Sassari. C’è anche un 17enne residente in provincia di Sassari tra i giovani coinvolti nella vasta operazione della Polizia di Stato contro la radicalizzazione giovanile connessa all’estremismo ideologico. In tutta Italia sono state eseguite 22 perquisizioni a carico di minorenni tra i 13 e i 17 anni, evidenziatisi in contesti suprematisti, jihadisti, antagonisti e accelerazionisti. L’operazione, coordinata dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha interessato anche la Sardegna, dove le indagini erano già iniziate da tempo.

Nel dettaglio, l’intervento nel nord Sardegna è avvenuto su delega della Procura dei Minori di Sassari. Il 17enne perquisito risulta collegato, secondo le indagini, a un’inchiesta più ampia avviata nel 2023 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Cagliari, a carico di un 19enne arrestato lo scorso settembre dalla DIGOS di Cagliari. Quest’ultimo era accusato di arruolamento con finalità di terrorismo e di propaganda e istigazione all’odio etnico, nazionale, razziale e religioso.

Il giovane sassarese, in particolare, sarebbe emerso nel corso degli approfondimenti investigativi successivi all’arresto del 19enne, e sarebbe stato attivo in ambienti digitali legati alla diffusione di contenuti ideologici estremisti. Le forze dell’ordine, nel corso della perquisizione, hanno sequestrato dispositivi informatici che saranno ora sottoposti ad analisi approfondite per verificare la presenza di materiale di interesse investigativo.

L’episodio conferma come anche in Sardegna, così come nel resto del Paese, la radicalizzazione giovanile stia diventando un fenomeno preoccupante, facilitato dall’accesso incontrollato al web e all’ambiente dei social media. Nelle stesse ore, su delega della Procura minorile di Cagliari, due quindicenni residenti in provincia di Oristano sono stati oggetto di analoghe perquisizioni. I ragazzi erano collegati a un 14enne già perquisito ad aprile perché apparso su Facebook con il volto travisato e armi da taglio e da sparo (giocattolo), accompagnato da simboli suprematisti e riferimenti a noti attentatori.

In quella circostanza, erano stati sequestrati anche oggetti con simbologie neonaziste e una bandiera con la croce celtica, oltre a un fucile giocattolo modificato e privo di tappo rosso.

L’intera operazione della Polizia di Stato è stata svolta in collaborazione con le DIGOS locali, le Sezioni Operative per la Sicurezza Cibernetica e le procure minorili di tutta Italia. Ha messo in luce un dato allarmante: cresce il numero di minori coinvolti in attività ideologiche estremiste, spesso a causa di situazioni di disagio sociale, familiare o psicologico, e in un contesto dove il web rappresenta il principale veicolo di radicalizzazione.

Secondo i dati diffusi dalla Polizia, dal 2023 sono stati 107 i minori oggetto di indagini e perquisizioni per coinvolgimenti in contesti ideologici violenti, e ben 12 i casi in cui sono state applicate misure cautelari. La Sardegna, purtroppo, non fa eccezione.

L’accesso facilitato a contenuti estremisti, la creazione di identità alternative in ambienti virtuali, la fascinazione per la violenza e per l’estetica militare sono solo alcuni degli elementi comuni emersi dai profili analizzati. In molti casi, si è osservata una sovrapposizione tra ideologie suprematiste e jihadiste, in un ibrido definito dagli inquirenti “White Jihad”.

L’indagine conferma come anche la Sardegna non sia immune dalle minacce derivanti dalla radicalizzazione giovanile, e che serva un impegno sempre più forte da parte delle istituzioni, della scuola e delle famiglie per contrastare questo fenomeno complesso, che trova nella rete il suo principale alleato.