“Qual è la proposta politica e operativa della Giunta sul sistema energetico regionale dentro il più generale quadro di politica industriale?”: lo ha chiesto il segretario generale della Cgil Sardegna Fausto Durante intervenendo venerdì nella riunione convocata dall’assessora regionale all’Industria che, però, non ha fornito alcuna risposta. Non lo ha fatto né nella sua introduzione né nelle conclusioni che, oltretutto, sono sono state affidate a Confindustria: “Una decisione che, oltre a essere irrituale, appare anche come una scelta di campo verso le posizioni di una delle parti, rispetto a cui l’assessora aveva il dovere di un approccio più equilibrato e istituzionale”.

Il segretario ha poi aggiunto: “Non abbiamo il metano, siamo sostanzialmente fuori dalle grandi linee di approvvigionamento e di produzione dell’energia elettrica per come si pensa dovrà essere prodotta domani, siamo in attesa di capire su che cosa questo governo regionale voglia puntare mentre in altre parti d’Italia, la Sicilia ad esempio, vengono installati importanti insediamenti industriali e di produzione di pannelli fotovoltaici, si avviano progetti per la realizzazione di giga-factories per le batterie elettriche delle automobili di nuova generazione e si investe su tutto ciò che riguarda infrastrutture in Sardegna ancora inesistenti, per il trasporto di gas e metano oggi e di idrogeno domani”.

Nel frattempo “vediamo da una parte il proliferare di una serie di iniziative, anche di carattere legale, con ricorsi e approcci muscolari verso le decisioni del governo nazionale e delle imprese, mentre altre volte registriamo una sorta di passività e acquiescenza della Regione rispetto ai programmi di investimento dei grandi player”.

La Cgil denuncia l’assenza di una visione strategica, di un’idea politica e di indirizzo da parte della Regione: “Su questi temi c’è bisogno di programmare, facendo attenzione all’evoluzione del quadro regionale, nazionale, europeo”, ha detto Durante sottolineando che “nel giro di pochi anni si decide il futuro energetico della Sardegna e, quindi, la sorte del sistema produttivo, le ricadute sulla vita dei cittadini e sulla possibilità di far funzionare le imprese”.

Quindi ecco la domanda alla quale si auspica venga data una risposta dal momento che ieri non c’è stata: “La Giunta regionale, rispetto alle sfide che abbiamo di fronte, alle infrastrutture necessarie, agli alti costi dell’energia e al conseguente gap di competitività delle imprese e alle ricadute che questo ha sui lavoratori, sul potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, e sull’aumento delle bollette, cosa vuole fare?”.

È necessario saperlo “perché è in base a quello che la Regione dirà che vuole fare, prefigurando quale sarà l’assetto della produzione di energia elettrica, della sua distribuzione e della dotazione infrastrutturale necessaria per il traporto in tutti gli angoli più remoti della Sardegna attraverso una dorsale, è in base a tutto questo che passa la possibilità di definire quale sviluppo industriale avremo”.

Oltre a questo il segretario ha richiamato la necessità di interventi aggiuntivi per riqualificare la forza lavoro: “Questa grande trasformazione energetica, digitale, tecnologica, impatta in modo particolare sulle imprese energivore della Sardegna, che hanno bisogno di ingenti investimenti per la loro riconversione e trasformazione, e
dentro questi investimenti noi non dobbiamo dimenticare le persone che lavorano, compresi quei lavoratori che da anni sono in cassa integrazione e per essere protagonisti di questo cambiamento hanno bisogno di essere qualificati”. Un obiettivo, anche questo, che implica, necessariamente, un impegno diretto della Regione.