Sassari. L’Ospedale dei Pupazzi è un’iniziativa dedicata esclusivamente ai bambini. Un ospedale per pupazzi e bambole “malate”, nel quale i più piccoli possono conoscere e sperimentare da vicino una visita medica senza essere loro stessi i pazienti.

La finalità è quella di avvicinare il mondo della medicina a quello del paziente pediatrico. Inoltre, i futuri medici e gli studenti delle professioni sanitarie potranno imparare ad approcciare una tipologia di paziente così difficile da avvicinare. Al Convitto nazionale Canopoleno nei giorni scorsi sono stati organizzati due incontri interessanti e coinvolgenti per un progetto che ha diversi scopi, in grado di coinvolgere studenti del corso di laurea in Medicina e quelli delle professioni sanitarie, gli educatori (che hanno promosso il progetto) e i giovani allievi della primaria.

La tematica centrale è la relazione medico-paziente, molti bambini dimostrano, infatti, paura nei confronti degli operatori sanitari, ospedali e strumenti diagnostici. La paura è determinata a volte anche da un ambiente non pensato per i bambini, dall’approccio degli adulti (compreso il loro modo di vestire), la mancanza di strumenti e tecniche che siano specifici per i piccoli pazienti ed attirino la loro attenzione.

Hanno contribuito alla riuscita dell’iniziativa, grazie al loro impegno insieme agli alunni ed ai “pazienti”: Giulia Astori, Serena Raja, Nicola Adamo, Sara Rossi, Alida Bertelli, Maria Paola Altea, Simona Sale, Federica Porcu, Sofia Lego, Riccardo Pozzoni, Lucia Satta e Francesca Cima nelle vesti dei medici pupazzologi. Per Smile X che ha arricchito le attività: Clara Diana dottoressa Calzelunghe, Irene Zanni dottoressa Marmocchia, Matilde Catuogno dottoressa Quadrifoglio, Carlotta Jacono dottoressa Girasole e dott. Mirko Mocci.

Visitando l’Ospedale dei Pupazzi allestito nella scuola sassarese – i bambini che hanno preso parte al progetto coordinato dalle educatrici Paola Spanu e Daniela Scano – hanno accompagnato peluche e bambole bisognosi di cura dai pupazzologi. Seguendo l’intero corso di una visita in ospedale senza essere loro stessi i pazienti. Superando così le loro paure.