(Adnkronos) – Arresti domiciliari per l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro, indagato insieme ad altre 17 persone, per associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Lo ha disposto il gip, a due settimane, dall’interrogatorio preventivo, accogliendo la richiesta della Dda di Palermo.
Per Cuffaro niente braccialetto elettronico. Per il giudice la misura cautelare degli arresti domiciliari è sufficiente a garantire le esigenze cautelari. Non viene applicato il braccialetto elettronico “non emergendo particolari esigenze da imporre il costante monitoraggio“, ma viene imposto un “assoluto divieto di comunicazione così da escludere qualsiasi possibilità di mantenere contatti con altri coindagati o con soggetti terzi, comunque appartenenti alla pubblica amministrazione e all’imprenditoria”, si legge nella misura cautelare.
La Procura aveva inoltre chiesto il sequestro preventivo di 25mila euro a Salvatore Cuffaro ma il gip ha respinto questa richiesta, come si legge nell’ordinanza: “La mera consegna della somma di denaro da parte di Vetro a Cuffaro ‘sganciata’ da ulteriori elementi comprovanti l’esistenza di un pactum sceleris non può reputarsi prezzo dello stesso”. Quindi per il gip mancherebbero i gravi indizi.
Il gip di Palermo ha respinto invece la richiesta di arresti domiciliari, chiesti dalla Procura di Palermo, per il deputato di Noi Moderati Saverio Romano. Il parlamentare era stato ascoltato due settimane fa nel corso dell’interrogatorio preventivo respingendo tutte le accuse.
Arresti domiciliari anche per Roberto Colletti, ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia e Antonio Iacono. Per Vito Raso, ex braccio destro di Cuffaro, per il quale erano stati chiesti gli arresti, il gip ha invece deciso l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Per Mauro Marchese e Marco Dammone il gip ha deciso l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e la misura cautelare interdittiva del divieto, per un anno, di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche. Per gli altri indagati: Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Caltagirone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Sergio Mazzola, Carmelo Pace, capogruppo all’Assemblea regionale Siciliana della Democrazia Cristiana, Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino e Alessandro Vetro il gip ha respinto la richiesta di domiciliari e non ha applicato alcun provvedimento cautelare.
“Ancora non ho letto la misura, ho visto però che hanno riqualificato il reato per Cuffaro in traffico di influenza. Ma non conosco le motivazioni dell’ordinanza. Sono, comunque, conteno del fatto che, come dice il gip, non ci sono le esigenze cautelari nei miei confronti”. Così all’Adnkronos Saverio Romano.
“Con il ‘sistema’ gli indagati agivano per rafforzare le potenzialità del partito di nuova costituzione, individuando come strategia principale quella di condizionare l’andamento di appalti pubblici, e più in generale di procedure amministrative, tramite pubblici funzionari fidelizzati, operativi nei seguenti settori: i consorzi di Bonifica, anche grazie al ruolo di Dirigente Generale del Consorzio di per la Sicilia Occidentale ricoperto da Giovanni Giuseppe Tomasino, e la sanità pubblica, soprattutto nena città di Palermo – anche grazie all’appoggio fornito da Roberto Colletti, Direttore Generale di Villa Sofia-Cervello- nella città di Siracusa – ove è Direttore Generale dell’ ASP un altro soggetto molto vicino a Cuffaro”: così il gip di Palermo nella ordinanza cautelare nei confronti di Cuffaro.
Cuffaro, “con pervicacia e spregiudicatezza, ha sistematicamente “sfruttato” il “potere politico” da più parti riconosciutogli e approfittato delle conoscenze dirette esistenti con pubblici ufficiali, dallo stesso reputati “influenzabili” in ragione del supporto politico garantito, per assecondare e favorire le richieste avanzate da privati, concludendo accordi illeciti, con grave compromissione dell’interesse pubblico”, scrive ancora nella ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari il gip.
L’ex governatore “in diverse occasioni” veniva intercettato mentre “offriva” la propria intermediazione illecita anche per condizionare gare indette anche da ASP e Aziende Ospedaliere”, si legge ancora.
Davanti al gip di Palermo Cuffaro, durante l’interrogatorio preventivo, si era avvalso della facoltà di non rispondere, ma aveva reso dichiarazioni spontanee. E in quella occasione, come si legge nella misura cautelare che ha portato Cuffaro agli arresti domiciliari, aveva ammesso “qualche errore”, specificando, però, che Antonio Iacono (il manager della Sanità finito pure ai domiciliari) è stato avvantaggiato per il suo tramite, né ha chiesto di avere dei benefici”. Poi avea anche detto di “conoscere Roberto Colletti (anche lui ai domiciliari ndr) da cinquantasette anni, come amico di famiglia; di aver già in passato “consigliato” al presidente della Regione di “poterlo utilizzare per essere tra quelli che potevano dare un contributo nella gestione della sanità”, e di aver, “anche questa volta”, consigliato la sua nomina, precisando che egli “usciva da Direttore generale della più grande azienda siciliana, che era il Civico, dove aveva fatto benissimo, e nelle graduatorie di Direttore generale era tra gli undici migliori”, quindi, nominato “commissario a Villa Sofia”, aveva avuto una “sorta di retrocessione, non di avanzamento”, e che “per di più tutti i commissari [ … ] dopo un anno sono stati trasformati in Direttori generali ed è stata la stessa sorte che ha avuto il dottor Colletti”.
Poi Cuffaro, come si legge nella ordinanza, ha chiarito che il concorso non era “aperto a tutti”, ma era un “concorso di persone che già lavoravano perché erano tutti quelli che erano entrati per la vicenda Covid ed era un concorso per la stabilizzazione e quindi nessuno di quelli che ha partecipato è rimasto fuori ma sono entrati tutti”. Il pubblico ministero ha insistito nella richiesta cautelare, precisando che, con riferimento alla misura cautelare degli arresti domiciliari, “devono ritenersi richieste anche le prescrizioni di cui all’art. 284, comma 2, c.p.p. (divieto di comunicazione)”.
Inoltre l’ex presidente della Regione siciliana “ha spiegato di aver ritenuto di doversi avvalere della facoltà di non rispondere per potersi adeguatamente difendere, leggendo le risultanze investigative e ascoltando le registrazioni, poiché non si “ritrova” e non si “riconosce” in alcune delle trascrizioni, tra cui quella relativa alla conversazione avvenuta con l’imprenditore Alessandro Vetro, per la quale la sua Difesa ha dato incarico al perito”: così la gip di Palermo nella misura cautelare che ha portato ai domiciliari di Cuffaro. “Ha escluso di aver fatto pervenire delle somme a Tomasino per il tramite di Carmelo Pace (deputato regionale Dc ndr) – si legge nell’ordinanza – ha sottolineato che Alessandro Vetro non aveva partecipato a nessuna gara e che “quando partecipò a una gara fu abbondantemente escluso””. Poi ha spiegato che “il suo intervento per la Dussmann non era finalizzato “a far vincere tale ditta nella gara”, ma a “raccogliere e trasferire” le “preoccupazioni” dei rappresentanti dell’azienda che “ritenevano che nel passato” erano “stati ingiustamente danneggiati dal precedente Direttore generale nella gara che avevano già vinto e che stavano portando avanti”. In ogni caso, era ed è “sempre rimasto totalmente disinteressato al tema dei subappalti per quella gara” oggetto di imputazione”.
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