di Pier Luigi Piredda
Michele Pazienza non è più il tecnico della Torres. La società ha esonerato l’allenatore dopo l’ennesima sconfitta casalinga contro il Carpi. Una scelta difficile e dolorosa.
Una di quelle decisioni che mai la società avrebbe voluto prendere e che ha cercato di far slittare domenica dopo domenica, delusione dopo delusione, sconfitta dopo sconfitta. Ma alla fine i dirigenti non hanno avuto scelta. Anche perché la Torres è al penultimo posto in classifica e sarebbe stata ultima se il Rimini non fosse penalizzato.
Una situazione così complicata la dirigenza Abinsula non l’aveva mai affrontata da quando si è imbarcata nell’ambizioso progetto Torres. Stare immersi nelle sabbie mobili con solo la testa appena fuori per respirare non è una bella sensazione. Soprattutto dopo i tanti sacrifici e le tante speranze che erano state riposte nel nuovo progetto improntato sul ringiovanimento della rosa e l’affidamento delle ambizioni a un tecnico giovane in cerca di rilancio dopo due stagioni buie.
Purtroppo, dopo 12 giornate, il progetto è da rivedere visto che ha portato la miseria di 7 punti con una vittoria, 4 pareggi e ben 7 sconfitte.
Un ruolino di marcia da paura che non poteva che avere conseguenze nefaste per lo staff tecnico. Dispiace che sia finita così. Perché Michele Pazienza ci ha messo grandissimo impegno e soprattutto ci ha messo sempre la faccia fino all’ultimo. Ha provato di tutto, ma non è mai riuscito a dare alla squadra la scossa giusta. È vero che non è stato aiutato dalla fortuna, ma è anche vero che la fortuna è andato a cercarsela molto raramente. Basterebbe infatti guardare quante volte la squadra in queste 12 giornate ha tirato in porta per capire il motivo per cui la Torres si trova in fondo alla classifica. E se non si tira in porta, i gol non si possono fare e di conseguenza non si possono vincere le partite.
Certo si può recriminare sugli arbitraggi, sempre contro la Torres sia per quanto riguarda ammonizioni e espulsioni, sia per quanto riguarda i troppi rigori negati. Stesso discorso per alcune vergognose decisioni del Var, su tutte il clamoroso fallo di mano in area a Bra. Ma sono tutte argomentazioni che lasciano il tempo che trovano: quello che conta sono i punti e la Torres al momento ne ha appena 7.
La società ha cercato fino alla fine di tenere la barra dritta sulla rotta tracciata all’inizio della stagione. Ha resistito con coraggio e determinazione. Ha sopportato critiche pesantissime e ingiuste. Ha accettato tutto in silenzio. Facendo quadrato intorno al tecnico e alla squadra e dimostrando una grandissima maturità. Soprattutto, i dirigenti ci hanno sempre creduto. Fino a domenica pomeriggio quando l’ennesima sconfitta, più che immeritata a dire il vero, li ha costretti a prendere quella decisione drastica che avrebbero voluto evitare.
Ora arriva un periodo particolarmente delicato. La squadra è stata affidata temporaneamente a Marco Sanna, rossoblù fino al midollo e tecnico esperto che dovrà traghettare la Torres fino all’arrivo del nuovo allenatore. Marco è ottimo allenatore e in passato ha anche dimostrato di essere anche un buono psicologo e un motivatore: ciò che serve in questo momento.
Per il resto, qualche nome ci sarebbe già nel taccuino del direttore sportivo Andrea Colombino, ma bisognerà muoversi con grande circospezione per non sbagliare la scelta. Anche perché sarebbe il terzo tecnico a bilancio, dopo Greco (che stranamente non ha trovato alcun ingaggio nonostante gli ottimi campionati a Sassari e la cosa è davvero piuttosto strana…) e Pazienza.
La scorsa stagione, quando Greco era stato in bilico dopo una serie di sconfitte, era stato contattato l’esperto tecnico Bruno Caneo, uno degli allievi di Gasperini, allenatore di grande esperienza ma soprattutto sardo di Alghero che farebbe carte false per sedersi sulla panchina della Torres. Potrebbe essere un nome interessante, anche perché ha l’esperienza giusta per portare fuori dalle sabbie mobili una squadra con il morale sotto i tacchi.
Per il resto c’è soltanto da aspettare le decisioni della società e avere fiducia. Perché è troppo grande l’amore dei componenti di questo giovane gruppo dirigenziale per la Torres per pensare che non si impegneranno allo spasimo per riportarla in alto.
Per quanto riguarda la partita con il Carpi, bisogna riconoscere che la Torres ha giocato la più bella partita della stagione. Ed è un peccato che l’esonero del tecnico sia arrivato proprio dopo questa partita nella quale aveva finalmente schierato quella che è la squadra ideale. Una compagine che ha giocato alla grande nel primo tempo, pur non tirando mai pericolosamente verso la porta, e ci ha messo impegno e cuore fino al fischio finale dell’arbitro Picardi. Rivedibile soprattutto per la decisione sul rigore assegnato al Carpi e su quello, altrettanto evidentissimo e molto simile, non assegnato in precedenza alla Torres. Decisioni sulle quali c’è sempre incredibilmente lo zampino del Var, sul quale è meglio stendere un velo pietoso: giusto per ricordare le cappellate del Var è indimenticabile il fallo di mano in area con rigore negato alla Torres a Bra. Ecco su queste cose la società deve fare la voce grossa, ma molto molto grossa in Lega.
