Meno 25% di fatturato rispetto allo scorso anno che ha segnato la ripartenza post covid. Quasi la metà dei locali non sono autorizzati all’intrattenimento in musica ma in barba alle regole si comportano come sale da ballo. I controlli ci sono ma non sono sufficienti. È questa in breve la fotografia del mondo dell’intrattenimento che segnala ancora una volta le criticità legate all’abusivismo che mette in ginocchio l’intero comparto, minacciato come se non bastasse, dai continui rincari, dai trasporti insufficienti e da un calo delle presenze turistiche che quest’anno ha interessato soprattutto il nordovest Sardegna. “Negli ultimi anni il fenomeno dell’abusivismo si allarga a macchia d’olio – spiega il referente territoriale del sindacato Silb Piero Muresu. Servono controlli più serrati. Capiamo gli sforzi che le forze dell’ordine stanno facendo per arginare il fenomeno sono importanti, nonostante la ristrettezza di uomini e mezzi , ma questa situazione va arginata con un’azione più decisa se non si vuol far sparire un’intera categoria di imprese.” Sono circa una cinquantina le discoteche in Sardegna, ma si è ballato ovunque: in spiaggia, nei bar, nei ristoranti, nei pub, creando una concorrenza sleale in barba alle regole e ai controlli che una discoteca sostiene regolarmente. Regole che per altro sono stabilite da un sindacato nato nel 2016 che mette in rete i locali notturni (discoteche e sale da ballo) firmando un codice di sicurezza a garanzia del cliente. A certificare la crisi del settore (certamente uno di quelli più colpiti dei due anni di stop della pandemia, dove a chiudere i battenti è il 30% dei locali) sono i dati forniti dall’Associazione di categoria. In tutta l’isola nei primi anni del 2000 erano attive nella provincia di Sassari 79 discoteche. Un dato significativo se ragioniamo in termini di attrazione turistica, di accoglimento per i giovani, di intrattenimento per il popolo della notte soprattutto nei mesi di afflusso turistico. Con la chiusura di un terzo dei locali, l’economia dell’intrattenimento ha ridotto enormemente il fatturato causando nella maggior parte dei casi, la chiusura dell’attività. Se poi aggiungiamo a questi dati, restando in chiave turistica e stagionale, l’incertezza dei collegamenti aerei, i prezzi esorbitanti delle tariffe che scoraggiano i viaggiatori, sia in aereo che in nave e i trasporti pubblici da e per le discoteche, è facile intuire che non sarà un futuro roseo per la categoria. “La concorrenza sleale di chi fa ballare senza licenza, ci mette in ginocchio. Senza controlli più severi verso gli abusivi e agevolazioni per far ripartire il settore, il mondo dell’intrattenimento potrebbe scomparire, creando effetti devastanti sia sull’economia turistica che sui giovani che hanno diritto a divertirsi in sicurezza – evidenzia ancora Piero Muresu –. Oltre questo, da mettere sul tavolo di discussione i limiti dell’orario per la somministrazione bevande (bisogna distinguere i maggiorenni dai minori) e l’iva al 22% al contrario dei cinema e teatri che è fissata al 10%. Senza contare l’articolo 100 del Tulps, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che autorizza il questore a sospendere la licenza di un locale nel quale siano avvenuti risse o gravi disordini. Da tempo chiediamo un tavolo di concertazione, ma di fatto nessuna certezza sul futuro delle imprese del settore.”