Lo scorso 1° settembre, i militari del Nucleo operativo della Compagnia Carabinieri di Ozieri – validamente supportati nella fase esecutiva dai colleghi delle Stazioni Carabinieri di Alà dei Sardi, Ittireddu, Buddusò, Mores ed Orune – hanno dato esecuzione a tre misure cautelari personali disposte dal Tribunale di Sassari, a seguito di una richiesta avanzata dalla locale Procura della Repubblica.

I provvedimenti limitativi della libertà personale sono stati applicati a: C.D., operaio 43enne di Orune, è stato tratto in arresto e condotto ai domiciliari presso la propria abitazione, ove dovrà permanervi con l’applicazione del braccialetto elettronico; mentre M.S. e C.A. – entrambi operai 40enni di Mores – sono stati assoggettati all’obbligo di dimora nel loro comune di residenza con l’ulteriore restrizione del divieto di uscire dalle rispettive abitazioni nelle ore notturne. I predetti  sono stati sottoposti alle prescrizioni limitative ordinate dal giudice, in quanto sono state ritenute ancora sussistenti ed attuali le esigenze di cautela previste dalla legge per i procedimenti penali ancora pendenti; infatti, i tre – alcuni mesi addietro, al termine di un’indagine – erano stati ritenuti responsabili della coltivazione di circa 2.600 piante di cannabis che, secondo gli accertamenti dei Carabinieri forestali del N.i.p.a.a.f. (Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale) di Sassari, presentavano un valore di principio attivo molto elevato rispetto al consentito. La piantagione, individuata in un terreno posto al confine tra il comune di Mores e quello di Ozieri, era stata attentamente monitorata dai militari dello Squadrone Carabinieri Eliportato “Cacciatori di Sardegna” che erano poi intervenuti con i colleghi di Ozieri. questi ultimi, nell’immediatezza, tenuto conto anche della gravità dei fatti contestati, avevano chiesto ed ottenuto dal Questore di Sassari l’emissione di due provvedimenti di prevenzione a carico dell’orunese che era stato così sottoposto all’avviso orale ed al foglio di via obbligatorio per il proprio paese d’origine, con l’espresso divieto di ritorno per tre anni in buona parte dei comuni del Monteacuto. Le attività di monitoraggio delle campagne da parte dell’Arma continuano incessantemente.