Riceviamo e diffondiamo la lettera che la garante regionale Irene Testa scrive al Presidente del Comitato Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa Alan Mitchell:

“Due mesi fa avevo scritto al Comitato e ad oggi non ho avuto risposte. Appello urgente a visitare strutture. Nell’esercizio delle mie funzioni, ho preso atto delle perduranti condizioni di sovraffollamento delle carceri italiane che contribuiscono ad acuire, in negativo, le già difficili condizioni di vita dei detenuti.
Tutto ciò, nonostante con la sentenza CEDU Torreggiani vs Italia dell’8 gennaio 2013, la Corte europea dei diritti dell’uomo abbia stabilito che entro il 28 maggio 2014 l’Italia avrebbe dovuto risolvere il problema «strutturale e sistemico» del sovraffollamento carcerario, per ripristinare «senza indugio» in Italia il divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti, evidenziando così come il sovraffollamento carcerario strutturale e sistemico sia causa di tortura e di trattamenti inumani e degradanti.

Il Comitato Europeo per la prevenzione della tortura – in virtù delle sue funzioni istituzionali, dell’esperienza concretamente maturata e del costante esercizio dell’attività di monitoraggio – ha avuto il merito, nei lunghi anni della sua attività, di orientare gli Stati ad intraprendere percorsi virtuosi di cambiamento.
In questa prospettiva auspico che il Comitato voglia valutare se la condizione di sovraffollamento carcerario in Italia e in Sardegna sia strutturale e sistemica e, per l’effetto, voglia fare quanto in suo potere sulla base di quanto deciso dalla CEDU.
Auspico altresì che il Comitato – considerato il suo ruolo fondamentale nel promuovere il rispetto della dignità umana delle persone recluse e la proposizione di buone pratiche e di standard minimi da garantirsi nei loro confronti – verifichi come l’Italia si sia assicurata che la Raccomandazione Rec (2006)2-rev del Comitato dei Ministri agli Stati membri sia stata diffusa e recepita tra le autorità giudiziarie, il personale penitenziario e gli stessi detenuti.

Mi preme, infine, segnalare la situazioni relative alla Sardegna della quali sono venuta a conoscenza nell’espletamento del mio mandato e che ritengo particolarmente meritevoli di attenzione, tanto da richiedere a Lei e al Comitato che presiede, di valutare l’opportunità di inviare una delegazione per effettuare le necessarie verifiche:

Al Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di Macomer che, fino al 2014, era una Casa Circondariale costituita da due sezioni, una delle quali riservata a cd “terroristi islamici”.
In passato, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP) ebbe in progetto la trasformazione della struttura in carcere di alta sicurezza 41-bis (e i sopralluoghi definirono idonea la struttura).
Quando ho visitato il CPR di Macomer ho rilevato come, nonostante gli importanti sforzi di gestione del direttore e del coordinatore per accogliere e accudire i trattenuti, vi siano numerose e preoccupanti criticità.
In primis ho riscontrato la presenza di persone che, in realtà, non dovrebbero neanche trovarsi in un CPR.
Gli ospiti presenti al momento della mia visita – che vivono in una situazione di fatto, di detenzione – erano 38; il loro numero è destinato, a breve, a raddoppiare e ciò desta particolare preoccupazione in considerazione del fatto che il personale che opera nella struttura non risulta in numero adeguato. Le attività sono scarse e tutto è lasciato alla buona volontà di chi ci lavora. L’aumento del periodo di permanenza fino a 18 mesi per persone che non hanno compiuto alcun reato, e sono trattenute in condizioni peggiori che in un carcere, è francamente inaccettabile.
Agli ospiti, inoltre, non è consentito usare il cellulare; hanno a disposizione un telefono con la scheda telefonica e trattandosi, nella maggior parte dei casi di poveri o nullatenenti, non possono mettersi in contatto con le loro famiglie. Di fatto a queste persone è stato tolto tutto. Lasciamogli coltivare almeno gli affetti.

Le chiedo, pertanto, che ai sensi della Regola 30 delle Regole procedurali relativa alle visite ad hoc, viste le circostanze, sottoponga le suesposte situazioni all’attenzione del Comitato, affinché quest’ultimo programmi una visita alla CPR di Macomer.”