Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Liberu, partito della sinistra indipendentista della Sardegna, sulla attuale situazione di Sassari città

Siamo al quarto anno di amministrazione Campus, amministrazione “civica” che sarebbe già decaduta da tempo, se non fosse stata puntellata da un accordo con il M5S, e ci pare di poter dire che nulla è cambiato aldilà dei proclami sulla riscossa ipotizzata in campagna elettorale.
Campagna elettorale che prefigurava una grande svolta per la città e che come ogni altra aveva nel programma la rivalutazione del centro storico oltre che delle periferie e borgate.
Recentemente si è svolta una partecipata manifestazione al centro storico chiamata dalla direzione della scuola di San Donato, per denunciare il disagio e la preoccupazione di chi ci abita e ci lavora. Senza voler sminuire o peggiorare la realtà o la percezione che se ne ha, è innegabilmente uno dei quartieri più abbandonato e trascurato della città.
Una città che continua nella sua decadenza, nel silenzio assordante di un sindaco ed una giunta che non ha aperto, nè al consiglio comunale a dire anche di parte di consiglieri eletti nel suo schieramento, alcuni dei quali definisce elegantemente” mele marce”, né alla città nessun dibattito, che non richiede nessun contributo ai suoi cittadini molti dei quali riuniti in comitati, o alle sue rappresentanze.
Una città che aspira ad essere città metropolitana, sulla quale noi di Liberu avevamo più di una riserva se non una vera e propria contrarietà e che secondo i sostenitori, sindaco compreso, doveva realizzare chissà quale miracolo. Il clamore suscitato da tale aspettativa è durato giusto il tempo dello scambio politico con l’istituzione di qualche nuova provincia e di fatto non esiste.
Il centro intermodale atteso da decenni, non vedrà la luce neanche in questa legislatura, nonostante fosse argomento importantissimo della campagne elettorale; la Ztl annullata subito dopo l’insediamento con il proposito di riproporne una nuova entro un anno, non pervenuta; il piano di mobilità cittadina (Pums) approvato preliminarmente in consiglio comunale qualche settimana fa e solo successivamente sottoposto ad un unico incontro pubblico passato per “procedimento partecipativo” anziché il contrario, nel frattempo è stato bocciato dalla Regione, così come il progetto per il cosiddetto Canalone del Fosso della Noce. L’elenco è lungo e potrebbe continuare.
Una città ferma, la cui posizione slitta costantemente verso il basso nelle classifiche che analizzano annualmente la vivibilità delle stesse, e sempre più vuota dal punto di vista delle attività commerciali ed artigiane spostate sempre più verso Predda Niedda trasformata ormai da iniziale zona industriale in zona commerciale.
Una città il cui declino è iniziato certamente da più di quattro anni fa, ma non ci è sembrato di intravedere in questi anni nessuna inversione di tendenza, una città che, se per caso, stando alle dichiarazioni che si leggono in questi giorni sulla stampa dovesse ritrovarsi senza guida prima della naturale fine della legislatura, non lo vivrà certo come un trauma. Della serie ci sei o no, è uguale.
Poichè pensiamo che le strade ed i quartieri sicuri le fanno soprattutto le persone che le frequentano, le attività presenti, le saracinesche sollevate, cose al momento assenti in molta parte del centro storico e sulle quali sarebbe invece necessario intervenire, diamo il nostro contributo anche con le attività politiche e culturali che realizziamo nello “Spazio 28 aprile” di via Sant’Apollinare 18, convinti che bisogna viverli i quartieri, non farli presidiare dall’esercito che invece dovrebbe stare dove è giusto che stia, cioè nelle caserme.