Sassari. In via Cesare Pavese, platea gremita. Classi della seconda media. Stavolta si parla di sport e di emozioni. “Una cosa che si prova”, “Una sensazione”, “Essere allegri, tristi, arrabbiati”. Concetti talmente semplici da essere profondi. Salvatore Erittu si cala subito nella dimensione che appartiene ai ragazzi. Parla loro di contesto sociale. Della scuola che sviluppa le cosiddette capacità cognitive, capacità emotive (relazioni e reazioni), capacità educative: regole che costruiscono persone migliori. Vale per la scuola, e per lo sport. Pugili forti? Sì, ma serve anche essere intelligenti. “Se potessi scegliere due super poteri, scegliereste forza o intelligenza?”. Alcune ragazze e ragazzi scelgono la forza. Erittu chiede ai ragazzi e alle ragazze di esprimere, battendo la timidezza, la loro idea. Qualcuno non si esprime. Questo è il punto: sviluppare intelligenza educativa, fondamentale anche per lo sportivo. Sacrificarsi, credere in quel che si fa. Nello sport serve abnegazione. Così come a scuola. “Io non mi applicavo nello studio, e non amavo fare addominali e correre. Gli incontri servono a cambiare la nostra vita. E a volte ci convincono a essere realmente così”.

Essere ignoranti, nel senso di ignorare il sapere, significa smettere di sognare. Serve coltivare ideali. Poi chiede ai giovani interlocutori di stabilire una connessione fra il termine ideale e lo smartphone. Le risposte sono varie, pragmatiche e sincere. “Vorrei che voi foste uno strumento per gli altri: ma serve rompere alcune convinzioni, e preservare gli ideali. La felicità è vostra, non è degli altri: scegliete al meglio, vivete una vita normale. Selezionate frequentazioni e stile di vita. Divertitevi, condividete, scambiate” dice il pugile, puntando poi l’attenzione sul tema dell’uso dello smartphone e dei dispositivi, che se eccessivo diventa pericoloso. Dalle parole alla pratica, momenti ludici che però danno la percezione dei possibili danni che un utilizzo inconsapevole può creare.