Contro il Carpi, il centrocampo di qualità con Mastinu e Carboni ispiratissimi, sostenuti da Giorico e Sala, ha fatto vedere alcune belle giocate. Triangolazioni veloci, apertura da una fascia all’altra e scambi di qualità negli spazi stretti hanno fatto ben sperare nei primi 45 minuti, anche se di tiri in porta neppure a parlarne, tranne un bel guizzo di Diakitè. Nel secondo tempo, la Torres ha continuato a macinare gioco, ma sempre senza mai impensierire il portiere avversario. Poi, i cambi un po’ inspiegabili di Giorico, Carboni e Mastinu e la qualità del gioco che è andata a farsi benedire. Quando invece, essendo sotto di un gol, le loro illuminazioni avrebbero potuto cambiare il risultato.
Nel finale si è assistito a una sorta di assalto senza capo né coda e soprattutto privo dell’incisività necessaria per raggiungere il pareggio.
E così alla fine la pazienza (con la p minuscola) è finita e la società ha deciso di sollevare dall’incarico di tecnico Michele Pazienza e tutto il suo staff: il vice Antonio la Porta e il preparatore atletico, anzi l’ottimo preparatore atletico Leandro Zoila. Perché bisogna riconoscere che la Torres di Pazienza non ha mai avuto un gioco organizzato, ma dal punto di vista fisico i giocatori hanno sempre mostrato di essere al top grazie proprio al lavoro del preparatore.
LE PAGELLE
ZACCAGNO 6,5: una grande parata e poi ordinaria amministrazione.
FABRIANI 5: a corrente alternata, ma si vede che non è sereno. Quando ha il pallone tra i piedi non vede l’ora di disfarsene e lo fa quasi sempre guardando indietro. Qualche buona progressione sulla fascia, ma molti passaggi sbagliati con la palla mandata in avanti giusto per liberarsene. Eppure ha grandi potenzialità
MERCADANTE 6,5: un guerriero. Non molla mai, non si risparmia, ha grinta e tanta voglia di risollevare le sorti della Torres. Bravo.
ANTONELLI 6: solito combattimento con gli attaccanti avversari e poi la consueta disponibilità in fase di impostazione. Ha fatto un solo errore, ma l’attaccante del Carpi ha calciato sul palo.
IDDA 6,5: un gladiatore, Non ha sbagliato un intervento, ha morsicato le caviglie degli attaccanti avversari non facendoli mai avvicinare all’area.
SALA 6,5: corre come un disperato da una parte all’altra del campo, combatte su ogni pallone e si arrende solo davanti alle pessime condizioni del campo che gli impediscono alcune belle giocate.
GIORICO 6: sta riacquistando la forma e di conseguenza le geometrie. Ha giostrato bene dietro Mastinu e Carboni e davanti alla difesa. In crescita.
CARBONI 6,5: cuore, grinta e tanta qualità. Più volte è andato a prendersi il pallone davanti alla difesa e con il suo sinistro magico ha sventagliato da una parte all’altra del campo con precisione. Non doveva essere sostituito perché stava ancora correndo tanto.
MASTINU 6,5: la qualità al servizio della squadra. Non è ancora al massimo della forma, ma quando tocca il pallone fa vedere soltanto belle giocate. Si è impegnato tantissimo, giocando con e per la squadra ed è uscito stremato.
DIAKITÈ 6: ha combattuto in tutte le zone del campo, ha avuto anche una bella occasione. Sta salendo di condizione e ha più fiducia nei suoi mezzi.
MUSSO 5,5: ha lottato come sempre, si è scontrato con i difensori avversari, ha toccato decine di palloni ma si è fatto tradire dalla troppa frenesia e dalla voglia di voler sfondare tutto pur non potendolo fare.
LUNGHI s.v.: non è riuscito a incidere nonostante ci abbia provato. Ha mostrato ancora una volta i suoi limiti in fase di conclusione.
DI STEFANO s.v.: ha qualità tecniche notevoli, ma non può pensare di poter fare tutto da solo. Si vede che ha voglia di giocare, ma non deve strafare perché così si perde.
BRENTAN s.v.: è entrato con la voglia di fare bene e in parte c’è riuscito. Deve giocare sempre.
PAZIENZA: lo salutiamo senza dargli un voto e con tanti rimpianti. È un buon tecnico, ha idee e ha anche l’umiltà necessaria. Gli manca però un fattore fondamentale per qualsiasi allenatore: la fortuna. A lui la fortuna gli ha proprio voltato le spalle. Rigori negati, espulsioni determinanti ai fini del risultato e infortuni pesanti come quelli di Zaccagno, Mastinu, Giorico e poi quelli di Zecca, Stivanello, Lattanzio e a singhiozzo di Di Stefano. Mazzate che lui ha sempre cercato di superare mettendoci la faccia, anche quando la squadra schierata in campo ha fornito prestazioni scabrose. Non si può negare che abbia fatto anche degli errori di valutazione e di modulo, ma è anche vero che ha provato di tutto e fatto giocare quasi tutti i giocatori della rosa. Non è riuscito a trovare il bandolo della matassa e a dare la svolta, ma si è impegnato allo spasimo per farlo, sostenuto dal suo vice La Porta e dal preparatore Zoila. Bisogna però riconoscergli che ha portato un’importante ventata di professionalità che sarà utile alla Torres nel futuro. Pazienza non meritava di finire la sua avventura sassarese con l’esonero, anche alla luce della buona prestazione della Torres schierata contro il Carpi. Una squadra che è stata un mix di qualità e potenza, di gioventù ed esperienza che avrebbe meritato almeno il pareggio. È stato fischiato, ma ha dimostrato di essere un uomo vero fino alla fine accompagnando la squadra sotto la curva dopo l’ennesima sconfitta e presentandosi in sala stampa per spiegare che la sconfitta non rifletteva il grande lavoro della squadra durante la settimana e il gioco prodotto in campo. Ora è finita. In bocca al lupo, Michele Pazienza.
