Il libro “L’eroe irredento della Brigata Sassari, vita e morte di Guido Brunner”, scritto da Stefania Di Pasquale (Ravizza Editore, marzo 2024), ripercorre tramite documenti e fotografie di famiglia la vita e la morte dell’eroe irredento triestino, la prima delle nove medaglie d’oro al Valore Militare della Brigata Sassari.

Guido Brunner apparteneva a una potente famiglia filoasburgica, una delle più illustri di Trieste, impegnata finanziariamente e ideologicamente nel sostegno al governo. La sua giovinezza fu scandita, quindi, tra il dovere di essere un buon suddito austriaco e il desiderio di essere un patriota italiano. Attraverso questo libro si ha la possibilità di conoscere la storia di un ragazzo nato nel 1893, definito “taciturno, serio e riservato”, educato al bon ton, che amava andare a cavallo e studiava la lingua inglese e la musica. Una storia che poteva essere molto diversa da quella che viene raccontata. Guido avrebbe potuto diventare un violinista importante, o un avvocato, ad esempio: avrebbe potuto scegliere di usufruire di tutti i privilegi che la sua condizione gli permetteva, anche in battaglia.

Quando infatti, nel 1914, scoppia la Prima Guerra Mondiale, Guido, essendo suddito dell’Austria, è costretto a servire l’Esercito imperiale ma il padre riesce a riportarlo nelle retrovie del fronte, facendolo arruolare come autista ausiliare. Ma Guido è insofferente poiché si sente italiano. È irredentista e la volontà di passare all’Italia si fa, in lui, sempre più viva e assillante. Decide quindi, dopo varie peripezie, di arruolarsi sotto il falso nome di Mario Berti nelle file dei fanti, lì dove la guerra si viveva davvero. Nel 1915, a soli 22 anni, è tenente del 152° Reggimento della Brigata Sassari. Qui Guido/Mario dimostra la lealtà verso la bandiera italiana; lealtà che non era scontata per chi come lui, disertore dell’Esercito austriaco, non veniva certo visto di buon occhio.

Il libro si presta a diverse letture: Guido Brunner è un sovversivo o un eroe? Dipende da chi racconta la sua storia. Qui, Guido Brunner, è senza dubbio un eroe, un ragazzo che ha scelto di seguire i suoi ideali e il suo senso di appartenenza.

Arricchito dalla prefazione del Tenente Colonnello Pasquale Orecchioni, direttore del museo storico della Brigata Sassari, il libro è un’immersione in una storia d’altri tempi, in tempi di guerra che sembrano lontani anni luce ma che, a seconda del luogo da cui queste storie si leggono, appaiono invece tremendamente vicine.

Una sezione è dedicata ai luoghi di Guido Brunner come il Palazzo Brunner-Segrè, dove nacque, il Caffè San Marco, uno dei più bei eleganti caffè triestini da lui frequentati, l’Alma Mater Studiorum, dove Guido si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza. L’ultimo “luogo” di Brunner è il Museo Storico della Brigata Sassari dove, di quella sanguinosa guerra, è rimasta viva la leggenda dei Sassarini e dei Diavoli rossi. Di Guido Brunner, che ne fece parte, restano visibili, nel museo posto al pian terreno della caserma “La Marmora”, la patente e l’attestato che certifica la ricezione della medaglia d’oro al Valore Militare.

Daniela Piras