L’obiettivo è definire una strategia comune e dare indicazioni alle aziende che intendono autocandidarsi per accogliere i dottorandi di ricerca. I nuovi bandi per i corsi di dottorato sono attesi per la prossima primavera ma è importante dialogare con le imprese sin da ora per individuare le aree tematiche d’interesse e le opportunità di finanziamento.

Nei giorni scorsi a Villa Mimosa, sede di Confindustria Centro Nord Sardegna, è stato promosso un primo incontro, aperto alle aziende associate. Dopo l’introduzione del direttore di Confindustria CNS Giansimone Masia, il direttore della Scuola di dottorato dell’Università di Sassari, il professor Eugenio Garribba, ha illustrato nel dettaglio l’iter da seguire per inserire nelle aziende i borsisti dei corsi di dottorato; subito dopo è stato dato spazio ai docenti che coordinano i diversi corsi, che si sono soffermati su finalità e programmi già in itinere o da sviluppare.

Ma perché i dottori di ricerca possono svolgere un compito cruciale per il mondo delle imprese? Va innanzitutto detto che la loro presenza porta nelle stesse aziende alla risoluzione di problemi complessi, insieme a ricerca industriale, innovazione tecnologica e di processo e internazionalizzazione. Tutto questo, ed è un aspetto non di poco conto, con costi ridotti per le imprese grazie alle borse finanziate con il PNRR. «I corsi di dottorato rappresentano il terzo livello universitario, dopo laurea e laurea magistrale, e durano tre anni – ha esordito il professor Garribba –. Per il dottorato industriale, in particolare, tipologia introdotta nel 2021, il percorso formativo viene costruito con borse cofinanziate al 50 per cento dal PNRR e al 50 per cento dalle singole aziende. Questa è una grande opportunità che si presenta agli imprenditori». Le singole aziende hanno così la possibilità di “costruire” una figura professionale da inserire nel proprio staff. Un’occasione per le imprese per compiere un salto di qualità. Il costo totale della borsa è di 60mila euro: 20mila all’anno, di cui diecimila a carico dell’azienda, con la possibilità di ottenere agevolazioni. Gli studenti impegnati in questi specifici percorsi di dottorato dovranno rimanere nelle aziende da un minimo di sei mesi a un massimo di 18, secondo un accordo tra università e imprese. Dopo tre anni si arriva alla discussione della tesi, seguiti da un tutor dell’università e da un tutor aziendale. Nel 2022 le borse di questo tipo assegnate dal Ministero sono state 56, per il prossimo anno potrebbero essere di più.

I corsi di dottorato attivati all’Università di Sassari sono: Archeologia, Storia e Scienze dell’Uomo; Architetture e Ambiente; Culture, Letterature, Turismo e Territorio; Economics, Management, and Quantitative Methods; Life Sciences and Biotechnologies; Scienze Agrarie; Scienze Biomediche; Scienze Giuridiche; Scienze Veterinarie.

Durante l’incontro con le aziende, i coordinatori dei singoli corsi di dottorato hanno quindi presentato le caratteristiche di ciascun corso e i progetti già completati o ancora in svolgimento. Non solo ricerche di carattere tecnologico, medico o scientifico: i programmi da sviluppare spaziano infatti dall’archeologia all’economia, dall’agroalimentare alla medicina e al diritto d’impresa. Un dato comune riguarda infine l’ampia interdisciplinarietà e le collaborazioni con istituzioni, non solo universitarie, estere. Un aspetto non secondario per le imprese sarde che puntano a mercati più ampi.

«La collaborazione tra Università e Confindustria CNS – ha concluso il direttore Giansimone Masia – si intensificherà nei prossimi mesi con iniziative di promozione delle borse assegnate all’Ateneo e con incontri mirati di affiancamento alle imprese, per cogliere al meglio questa importantissima opportunità».