Il partito politico regionale sardo fondato da Renato Soru, Progetto Sardegna, ha espresso una posizione critica riguardo al recente accordo raggiunto in sede di Conferenza Unificata sull’adozione del decreto interministeriale che stabilisce le regole per l’individuazione delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti di energia rinnovabile.

Critiche al decreto interministeriale

Secondo il partito, il decreto non rappresenta una concessione dello Stato né una recente conquista, bensì un atto di governo che arriva con anni di ritardo. Questo ritardo ha permesso un’esplosione delle richieste di autorizzazioni per nuovi impianti, che ora minacciano l’isola.

Il decreto, pur approvato con alcune modifiche, non affronta in modo soddisfacente diversi punti cruciali:

  1. Obiettivi e limiti: Il decreto stabilisce un obiettivo minimo di 6,2 GW per la Sardegna entro il 2030, senza fissare un limite massimo. La procedura autorizzativa rimane nelle mani dello Stato, lasciando incertezza sulle capacità effettive che verranno autorizzate e installate.
  2. Autorizzazioni in corso: La cancellazione dell’articolo 10 della bozza del decreto, che salvaguardava le autorizzazioni in corso, crea ambiguità sulla disciplina da applicare alle procedure in corso. Questo potrebbe favorire l’esame delle domande secondo le vecchie norme, mantenendo uno status quo indesiderato.
  3. Tutela dei Beni Culturali: La regione può individuare aree non idonee estese fino a 7 km per tutelare i beni culturali, ma questo non si applica al rifacimento degli impianti esistenti. In Sardegna, molti di questi impianti hanno un impatto significativo e sono vicini a monumenti culturali importanti.
  4. Impianti offshore: L’unico elemento positivo è che gli impianti offshore verranno considerati al 100% appartenenti alla regione più vicina per il conteggio della potenza installata.

Proposte e strategie del partito

Il partito di Soru sostiene che la questione della transizione energetica in Sardegna deve essere governata da leggi di rango superiore, basate su Costituzione e Statuto regionale. Propone quindi una serie di azioni immediate e a lungo termine:

  1. Legislazione immediata: Approvare una legge sulle aree idonee e non idonee utilizzando atti e delibere esistenti.
  2. Legge quadro sull’energia: Ai sensi degli articoli 4 e 5 dello Statuto regionale, aggiornare il Piano Energetico sardo, fissare un tetto massimo di energia elettrica da fonti rinnovabili installabile entro il 2030 e costituire una società energetica sarda.
  3. Tutela del paesaggio: Adottare provvedimenti urgenti per la tutela del paesaggio e completare il Piano Paesaggistico Regionale delle zone interne.
  4. Comunità energetiche locali: Sostenere la costituzione di comunità energetiche locali e regionali.

Il partito ribadisce la necessità di una transizione energetica condivisa e bilanciata, che tuteli l’ambiente e il patrimonio culturale della Sardegna. Propone un approccio normativo che vada oltre la semplice identificazione delle aree idonee, dotandosi degli strumenti costituzionali necessari per governare sia l’emergenza attuale sia il futuro energetico dell’isola.