Sassari. «È un’opportunità unica, in Sardegna con il PNRR arriveranno in pochi anni oltre 5 miliardi di euro. Noi non solo vorremmo informare, ma la nostra speranza è che i sardi capiscano che, se c’è un’opinione pubblica attenta, che guarda, che sorveglia e che soprattutto spinge i nostri amministratori a fare quello che occorre, sarà un grande aiuto per tutta l’isola». È il commento del presidente Mario Segni a margine dell’incontro promosso dalla Fondazione Antonio sul tema del PNRR in Sardegna, ospitato venerdì 26 gennaio a Sassari nella sede della Fondazione di Sardegna.

Ad aprire i lavori, dopo i saluti istituzionali da parte del presidente della Fondazione di Sardegna, Giacomo Spissu, del sindaco di Sassari, Gian Vittorio Campus, del rettore dell’Università, Gavino Mariotti e dell’amministratore straordinario della Provincia Pietrino Fois, l’economista Luigi Guiso dell’istituto Einaudi per l’economia e la finanza e consulente, durante il Governo Draghi, alla segreteria tecnica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’editorialista del Sole 24 Ore ha illustrato ad una platea ampia e particolarmente interessata all’argomento, il «nuovo Piano Marshall» per il Paese, le speranze accese sugli effetti, i dubbi e le critiche, spiegando quanto è stato fatto dal Governo Draghi che lo ha varato e quanto dal Governo Meloni, che ne ha ridisegnato la governance: baricentro su Palazzo Chigi, rinomina della segreteria tecnica, ufficio legislativo rimosso, stabilendo un criterio fiduciario nelle nomine. Il nuovo Governo ha rinegoziato il piano, circa 43 mila i progetti cancellati. Attualmente il rapporto tra pagamenti effettuati e risorse impegnate si attesta al 14, 5%, su 1,7 milioni di progetti in fase esecutiva, il 17% sono già conclusi, il 75% in ritardo.

A seguire l’intervento di Luca Deidda, docente di Economia al Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Sassari. È stato l’ex prorettore dell’UNISS a illustrare i dati del PNRR in Sardegna: secondo la RAS sono oltre 4 miliardi e mezzo i fondi messi a disposizione dal Piano che superano i 5 se si considerano i cofinanziamenti da altre fonti, dato confermato dalla fondazione Openpolis che definisce anche la Governance e la distribuzione geografica: 1,3 miliardi nel sassarese, 563,7 milioni di euro nel nuorese, 302, 4 milioni nell’oristanese, 640 milioni nel Sud Sardegna e 1,2 miliardi di euro nel Cagliaritano. Sulla “Missione Salute” lo stanziamento complessivo è di 413,78 milioni di euro, la RAS è l’ente attuatore, due le grandi linee di intervento: la sanità territoriale (218,03 ml) con la telemedicina, 50 case di comunità, 13 ospedali di comunità e 16 centrali operative territoriali, e l’ammodernamento tecnologico (195,01 ml) con la riqualificazione e la messa in sicurezza, digitalizzazione e acquisto di grandi apparecchiature. Sui trasporti 4 i progetti ferroviari più significativi: raddoppio Decimomannu – Villamassargia, l’elettrificazione della Cagliari – Oristano, il collegamento elettrificato locale tra gli aeroporti e le città di Cagliari e Olbia e la velocizzazione del tratto Oristano – Chilivani.

Stefano Deriu, ricercatore al Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università di Macerata, delegato insieme al professor Claudio Socci dell’Osservatorio sui Conti Pubblici regionali (OCPR), ha spiegato l’impatto del PNRR – nel breve e medio periodo – sull’economia dell’isola.

L’OCPR, organo chiave per l’analisi del sistema economico regionale, costituito da poco più di un anno e composto dall’Università di Macerata, dal CRENoS, e dalla società IZI spa, ha analizzato oltre 7000 progetti per un totale di 400 miliardi e 700 milioni di euro, investimenti concentrati soprattutto nel settore costruzioni e dell’ammodernamento tecnologico. Attivando tutti i progetti presentati, l’impatto sarà di 1.43 sul PIL: per ogni euro investito, inserito come policy all’interno del sistema economico, il prodotto interno lordo nel breve periodo reagirà per 1,43 centesimi di euro. «Tutti i progetti presentati e legati all’ammodernamento ferroviario – secondo il ricercatore – dovrebbero portare, se attuati, ad un cambiamento strutturale e tecnologico per l’isola che potrebbe portare il PIL ad un nuovo sentiero di crescita».

L’incontro è proseguito con gli interventi dell’assessore al bilancio del comune di Sassari, Carlo Sardara, «43 i progetti presentati dall’amministrazione per un totale di oltre 86 milioni di euro, di cui oltre 6 milioni di premialità, tutti ricompresi in un macro progetto di rigenerazione urbana, economica, sociale e culturale» e quello del prorettore alla Terza Missione dell’UNISS, Pier Andrea Serra che ha illustrato il progetto e.INS presentato dall’Università di Sassari insieme all’ateneo cagliaritano, la Fondazione e il Banco di Sardegna: 141 milioni di euro, 24 i soggetti coinvolti tra pubblico e privato con una governance di tipo Hub & Spoke.

A seguire la tavola rotonda moderata dall’inviato e editorialista di economia del Corriere della Sera Federico Fubini, animata da Pernilla Cento e Roberto Trainito di Intellera Consulting, società milanese di consulenza per la definizione di strategie digitali e organizzative nella Pubblica Amministrazione, e Stefano Cappellari, direttore regionale Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo.

«Il PNRR rappresenta una grande opportunità per le nostre imprese, le affianchiamo per accedere ai bandi e ricevere consulenza nella presentazione dei progetti. Sono 16.000 le imprese clienti a livello nazionale, tra cui anche realtà sarde, che hanno già ottenuto l’aggiudicazione di oltre 900 bandi connessi alle missioni del PNRR. La prospettiva per queste aziende è anche di poter contare sulle risorse aggiuntive stanziate da Intesa Sanpaolo, 410 miliardi nell’arco del Piano, di cui 270 per le imprese». A chiudere i lavori insieme al presidente Segni, Roberto Doneddu, direttore dell’Unità di progetto del PNRR Sardegna, organo costituito con delibera di Giunta a novembre del 2022, diventato operativo a maggio del 2023. «L’unità di Progetto è stata costituita – ha detto – con l’obiettivo di facilitare il coordinamento strategico, non solo tra i diversi rami dell’amministrazione regionale coinvolti nell’attuazione delle diverse misure del Piano, ma anche di aiutare il sistema delle autonomie locali a gestire meglio le linee di finanziamento più adeguate».