Porto Torres. Domenica 20 dicembre, ore 10, Piazza Umberto I. Non sarà soltanto una corsa, ma una mattinata in cui lo sport diventa un linguaggio comune, capace di unire persone, storie e fragilità diverse. È questo lo spirito della Corsa di Natale, organizzata dal Progetto Filippide Sardegna in collaborazione con il Comune di Porto Torres.
Il percorso è semplice e cittadino, un circuito di tre chilometri con partenza e arrivo nel cuore della città: Corso Vittorio Emanuele, la svolta in via Mare, di nuovo il corso, poi via Eleonora d’Arborea e via Sassari, prima di tornare in piazza. Un tracciato alla portata di tutti, pensato per essere condiviso.
Il Progetto Filippide è una realtà che da anni lavora con persone con autismo e disabilità intellettive e relazionali, utilizzando lo sport – e in particolare la corsa – come strumento educativo, terapeutico e di integrazione. È un’associazione sportiva dilettantistica affiliata alla Fisdir, nata a Roma vent’anni fa e attiva in Sardegna dal 2006, con sezioni autonome diffuse in tutta Italia.
A Porto Torres gli allenamenti si svolgono al campo comunale e per le vie della città. Gli atleti corrono, lavorano sul potenziamento muscolare, sulla postura, sulla respirazione. Ogni seduta è costruita su misura: chi ha già acquisito i fondamentali affronta il lavoro di fondo o le ripetute, chi è all’inizio segue un percorso graduale per imparare a muoversi in modo corretto. Accanto a ciascun atleta c’è sempre un operatore, in un rapporto uno a uno che richiede competenze sportive ma anche, e soprattutto, umane.
Il lavoro non si ferma al campo. Anche gesti apparentemente semplici – cambiarsi, fare la doccia, rispettare i tempi – diventano parte del percorso di crescita. È lì che lo sport smette di essere solo attività fisica e diventa educazione all’autonomia.
Le gare rappresentano il momento culminante. Il Progetto Filippide Sardegna partecipa ad almeno una manifestazione al mese: la competizione è il banco di prova in cui gli atleti mettono in pratica quanto appreso, affrontano l’ansia, la fatica, il confronto. In gara, però, accade qualcosa di speciale: le etichette cadono. Non c’è più l’atleta “disabile”, ma semplicemente un corridore tra gli altri, accanto al giovane alle prime esperienze, all’agonista esperto, alla madre di famiglia, all’anziano appassionato.
Lo stesso spirito anima le trasferte, spesso di più giorni, in tutta Italia: Roma, Formia, Viareggio, gli appuntamenti nazionali come la Run for Autism. Lontano da casa, senza i genitori, gli atleti imparano a gestirsi, a condividere spazi e tempi, a confrontarsi con situazioni nuove. Sono esperienze che rafforzano il gruppo e costruiscono legami profondi, tra atleti e operatori, ben oltre la gara.
La Corsa di Natale di Porto Torres nasce dentro questo percorso. È una corsa, certo, ma soprattutto un invito alla città: partecipare, correre insieme, riconoscersi uguali. Perché, come dimostra il Progetto Filippide, a volte basta un traguardo condiviso per sentirsi parte della stessa comunità.
