Ancora violenze in un carcere della Sardegna, ancora aggressioni nella struttura detentiva di Bancali a Sassari. Su quanto è avvenuto ieri, riferisce Antonio Cannas, delegato nazionale per Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Nel primo pomeriggio di ieri, un detenuto tunisino ha improvvisamente cercato di colpire, senza alcun motivo, il poliziotto in servizio nella Sezione che era intento all’accompagnamento dell’infermiere per la somministrazione delle terapie farmacologiche. L’uomo era particolarmente agitato ed ha iniziato a inveire contro gli altri ristretti, creando dei gravi problemi di ordine e sicurezza”, spiega Cannas. “Il tempestivo intervento dei poliziotti teso a smorzare la tensione nel Reparto detentivo ha inizialmente raggiunto lo scopo ma poi il ristretto nordafricano, temporaneamente spostato in una delle celle d’attesa, si è proditoriamente scagliato contro alcuni poliziotti, colpendone uno al volto ed un altro, con una gomitata, all’occhio, entrambi poi inviati in Ospedale per le cure del caso”. “Stiamo parlando di un detenuto, recidivo, con evidenti problemi psichiatrici”, conclude Cannas, che esprime vicinanza ai colleghi feriti.
Anche Luca Fais, segretario regionale SAPPE per la Sardegna, esprime solidarietà al personale del Reparto di Polizia del carcere di Bancali, ribadisce ancora una volta che “il SAPPE denuncia ormai da tempo la situazione insostenibile delle carceri sarde ma chi dovrebbe intervenire e tutelare continua a tacere ed a restare inerme. Mai udito un silenzio così assordante da parte di questa Amministrazione Penitenziaria!”
“La situazione penitenziaria è sempre più critica” – prosegue Fais, che ribadisce: “Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose
Il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece definisce “semplicemente allarmanti ed inquietanti” alcuni degli eventi critici accaduti nelle carceri del distretto sardo dal 1° settembre al 31 dicembre 2023: “Pensate, ci sono state 76 denunce per resistenza ed ingiuria a pubblico ufficiale, una protesta collettiva con rifiuto di entrare in cella. Ma ancora più gravi le aggressioni a poliziotti: 13 quelle che hanno visto assegnare ai malcapitati fino a sette giorni di prognosi, 2 quelle con prognosi da 8 a 20 giorni e ben 2 aggressioni con prognosi maggiori di 20 giorni”.
“Nelle carceri della Nazione e della Sardegna in particolare serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”, prosegue il leader del SAPPE, che fa appello al Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che tra le sue deleghe ministeriali ha quella riservata alla trattazione degli affari di competenza dei Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, per un incontro urgente: “per ristabilire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta!”.