Renato Soru - Foto di Gianluca Vassallo

Renato Soru è intervenuto ieri a Porto Torres in occasione dell’incontro “Un futuro per il golfo dell’Asinara”. Numerosi, di alto valore e fortemente eterogenei, i contributi portati all’attenzione della platea hanno delineato un quadro chiaro e completo delle esigenze che oggi dominano una delle principali città segnate dall’industria in Sardegna.
«Prima di altre considerazioni, inizio evidenziando l’assenza di una partecipazione femminile a questo dibattito». Con dichiarato imbarazzo Renato Soru porta l’attenzione della platea sulla marcata disparità di genere che continua a imporsi nella politica come nelle cose più semplici, di lavoro e di vita. «Il tema non è la partecipazione delle donne alle cariche elettive ma l’attivazione di politiche di genere attive che garantiscano alle donne di essere elette, di poter essere realmente presenti e determinanti nei processi decisionali».
Su Porto Torres, sull’Isola dell’Asinara, e nel merito degli input ricevuti, si ritorna con le parole futuro, e presente. «Usiamo la parola futuro perché le scelte che siamo chiamati a fare oggi – senza paura e senza ulteriori rimandi – devono avvenire avendo bene in mente quali saranno le conseguenze per il futuro. Imparando dal passato, da scelte sbagliate, affrettate, che possono generare errori.
Ciò che è accaduto a Porto Torres dagli anni ’60 non può essere né condannato né giudicato. Oltre 13mila persone provenienti dall’area vasta hanno trovato lavoro, cresciuto famiglie e dato vita a importanti movimenti sindacali. Chi si sarebbe potuto voltare, allora, contro il progresso? Ora però tocca a noi, gestire ciò che quelle scelte hanno lasciato, governare il presente, progettando un futuro diverso.
A Porto Torres, come in numerose aree del Mezzogiorno, si raccolgono oggi le macerie di un piano di Rinascita che, dal 1962 alla fine degli anni ’70, ha puntato sul petrolchimico, con scelte prese da uno stato che, dall’alto, non può tenere conto delle specificità di ogni territorio. La Sardegna non è tutta uguale. A Porto Torres c’è un pezzo di storia economica della Sardegna ed è paradigmatica per la transizione in atto: ambientale, energetica, digitale, fondata sull’istruzione, l’inclusione e la partecipazione democratica.
Il futuro, per il golfo dell’Asinara, passa quindi attraverso una concreta azione di riconversione, come già sta accadendo. Alle piccole e medie industrie, sane, che iniziano ad insediarsi nel territorio, si affianca una nuova industria dell’energia, che utilizza il sole, il vento e il mare, in un nuovo panorama produttivo e generativo che valorizzi l’intero territorio.
Un territorio avvolto dal mare, fonte di un’economia che deve andare oltre il turismo. È opportuno parlare concretamente di sostegno alla pesca, di industria degli allevamenti ittici. Di cantieristica navale.
Come ad Olbia, enormemente potenziata negli ultimi venti anni – e meglio di Tortolì, paralizzato nello sviluppo di un cluster di successo, probabilmente solo per una cattiva politica – con la riacquisizione in
corso delle aree retro portuali, Porto Torres può oggi puntare allo sviluppo di un importante polo di cantieristica navale, sostenibile, che supporti la trasformazione e il repowering che pescherecci, navi e yacht sono chiamati a compiere».
Sardegna, Isola circolare entro il 2030. È questo uno dei pilastri del programma che Renato Soru sta costruendo, arricchito dai numerosi contributi che si raccolgono in ogni incontro. «Lavoriamo per generare ricchezza, dando valore a tutto quello che oggi ancora è rifiuto e che – per ogni esempio che potrei portarvi – in altri paesi trova invece nuovo utilizzo».
Sullo sviluppo e sul potenziale dell’immenso patrimonio che rappresenta l’isola dell’Asinara, Renato Soru si esprime con forte decisione: «La legge istitutiva dei parchi va cambiata. L’Asinara, come la Maddalena, sono commissariate da anni, in uno stato di eterna paralisi. Già 15 anni fa abbiamo lavorato sulla progettazione e la pianificazione del territorio. Ma è tutto fermo. Come previsto dalla norma, a suo tempo sono stati trasferiti i beni immobiliari alla Regione Sardegna, ma poi non ci hanno dato le chiavi per amministrare il Parco. Il presidente del Parco Nazionale lo nomina il ministro dell’Ambiente dello Stato italiano. Ma qui – è ora di dirlo chiaramente – lo Stato, è rappresentato dal Sindaco e dal Consiglio Comunale di Porto Torres, di Stintino. Occorre un confronto deciso sulla delegazione dei poteri; occorre la definizione chiara di uno stato periferico che oltre a lavorare per il controllo del carico animale e la tutela del patrimonio forestale, conduca all’approvazione del Piano del Parco. E si coordini poi con la Regione per i più opportuni interventi di riqualificazione e di creazione dei servizi».
La riorganizzazione della governance e la ridefinizione dei poteri tra stato, regione e territorio, si ripresenta fondamentale, come costantemente rimarcato da Renato Soru. «C’è bisogno di più Europa e
regole comuni, certamente. Ma serve portare lo Stato ad una delega di poteri e responsabilità verso le amministrazioni regionali e locali. Basti pensare a cosa sta accadendo con le ZES. Dopo tutto il lavoro
svolto per la definizione delle Zone ad Economia Speciale, oggi lo Stato ripropone un’unica ZES per l’intero Mezzogiorno. E sui fondi della politica di coesione? Si parla di una nuova gestione, accentrata su
Roma. Si sta riproponendo il passato, un ritorno alla vecchia Cassa per il Mezzogiorno.
C’è un’idea sbagliata di Stato. In Sardegna lo Stato siamo noi».

Oggi l’incontro a Putifigari alle 17:30 per l’iniziativa “Paesi in rete: la città ambiente”.