitalizzata e green per renderle sostenibili e resilienti, agevolando l’adozione di strategie di crescita fondate sulla sostenibilità e sull’evoluzione verso il modello della circular economy. In particolare, Intesa Sanpaolo ha attivato un plafond per i nuovi S-Loans, una linea specifica di finanziamenti sostenibili, che si affianca a quello destinato agli investimenti in circular economy.

  • Rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale

Per accompagnare le imprese in questa fase di ripresa e di rilancio economico è essenziale individuare nuovi strumenti che favoriscano una prospettiva di medio-lungo periodo, in grado di contribuire alla ricostituzione progressiva dei cash flow e a promuovere la patrimonializzazione e il rafforzamento della struttura finanziaria dell’impresa. Un obiettivo che l’accordo si propone di centrare favorendo la diffusione di una cultura aziendale più attenta alla diversificazione delle fonti finanziarie e al corretto bilanciamento tra debito e capitale di rischio, attraverso la valorizzazione delle coperture pubbliche.

  • Valorizzazione del ruolo delle filiere

L’accordo dà seguito anche alla collaborazione già avviata con Confindustria nell’ambito del programma “Sviluppo Filiere” di Intesa Sanpaolo, che sarà esteso a nuovi comparti produttivi garantendo lo sviluppo sostenibile, inclusivo e d’eccellenza, per incrementare occupazione e investimenti. In un mercato e in un contesto di rilancio come quello attuale, il rapporto di filiera può diventare uno straordinario moltiplicatore e facilitatore per l’accesso al credito da parte delle imprese minori, facendo leva sulla forza e solidità dei champion del made in Italy e del loro merito di credito, di cui possono beneficiare tutti i fornitori. Dall’avvio del programma nel 2015, Intesa Sanpaolo ha sostenuto 837 filiere, coinvolgendo circa 20 mila fornitori con un giro d’affari complessivo di quasi 100 miliardi di euro.

Infine, Intesa Sanpaolo e Confindustria riconoscono la rilevanza delle capacità manageriali e delle competenze dei dipendenti come fattori di successo determinanti per la competitività delle imprese e si impegnano ad adottare e promuovere azioni a sostegno dell’occupazione, della formazione e della continuità aziendale, in particolare della gestione del passaggio generazionale, incentivando l’imprenditoria femminile e lo smart working.