Assemblea di aderenti e simpatizzanti ieri mattina a Milis, nella sala conferenze di Villa Pernis, per avviare il processo organizzativo e partecipativo di Progetto Sardegna.

Nel corso dei lavori si è deciso di costituire otto comitati promotori che nelle diverse provincie della Sardegna avranno il compito di promuovere l’attività politica e l’adesione dei cittadini e delle cittadine. Da subito i comitati saranno animati dai candidati/e alle elezioni regionali nelle liste circoscrizionali e dai diversi militanti che sono stati particolarmente attivi nella campagna elettorale.

Si è deciso anche di costituire 11 gruppi tematici che approfondiranno i diversi temi che hanno caratterizzato la proposta di Progetto Sardegna in campagna elettorale: seconda Autonomia e riforma della Regione, governo del territorio, transizione energetica, transizione digitale, scuola, mobilità, sanità, inclusione sociale, lavoro e impresa, cultura, pace e servitù militari.

Nei prossimi mesi verrà elaborato il Manifesto politico del movimento che confermerà la volontà di costruire la casa politica di quanti non si riconoscono nella forzatura del bipolarismo nazionale. Progetto Sardegna si propone di costruire nel tempo, una visione e un progetto per una Sardegna possibile, capace di realizzare un nuovo rapporto con lo Stato nazionale e con l’Europa dei popoli e delle regioni. “Una Sardegna più autonoma con maggiori responsabilità di autodeterminazione e capace di esprimere una migliore qualità di autogoverno.
Una Sardegna caratterizzata da una forte volontà di trovare al proprio interno le idee la forza e la volontà di superare il ritardo di sviluppo e trovare una propria via per la realizzazione di una società istruita,
moderna, sostenibile, equa e giusta”.

Da oggi partirà il lavoro organizzativo nei territori e l’avvio dei gruppi tematici. Nel prossimo mese di aprile verranno organizzati i primi convegni di approfondimento sui diversi temi prioritari nell’agenda politica regionale.

L’assemblea ha ribadito la necessità di modificare la legge elettorale sarda che alle recenti elezioni ha negato il diritto di rappresentanza a quasi il nove per cento degli elettori. È del tutto evidente che per la
legge elettorale sarda non tutti i cittadini sono uguali e hanno parità di diritti: lo sbarramento posto al 10% è discriminatorio. La legge elettorale con cui tra pochi mesi si andrà a votare per l’elezione del Parlamento europeo prevede una soglia di sbarramento posta al 4% e sta all’interno della regola europea che impone che negli Stati la soglia di sbarramento non possa essere superiore al 5%.
Per tale motivo e anche per essere di stimolo al consiglio regionale, l’assemblea ha deciso di esplorare la possibilità di presentare un ricorso alla Corte costituzionale e alla Corte di giustizia europea.